{"id":21503,"date":"2010-05-07T04:32:25","date_gmt":"2010-05-07T04:32:25","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-05-07T07:39:37","modified_gmt":"2010-05-07T07:39:37","slug":"esplodono-i-colori-del-nuovo-futurismo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/esplodono-i-colori-del-nuovo-futurismo\/","title":{"rendered":"Esplodono i colori del Nuovo Futurismo"},"content":{"rendered":"
Colori e luci in libertà –<\/strong> Nelle sale della Fondazione Bandera<\/strong>, sfilano le opere del Nuovo Futurismo<\/strong>. Il colore, le luci e i materiali, raccontano quell'arte scanzonata che ritaglia la sua epoca negli anni ‘80. Undici gli artisti che il gallerista Luciano Inga Pin<\/strong> (scomparso circa un anno fa) riunì in questo brillante e ironico gruppo contraddistinto dalla voglia di non prendersi troppo sul serio nel raccontare d'edonismo metropolitano della cosiddetta Milano da bere di quegli anni. Ricordiamo che risale proprio a questo periodo (in particolare tra il 1984 e 1985) il famoso "Hip Hop", orologio in gomma colorato che comparve al polso di un'intera generazione. <\/p>\n Il palazzo di via Costa, fino il 30 maggio, propone dunque un festival del colore e della fantasia<\/strong> che prende forma nei diversi linguaggi espressivi e nei nuovi materiali del progresso tecnologico. Poliesteri, perspex, resine sintetiche che ben si prestano a un cromatismo acceso e brillante. Andiamo a visitare la mostra accompagnati da una guida speciale, il critico d'arte Ettore Ceriani <\/strong>che riveste anche l'incarico di consigliere della Fondazione Bandera. "Inga Pin – esordisce Ceriani – aveva riscontrato in questi artisti un approccio all'arte nuovo, legato al clima di quel periodo. Interpretavano la vita come qualcosa di divertente, allegro, dove non mancavano riferimenti anche ai piccoli piaceri materiali. E questi pittori lo fanno, esprimendosi con esplosioni di colori e di forme. Noto la traccia che hanno lasciato in quello che si chiama il "Nuovo modernismo o Modernità" e quanto il tentativo di portare l'arte anche su un piano di scherzo, (come volersi staccare nettamente da quella che è la brutta realtà di un momento), sia ancora valida. Molti altri artisti, infatti, hanno preso spunto e stanno imponendo un nuovo modo di affrontare l'arte".<\/p>\n "Lei parlava di colore. Ed è proprio questo festival di cromie spalmate nei vari materiali che colpisce soprattutto nella sala al piano terra dove, pare di entrare in un mondo irreale, uscito dalla fantasia dei bambini. Una sorta di paese dei balocchi…"<\/strong> "C'è da perdere la testa tra tutte queste creazioni che riescono, stanza dopo stanza, a stupire e a mio giudizio a trasmettere allegria. Una squadra a cui appartengono nomi eccellenti come Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Gianni Cella, Andrea Crosa, Innocente, Battista Luraschi, Luciano Palmieri – Plumcakee, Umberto Postal… Tra questi anche Marco Lodola, forse il più noto, presente all'ultima biennale di Venezia. Se dovesse scegliere un artista o un'opera, a chi darebbe la sua preferenza?<\/strong>" "Tornando all'esposizione, tutto questo insieme di forme, colori, linguaggi diversi certo, non sarà stato facile allestimento…<\/strong>" La mostra è accompagnata da un catalogo (edito dalla Fondazione Bandera) che raccoglie, oltre ai testi critici, le immagini delle opere esposte in mostra.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Ettore Ceriani Colori e luci in libertà – Nelle sale della Fondazione Bandera, sfilano le opere del Nuovo Futurismo. Il colore, le luci e i materiali, raccontano quell'arte scanzonata che ritaglia la sua epoca negli anni ‘80. Undici gli artisti che il gallerista Luciano Inga Pin (scomparso circa un anno fa) riunì in questo brillante […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":21504,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[37,230,64,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
"In questa mostra c'è molta ironia – continua Ceriani – dovrebbe essere visitata dalle famiglie perché nascerebbe un confronto piuttosto dibattuto. E' un tipo di arte che piace ai bambini, infatti, ha dentro quel po' di ingenuità che è tipica degli artisti. Del resto anche i più grandi maestri (anche lo stesso Picasso) hanno guardato con gli occhi dei bambini, con quella caratteristica purezza, proprio per vedere cose che agli adulti possono sfuggire. La mostra va vista con questo sguardo e con la mente sgombra dai soliti canoni con cui si visita un'esposizione: il quadro con il bel paesaggio, la sua cornice… No. Bisogna pensare alla giocosità dei bimbi, calarsi in quella realtà, percepire la voglia di divertirsi di quegli anni e di sorridere anche di fronte ai guai che, nel corso della vita, possono capitare".<\/p>\n
"E' una domanda impertinente….- lamenta il nostro illustre accompagnatore – Nel corso degli anni, durante la mia carriere di appassionato e di critico d'arte, devo dire che il mio sentire, i miei gusti, sono cambiati e sicuramente ancora cambieranno. Inizialmente mi piaceva il figurativo, poi sono passato ad apprezzare l'informale. Adesso mi piacciono le cose ordinate come l'astrattismo geometrico. Rispondendo alla domanda, qui dentro vedo bene le opere di Luraschi che riconducono a questo tipo di arte. Adesso. Magari tra 10 anni, sceglierei qualcos'altro. L'arte è bella perché ha la capacità di sorprendere. Ogni volta che si guarda un quadro c'è sempre una riscoperta, non solo del contenuto ma, anche di sé stessi".<\/p>\n
"No, quando ci sono molti colori il rischio di sbagliare, è alto. Noi siamo stati facilitati dall'aiuto di Renato Barilli,uno dei più autorevoli e famosi critici d'arte che ha seguito personalmente i lavori: dal contatto con gli artisti all'allestimento".
A lui il merito di aver riunito a Busto Arsizio, a distanza di 20 anni , quello straordinario gruppo per raccontarne la poetica, il gioco e quella voglia di non prendersi sul serio, saper sorridere e, soprattutto, far sorridere…..<\/p>\n