{"id":23528,"date":"2011-01-05T06:57:30","date_gmt":"2011-01-05T06:57:30","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-01-07T08:34:12","modified_gmt":"2011-01-07T08:34:12","slug":"boarezzo-un-paese-che-si-reinventa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/boarezzo-un-paese-che-si-reinventa\/","title":{"rendered":"Boarezzo, un paese che si reinventa"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n La conta dei paesi –<\/strong> Sul sito paesidipinti.it, dei 18 borghi censiti e segnalati in Lombardia, ben sei appartengono alla nostra provincia. In mezzo a questo patrimonio molto poco conosciuto e nella vulgata<\/em> considerato popolare, un po' pittoresco, quasi folcloristico – e dunque di serie B – spicca Boarezzo. Frazione di Valganna<\/strong>, il piccolo villagio in provincia di Varese se ne stà lì, sul fianco di ponente del monte Piambello<\/strong>. <\/p>\n Le origini del borgo si perdono nella notte dei tempi, forse quando le cime prealpine già nel XVI secolo erano abitate solo da pastori, artigiani e taglialegna. La prima famiglia che si insediò stabilmente a Boarezzo fu quella dei Chini, boscaioli, taglialegna e carbonai, originari della Toscana ed attirati sulle cime di Lombardia dall'abbondanza di legnami. Iniziò così la produzione e la vendita del carbone di legna che, con l'allevamento del bestiame, fu per molti decenni la principale e in alcuni casi la sola attività degli abitanti di Boarezzo.<\/p>\n Più di vent'anni fa –<\/strong> Arrivando ad anni più vicini a noi e precisamente al 1984<\/strong> quando il pittore varesino Mario Alioli <\/strong>ebbe l'idea di rianimare il borgo con un progetto artistico di recupero della memoria contadina: un percorso di dipinti all'aperto che ancora oggi hanno lo scopo di riportare alla memoria i mestieri e le tradizioni della società montana del luogo. Le opere realizzate vennero incastonate nelle facciate delle cascine e delle case, e Boarezzo divenne un borgo dipinto intitolato a due grandi scultori di Ganna: Giuseppe Grandi e Odoardo Tabacchi. <\/p>\n L'iniziativa risvegliò il paese intero che nel 1988 vide la nascita dell'associazione "Amici di Boarezzo"<\/strong> nata per salvagurdare i valori artisci ed ambientali di quell'angolo di Lombardia. Ed è come se dalle case di Boarezzo si affacciassero il contadino di Ambrosetti<\/strong>, il Vasaio di Consilvio<\/strong>, il boscaiolo e i contadini che mietono il grano dello stesso Alioli<\/strong>. Al ciclo, si aggiungono come in un antico ricettario il pane di Martinelli<\/strong>, la dispensa del contadino di Ambrosini<\/strong>, con pannocchie, castagne e frutti di stagione, ma anche scene religiose e vedute di paesaggi. E tra i tanti autori che hanno popolato delle loro opere il borgo dipinto figura anche Otto Monestier<\/strong> che non ha indietreggiato davanti alla possibilità di citare addirittura il Michelangelo della Sistina.