{"id":22740,"date":"2010-09-30T11:34:28","date_gmt":"2010-09-30T11:34:28","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-10-01T08:20:01","modified_gmt":"2010-10-01T08:20:01","slug":"l-architettura-tra-funghetti-e-pasticcini","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-architettura-tra-funghetti-e-pasticcini\/","title":{"rendered":"L\u2019architettura tra funghetti e pasticcini"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Dal contributo al progetto – L'architetto Matteo Sacchetti<\/strong> passa in rassegna le ragioni della preziosità di contributi scientifici che Varese sta ricevendo da tempo. Contributi che, in massima parte, provengono da docenti, ricercatori e giovani allievi di centri di studio ed Atenei di prestigio: si vedano l'Accademia di Mendrisio e il Politecnico di Milano.<\/p>\n "La conoscenza è la base di partenza per qualsiasi azione sul territorio –<\/strong> precisa Sacchetti<\/strong> – Ancora oggi Varese sconta le tristi conseguenze di interventi disastrosi sorti come funghi, come micosi spontanee". La città, dunque, aggredita da costruzioni sbagliate, ingorghi perenni di traffico che, come vibrioni patogeni, ne minacciano l'integrità e la salute. "La qualità architettonica migliora la nostra qualità di vita. Purtroppo è ancora molto radicata l'idea che il bello o il "ben costruito" appartengano solo a realizzazioni di un secolo o due secoli fa. Mi sembra, invece, che la bellezza e la funzionalità – in una parola, l'ottima riuscita – di un'architettura siano possibili, ed anzi fortemente auspicabili, ancora oggi".<\/p>\n La buona architettura regala buona qualità di vita.<\/strong> Ma la "sindrome dei pasticcini" (citata di recente da Caterina Carletti<\/strong> intervistata da Matteo Inzaghi<\/strong>) non permette una fattiva collaborazione ed unione di intenti, progetti, idee, non permette, in buona sostanza, di pensare e di realizzare un'unica, grande torta. "Non vorrei mai – precisa Sacchetti – che l'ansia da prestazione, l'ansia di essere necessariamente i primi, <\/p>\n alla fine ci faccia arrivare ultimi ed isolati. Lo studio che il Politecnico di Milano ha condotto su Villa Mylius, guidati dal Professor Maurizio Boriani, è innanzitutto un lavoro di équipe. Varese conta gravissimi incomodi ed errori a livello di gestione del centro storico". Già, ma che cosa si intende per centro storico? <\/p>\n Secondo la completa analisi di Nicola Grasso<\/strong>, il centro storico può ben dirsi "ambiente dell'uomo", un luogo abitato che si caratterizza per il fatto di distinguersi dal resto dell'agglomerato urbano perché in possesso di caratteri dell'individualità storica tali da costituire un unicum<\/em>; esso è "qualcosa che va oltre l'ambiente", non costituisce oggetto di conservazione statica bensì è una realtà dinamica che si configura come luogo vitale di persone, sede quotidiana di vita, di lavoro, di svago in cui sono compenetrati i valori della civitas.<\/p>\n I centri storici possono anche essere definiti beni culturali atipici<\/strong> perché destinati non solo alla contemplazione ed alla memoria ma anche alla fruizione. Così, inoltre, si può concludere che la conservazione delle botteghe storiche e degli esercizi commerciali tradizionali dei centri urbani non può essere garantita solo da vincoli di carattere "negativo", volti ad impedire l'insediamento di nuove attività incompatibili; è necessario che le amministrazioni comunali adottino misure di carattere positivo, che prevedano un sistema di agevolazioni ed incentivi in funzione della conservazione delle piccole botteghe artigiane e di quelle attività commerciali che connotano l'identità stessa dei centri storici. Ma questa è davvero un'altra storia.
Studi di La6 Tv<\/span><\/div>\n