{"id":22862,"date":"2010-10-14T06:58:41","date_gmt":"2010-10-14T06:58:41","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-10-15T09:07:23","modified_gmt":"2010-10-15T09:07:23","slug":"fornaci-di-cunardo-quale-futuro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/fornaci-di-cunardo-quale-futuro\/","title":{"rendered":"Fornaci di Cunardo, quale futuro?"},"content":{"rendered":"
C'è chi guarda giù –<\/strong> Capita a volte di lavorare sotto una particolare benedizione. Arriviamo a Cunardo <\/strong>nel giorno giusto, come per una coincidenza favorevole e benigna. Alle Fornaci Ibis, Silvio Monti<\/strong> è già al lavoro, rifinendo e tornendo una sua grande scultura. Le Fornaci di Cunardo sono quasi un luogo logotipico, un distintivo di un'intera zona geografica e di un'ampia pagina di storia locale, un luogo che nei decenni si è confermato punto di riferimento, di incontro, di esaltazione di un sapere quasi alchemico che non solo artisti di fama hanno imparato a condividere. Con l'atmosfera suggestiva legata alla lavorazione e alla trasformazione della terra, con il fascino terribile del forno moderno – quasi una fucina di un Vulcano tecnologico – le Fornaci portano avanti da decenni una coraggiosa operazione culturale, oltre che artistica.<\/p>\n Ma ora quel sapere e quel "saper fare" rischiano di andare perduti<\/strong>, rischiano di non venire accolti e tesaurizzati dalle nuove generazioni. Eppure Picasso scrisse a chiare lettere che quella della ceramica è la via preferenziale dell'arte e dell'espressione creativa. <\/p>\n "Giustamente Picasso ha affermato queste parole – risponde Giorgio Robustelli –<\/strong> La ceramica è un materiale composto inorganico, rigido e fragile (dopo la cottura), molto duttile allo stato naturale, che racchiude in sè molti aspetti della pittura e della scultura". Gianni <\/strong><\/p>\n Robusti<\/strong>, invece, ci spiega come ogni maestro declina, attraverso un considerevole ventaglio di opere, le proprie note artistiche, districandosi tra i mille sentieri di un'arte antica e difficile, "una sfida senza drammi – come ebbe a scrivere Renzo Modesti – un invito, anzi, ad osare di più, tanto te ne rendi conto all'uscita dal forno, quando l'irreparabile è già avvenuto e la lezione servirà per il prossimo approccio".<\/p>\n L'artista è colui che non può controllare fino in fondo la sua opera<\/strong>: la terra è l'unica sovrana; e basta un niente, un minimo di umidità in più e quando il piatto è nel forno ti si può spaccare o scoppiare in grosse bolle. Ecco, nel mondo del ceramista c'è anche la lezione all'umiltà, cresciuta non nel segno della rassegnazione o di una falsa buona educazione, ma impartita dalle esigenze della realtà e dal buon senso. "Nell'arte della lavorazione della ceramica – conclude Robusti <\/strong>– ci sono dei risvolti antropologici e culturali inaspettati e di grandissimo interesse. È assurdo che un posto come questo ad oggi non abbia futuro. Ed è ancora più assurdo che i giovani si disinteressino a questa forma d'arte". Una sorta di inspiegabile pregiudizio, di censura o forse, più semplicemente, di mancanza di conoscenza, sembra aleggiare intorno alla moderna produzione ceramica e fittile. Ed un più doloroso dispiacere nostalgico e un sentimento di impotenza riempiono gli spazi magici delle Fornaci.