{"id":21105,"date":"2010-03-25T13:13:03","date_gmt":"2010-03-25T13:13:03","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-04-02T07:11:58","modified_gmt":"2010-04-02T07:11:58","slug":"sacro-monte-di-varese-non-si-fa-nulla-senza-conoscenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/sacro-monte-di-varese-non-si-fa-nulla-senza-conoscenza\/","title":{"rendered":"“Sacro Monte di Varese? Non si fa nulla senza conoscenza”"},"content":{"rendered":"
Sergio Redaelli, 59 anni, di Milano<\/strong>, giornalista dal 1975, ha lavorato nei quotidiani L'Avvenire, La Notte, L'Indipendente, Il Giorno e in riviste del settore enogastronomico. Collabora con Il Sole 24 Ore Business Media, Gruner & Jahr Mondadori. Ha pubblicato Tra le vigne e i castelli dell'Oltrepo Pavese<\/em> con Franco Rota, Laura Mantegazza la garibaldina senza fucile<\/em> con Rosa Teruzzi, Quando a Varese c'era il vino, Varese golosa<\/em>, la guida enogastronomica Varesotto da gustare (primo censimento di 350 produttori tipici della provincia), la Guida della Costa Fiorita del lago Maggiore, <\/em>la Guida del Sacro Monte di Varese<\/em> (3 edizioni, 70 mila copie) e si occupa del sito www.sacromontevarese.net. <\/p>\n Tutti gli attori del caso – <\/strong>Con Sergio Redaelli<\/strong>, prolifico autore di saggi e volumi dedicati al nostro Sacro Monte e alle ricchezze enogastronomiche, oltrechè culturali del varesotto, affrontiamo alcuni dei temi più attuali riguardanti la vetta sacra di Varese. Partiamo dallo status quaestionis<\/em>, attraverso la testimonianza di diverse voci. Recentemente in un'iniziativa pubblica, ospitata alle Ville Ponti, Marco Magnifico, direttore del FAI<\/strong>, non ha usato mezzi termini per stigmatizzare un fatto: il Sacro Monte di Varese è poco conosciuto e frequentato. Gli stessi Varesini ci vanno per pregare o per fare footing ma tutto questo non basta. Sulla stessa onda, qualche mese fa, nel nostro "Meglio-peggio 2009<\/strong>", la rubrica che pubblichiamo ogni fine anno sul portale, è stato sottolineato come il Sacro Monte sia il monumento più importante di Varese; l'Unesco si è accorta che è un gioiello, Varese – forse – ancora no. Redaelli, lei che cosa ne pensa di queste recenti dichiarazioni? <\/strong><\/p>\n "Credo che Marco Magnifico<\/strong> abbia ragione nell'aver puntato l'indice su queste problematiche: non dobbiamo aspirare a fare del Sacro Monte di Varese<\/strong> una sorta di Colosseo che ogni anno è in grado di far staccare qualcosa come 5 milioni di biglietti all'anno. Vero è che una migliore gestione turistica ed una proposta meglio organizzata del patrimonio, potrebbero contribuire a rendere meglio accessibile e conosciuto il sito che è, non dimentichiamolo, patrimonio Unesco.<\/p>\n "Passiamo all'analisi del sito:<\/strong> il borgo di Santa Maria del Monte è un ex comune autonomo che, a ben vedere, ha <\/p>\n tutti i problemi della città, il traffico, i parcheggi, i servizi pubblici, l'ospitalità. Questa particolarità è stata messa in evidenza anche sul vostro sito sacromontevarese.net. Recentemente il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale, Claudio Merletti ha espresso l'intenzione di "obbligare" tutte le scuole della provincia di Varese a fare almeno una gita all'anno al Sacro Monte. Dunque la conoscenza passa anche attraverso il compito informativo, ma soprattutto educativo, della scuola. Lei che cose ne pensa?"<\/strong> "Lei spesso si è occupato di turismo nella nostra città (e al Sacro Monte) <\/strong>e, a tal proposito, ha pubblicato numerosi contributi. Che ne sarà di questo comparto ora che la crisi ha intaccato l'identità industriale del nostro territorio? Proviamo a tracciare anche un profilo del cosiddetto turismo culturale-religioso sulle pendici del Sacro Monte.<\/strong> Di tutto questo e di molto altro ancora, abbiamo discusso con Sergio Redaelli <\/strong>che ci ha svelato anche le news riguardanti il 'neonato emporio' del Sacro Monte, una realtà che promette di diventare punto di riferimento e di aggregazione. Il progetto è decollato, ora occorre farlo vivere e, per questo, si cercano menti illuminate e disposte al confronto.
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"Credo che sia fondamentale partire dalla formazione; cominciamo dai giovani. Solo puntando ad una vera conoscenza e divulgazione, potremo affrontare anche tutti quegli annosi problemi che da anni interessano il sito sacromontino. Mi riferisco in primo luogo alla problematica dell'accessibilità e della gestione del traffico sulle pendici del monte". <\/p>\n
"Certamente non possiamo dimenticare le grandi figure di Paolo VI e di Mons. Pasquale Macchi <\/strong>come grande e illuminato mecenate. Né tralasciare la Casa-Museo di Lodovico Pogliaghi – <\/strong>attualmente bisognosa di un serio e complesso intervento di restauro e di riqualificazione – o lo straordinario valore ambientale del sito con i suoi percorsi naturalistici. Occorre far sentire e far partecipare tutte le realtà che gravitano attorno alla cima sacra, facendo interloquire tutti i protagonisti".<\/p>\n