{"id":21255,"date":"2010-04-13T09:50:08","date_gmt":"2010-04-13T09:50:08","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-04-16T07:17:06","modified_gmt":"2010-04-16T07:17:06","slug":"ulisse-che-non-trova-l-itaca-perduta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/ulisse-che-non-trova-l-itaca-perduta\/","title":{"rendered":"Ulisse che non trova l’Itaca perduta"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Lo stile è inconfondibile: masse scultoree e corpi monumentali tagliano l'aria e lo spazio circostante. <\/strong>La scultura si alimenta della linfa classica, che tuttavia non è nostalgia per il passato, ma bellezza, immaginazione, armonia. Ulisse rema, puntando verso l'amata patria, verso la dimora, perchè come avrebbe scritto Leonardo da Vinci:<\/strong> "Muovesi l'amante per la cos'amata come il senso e la sensibile e con seco s'unisce e fassi una cosa medesima. L'opera è la prima cosa che nasce dall'unione. Quando l'amante è giunto all'amato, lì si riposa. Quando il peso è posato, lì si riposa". E giusto il riposo è negato alla scultura di Paolo Borghi, <\/strong>collocata nel parco di Villa <\/strong>– o Castello, come qualcuno la chiama – Ponzoni di Malnate. <\/strong>L'opera, "direzionata", orientata verso una direttrice, così come avviene in molte altre dell'autore, è sfregiata dall'incuria e ricoperta da scritte e tags di writers.<\/p>\n Il bisogno stupido ed inutile di lasciare la propria firma, il proprio "sono passato da quì" sfigura la superficie della <\/p>\n scultura, nasconde e cancella la massa immobile, la forma coagulata. Ulisse, la sua casa e i suoi affetti sono inquinati da ingombri fatti di scritte e firme, segni che negano all'opera l'urto spaziale, la classicità e, in un certo senso, l'immortalità. Il ritorno a casa è ancora più lontano, e il viaggio è fiaccato dall'intromissione della superbia e dell'arroganza di chi, incapace di osservare, guardare e stupirsi, pensa di essere autorizzato a lasciare il proprio nome sulla superficie. I veri writers rispettano l'arte e non "taggherebbero" mai sopra statue, opere d'arte o monumenti. L'Ulisse di Paolo Borghi<\/strong> è – per il momento – ammutolito, allontanato com'è dal suo sogno ellenico, dal teatro scavato e plasmato dalla poesia, dalla grecità che, passata da Bernini, Canova, De Chirico, vorrebbe giungere sino a noi.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" L'opera sfregiata Lo stile è inconfondibile: masse scultoree e corpi monumentali tagliano l'aria e lo spazio circostante. La scultura si alimenta della linfa classica, che tuttavia non è nostalgia per il passato, ma bellezza, immaginazione, armonia. Ulisse rema, puntando verso l'amata patria, verso la dimora, perchè come avrebbe scritto Leonardo da Vinci: "Muovesi l'amante per […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":21256,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[229,17,51],"tags":[],"yoast_head":"\n