{"id":20934,"date":"2010-03-09T07:10:10","date_gmt":"2010-03-09T07:10:10","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-04-05T06:44:47","modified_gmt":"2010-04-05T06:44:47","slug":"beni-archeologici-come-comunicarli","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/beni-archeologici-come-comunicarli\/","title":{"rendered":"Beni archeologici: come comunicarli?"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Grande Museo o grande progetto culturale? –<\/strong> Come coniugare una comunicazione moderna ed adeguata con il valore storico dei beni archeologici? Come può un museo territoriale dialogare e mettersi in rapporto con il grande pubblico? Quale è il reale grado di coinvolgimento della cultura nella città? Queste e molte altre sono state le domande messe al centro della giornata di studi intitolata "Comunicare i Beni Archeologici" <\/strong>organizzata dalla Società Gallaratese per gli Studi Patri, <\/strong>sabato 6 marzo 2010. Tanti i relatori che hanno portato le proprie esperienze e ancor più numeroso il pubblico presente, fatto anche da studenti degli Istituti medi superiori.<\/p>\n Comunicazione si, comunicazione no –<\/strong> "Il problema della comunicazione dipende da tutti gli interlocutori. Non è <\/p>\n più possibile rimandare e sottovalutare l'investimento in questo settore o accusare il pubblico di non essere adeguatamente informato. Il lavoro di avvicinamento e di conoscenza deve essere intrapreso e portato avanti in entrambi i sensi. Tuttavia non va dimenticato che l'informatica e il virtuale non sono degli stupidi totem della contemporaneità, nè la panacea contro tutti i mali". Sono le parole di Piermichele Miano <\/strong>che, ad apertura convegno, ha sottolineato l'urgenza per i beni archeologici di non restare un comparto culturale "vano e grinzoso che non arriva ai giovani, ma di puntare all'aggiornamento, al confronto, alla divulgazione che non è necessariamente abbassamento del rigore scientifico". "In questa rassegna di Filosofarti dedicata a Kronos<\/strong>, al tempo – ha proseguito Matteo Scaltritti – <\/strong>la giornata di studi vuole portare un ulteriore contributo che, dal passato, si proietta verso il futuro e dai beni archeologici intende partire, guardando alle più sofisticate ed aggiornate modalità di comunicazione e di relazione con il pubblico". L'archeologia esce quindi allo scoperto portando con sè un immenso ed inestimabile bagaglio di conoscenze, competenze e cognizioni scientifiche. E la linea di partenza è ancora una volta il Museo.<\/strong><\/p>\n Dal patrimonio archeologico lombardo alla fruizione in Canton Ticino – Barbara Grassi<\/strong> ha portato a conoscenza del pubblico gli aggiornamenti riguardanti il sito di Castelseprio, tra manutenzione e valorizzazione studiati ed affrontati da Marina De Marchi.<\/strong> "Il nuovo allestimento del Museo di Angera: criteri metodologici e strumenti" è stato invece il titolo dell'intervento di Serena Massa <\/strong>e Paola Melis. <\/strong>Illuminante anche l'intervento di Monica Abbiati:<\/strong> "Scavi, resti, avanzi, rovine. Percorsi di valorizzazione per i beni archeologici lombardi", durante il quale, la studiosa si è domandata se possano davvero far bene alla valorizzazione e alla tutela dei beni archeologici termini come rovina, avanzo, resto di, che <\/p>\n popolano le insegne turistiche e i cartelloni di informazioni stradali e che fanno più pensare ai relitti abbandonati piuttosto che al patrimonio d'arte.<\/p>\n Il Museo al centro della svolta –<\/strong> Due eclatanti esempi di museologia sono stati presentati negli interventi di Paolo Lampugnani<\/strong>: "Nuovi allestimenti museali nel Piemonte occidentale" e di Angela Guglielmetti<\/strong>: "Valorizzazione e promozione: i casi del centro visitatori di Tornavento e dell'area di San Gallo a Vergiate" che hanno affrontato alcune delle sfide più recenti riguardanti il rapporto del grande pubblico con i musei. È possibile ipotizzare e realizzare allestimenti che oltre a trasmettere informazioni, comunichino un'esperienza di coinvolgimento e, perchè no, un'emozione positiva? All'estero lo chiamano eduteinement <\/em>(educazione-intrattenimento), una sorta di educazione leggera, non pedante ma coinvolgente. Quì da noi qualche buon esempio ha già preso piede. Staremo a vedere i prossimi sviluppi.