{"id":21275,"date":"2010-04-14T14:34:23","date_gmt":"2010-04-14T14:34:23","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-04-16T07:21:04","modified_gmt":"2010-04-16T07:21:04","slug":"milano-viola-ma-non-se-ne-accorge","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/milano-viola-ma-non-se-ne-accorge\/","title":{"rendered":"Milano \u00e8 Viola, ma non se ne accorge"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Invisibile – Bill Viola, videoartista americano<\/strong>, classe 1951, attivo a Firenze alla fine degli anni '70, in seguito a svariate incursioni in territorio italiano – solo per ricordarne una, l'ampia mostra monografica "Bill Viola. Visioni Interiori<\/strong>" tenutasi a Roma a Palazzo delle Esposizioni dal 21 ottobre 2008 al 6 gennaio 2009 – approda finalmente a Milano, ma che cosa succede? Nessuno sembra accorgersene. I due video dell'artista, uno dei principali esponenti dell'arte sacra contemporanea, situati in altrettante ubicazioni, uno alla Pinacoteca di Brera<\/strong>, all'interno della riallestita cappella di Mocchirolo <\/strong>con affreschi trecenteschi attribuiti a Giovanni da Milano, l'altro nell'adiacente chiesa di San Marco<\/strong>, sembrano quasi invisibili.<\/p>\n La grandiosità del deserto –<\/strong> Il primo, Déserts<\/em>, realizzato <\/p>\n nel 1994 a completamento visivo del brano di Edgard Varèse <\/strong>eseguito dall'orchestra Ensemble Moderne si riallaccia all'esposizione "Fuoco", attualmente visitabile a Palazzo Reale. In esso, immagini aride, desolate ma altrettanto grandiose – terre sgretolate e in secca, monti, fulmini, ma anche una stanza abitata da un uomo, accompagnato solo da una brocca e un bicchiere d'acqua che silenziosi si schiantano al suolo – mettono l'osservatore di fronte alla propria condizione di solitudine esistenziale: se Dio è morto, Bill Viola rappresenta esattamente queste parole<\/strong> e a noi non resta che guardare, anzi, contemplare.<\/p>\n La strada –<\/strong> The Path<\/em> (2002) invece, indicativamente intitolato Il cammino,<\/em> è un trittico che dialoga attivamente <\/p>\n con i rilievi marmorei medievali posti sulle pareti della cappella del transetto di San Marco, e si propone di mettere in scena il cammino dell'uomo in seguito alla morte: una passeggiata quotidiana, immersa nel silenzio di un ambiente naturale possente e allo stesso tempo accogliente, dove ognuno è libero dai vincoli materiali della vita terrena e può infine dedicarsi ad un'esistenza eterna e spirituale.<\/p>\n Il confronto tra arte sacra tradizionale e contemporanea<\/strong>, ricercato in questi due casi e finalizzato ad attivare un meccanismo di continuità tra passato e presente, non genera una situazione inedita: sempre nella città meneghina infatti, e più precisamente presso la Chiesa Rossa<\/strong>, è presente da tempo un'installazione di Dan Flavin<\/strong>, mentre nella chiesa di San Fedele<\/strong> campeggia l'opera ceramica di Lucio Fontana.<\/strong> Come spiegarsi allora questo alone di indifferenza? Perché a Brera le guide, durante le loro spiegazioni, fanno riferimento solo agli affreschi, tralasciando completamente l'opera di Viola? E allo stesso modo per quale motivo presso San Marco il fruitore è completamente abbandonato a sé stesso, senza alcuna segnalazione di sorta, né all'esterno, né all'interno della chiesa? <\/p>\n Non è del tutto comprensibile<\/strong> il motivo di una tale <\/p>\n mancanza di strumenti, e non si può pensare che il fedele occasionale riesca a comprendere, privato di tutti gli strumenti didattici basilari, quali didascalie, fogli illustrativi,… la presenza di un video postmoderno in una cappella storica. Creare un circuito contemporaneo di installazioni satellite rispetto a mostre ed eventi è un'iniziativa estremamente utile, soprattutto in una città all'avanguardia come Milano, pensata per essere in continuo fermento. È solo grazie ad occasioni come questa che si concede la possibilità, a turisti o milanesi di nascita, di riagganciare uno stretto rapporto con il territorio, ma è anche necessario che si provveda a un'operazione di valorizzazione accurata e volta a sensibilizzare e non, al contrario, a dissolversi nell'ombra. Per ora Milano è Viola ma non se ne accorge. Speriamo lo faccia al più presto.<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" L'installazione di Viola a Brera Invisibile – Bill Viola, videoartista americano, classe 1951, attivo a Firenze alla fine degli anni '70, in seguito a svariate incursioni in territorio italiano – solo per ricordarne una, l'ampia mostra monografica "Bill Viola. Visioni Interiori" tenutasi a Roma a Palazzo delle Esposizioni dal 21 ottobre 2008 al 6 gennaio 2009 […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":21276,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[229,45,64,14],"tags":[],"yoast_head":"\n