{"id":23088,"date":"2010-11-09T10:50:13","date_gmt":"2010-11-09T10:50:13","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-11-12T08:05:23","modified_gmt":"2010-11-12T08:05:23","slug":"cultura-luoghi-fisici-o-virtuali","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/cultura-luoghi-fisici-o-virtuali\/","title":{"rendered":"Cultura: luoghi fisici o virtuali?"},"content":{"rendered":"
Bisogno di muri –<\/strong> Se siamo tutti d'accordo a chiamare le università, la scuola e le accademie "luoghi di formazione<\/strong>", forse pare essere più complesso, oggi, definire i "luoghi della cultura<\/strong>". Sospesi tra virtualità e fisicità, tra ologrammi intangibili e stanze inaccessibili, i luoghi della cultura (che un tempo non troppo lontano si chiamavo centri o circoli) sembrano nascondersi nella nebbia, farsi sfuggenti. E forse una definizione univoca non esiste o è del tutto inutile cercarla. Eppure una sorta di disagio, talmente denso da potersi tagliare, si vede nell'aria: una costante difficoltà ad uscire di casa, una resistenza a lasciarsi coinvolgere, a partecipare, a confrontarsi, trovandosi e ritrovandosi magari in uno spazio espositivo o ad una mostra, ad un cineforum. La cultura prende forma nei calendari, nella programmazione di date, scadenze, appuntamenti. Ma deve prendere necessariamente forma per le strade ed entro luoghi <\/p>\n fisici che vivono di iniziative e di gente che si incontra.<\/p>\n Le strade del Festival –<\/strong> Parte ed arriva a queste ed altre considerazioni più ampie la chiacchierata con Claudio Argentiero e Umberto Armiraglio<\/strong> ospiti nei nostri studi per parlare di fotografia. E non solo. "Da quando è iniziato il Festival Fotografico, la gente gira per Busto con il programma delle mostre e gli itinerari della città, riscopre o scopre per la prima volta strade, antichi cortili, luoghi caratteristici che nemmeno pensava di poter incontrare", spiega Argentiero. "Siamo riusciti a coinvolgere tante istituzioni, tanti luoghi che tornano a vivere con e grazie al Festival Fotografico. Le persone si sentono chiamate in causa, iniziano a muoversi, a partecipare", precisa Armiraglio. "Iniziano ad abitare i luoghi della cultura", aggiungiamo noi.<\/p>\n Il Festival della Fotografia a Busto Arsizio è letteralmente partito col botto<\/strong> e propone per circa un mese intero una quantità strabiliante di mostre, eventi, incontri e woorkshop. Ma non è solo il numero ad <\/p>\n impressionare: è la qualità, la statura e il vaglio dei nomi coinvolti e presenti: Carlo Bevilacqua, Lanfranco Colombo, Giovanni Sesia e Giancarlo Pagliara<\/strong>. E ne stiamo citando giusto qualcuno. "Il Festival Fotografico – ci confidano Argentiero ed Armiraglio – nasce guardando ad Arles, prende vita con un'aspirazione internazionale". Sotto il segno della fotografia, Busto Arsizio guarda e "pensa con il cuore" all'Europa. E nell'Italietta delle tante faziosità municipalistiche, questo è già un segno positivo.<\/p>\n "E tutto questo – prosegue Claudio Argentiero<\/strong> – senza spendere cifre esorbitanti, ma riuscendo a mettersi in dialogo e collaborazione con il liceo cittadino e con molte altre realtà che operano nel settore della cultura". "In rete, spiega Umberto Armiraglio<\/strong> – circola una quantità impressionante di immagini fotografiche, da Facebook a Flickr. Quello che tentiamo di proporre noi oggi è un luogo concreto, fisico, dove la fotografia sia un'immagine tangibile". In questo periodo di crolli e di serrate, il progetto firmato A.f.i. ci appare quale antidoto al pensiero secondo cui la cultura è un dessert da servire a fine pasto. Un accessorio al quale, in fin dei conti, si può rinunciare.