{"id":23610,"date":"2011-01-20T05:01:14","date_gmt":"2011-01-20T05:01:14","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-01-21T09:39:26","modified_gmt":"2011-01-21T09:39:26","slug":"donne-d-altri-tempi-che-parlavano-latino","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/donne-d-altri-tempi-che-parlavano-latino\/","title":{"rendered":"Donne d’altri tempi… che parlavano latino"},"content":{"rendered":"
Quando le Matronae <\/em>abitavano con noi –<\/strong> In più di un'occasione e in diversi luoghi della Gallia Cisalpina, il territorio che corrisponde all'odierna Pianura Padana, racchiuso tra le Alpi e il Po, dove tra il V-IV secolo a.C. cominciava ad affermarsi la potenza di Roma, siamo venuti a conoscenza della rappresentazione di delicate figure femminili conosciute col nome di Matres <\/em>o di Matronae<\/em>, raffigurate nel legno o scolpite nella pietra. Queste divinità, venerate in tutto l'arco alpino, erano legate al mondo delle acque, rappresentavano le forze vitali presenti nella natura, ed erano anche concepite come segno di abbondanza e fertilità. <\/p>\n Romani insubrici… –<\/strong> I Romani giunti nei territori del Nord Italia, provenendo dal centro della Penisola, assimilarono questo culto già da tempo radicato nella religiosità e nella cultura celtica, di cui la Pianura Padana era fortemente permeata. Oltre che nella Gallia, le Matronae <\/em>venivano adorate anche nelle isole britanniche e in Irlanda, spesso rappresentate con un bambino adagiato sulle ginocchia nell'atteggiamento di madri divine che elargiscono protezione e fecondità.<\/p>\n Quasi… trinitarie –<\/strong> Il significato del numero "tre" nella raffigurazione delle Matronae <\/em>é tutto da raccontare. <\/p>\n Secondo l'iconografia più diffusa le Matronae <\/em>erano raffigurate come un gruppo di divinità, sedute e in atteggiamento quasi ieratico, spesso collocate in un ambiente campestre, con canestri di fiori e frutta e, talvolta, con corni dell'abbondanza. Sono quasi sempre in tre, un numero che, come per la maggior parte dei popoli indoeuropei, anche presso i Celti ha sempre rivestito una particolare rilevanza. Molto spesso i racconti irlandesi e gallesi presentano gruppi di tre personaggi con attributi simili oppure divinità ed eroi che si manifestano sotto tre forme diverse, o come esseri tricefali o creature con tre volti. È possibile immaginare che la triplicazione rappresentasse per i Celti un potenziamento di un concetto o di un personaggio, umano o divino, cui si riferisce.<\/p>\n E le Matronae <\/em>divennero Fatae <\/em>–<\/strong> La ripresa di questo culto da parte dei Romani è un esempio importante di quel continuo processo di integrazione tra le popolazioni celtiche sottomesse a Roma<\/strong> e quelle italiche e latine stabilitesi nell'Italia settentrionale. A conseguenza di questo processo, le Matronae <\/em>celtiche finirono con l'assumere le caratteristiche tipiche delle Fatae <\/em>e delle Parche latine, coloro che avevano un'influenza decisiva sul destino degli uomini, che si rifanno ad un modello culturale tipico delle aree centromeridionali della penisola. Le Parche e le Fatae <\/em>furono a loro volta venerate nella Gallia Cisalpina, come ha testimoniato un'iscrizione, rinvenuta in provincia di Brescia, che avvicina queste figure di tradizione tipicamente romana alle Matronae<\/em>.<\/p>\n Non è solo la terra dei Longobardi – <\/strong>Numerose sono le tracce del culto delle Matronae <\/em>nel territorio dell'Insubria. <\/p>\n In anni recenti, nelle terre ad Est e ad Ovest del Ticino, nelle province di Varese, Novara e Verbano-Cusio-Ossola<\/strong>, sono stati recuperati reperti archeologici molto significativi connessi col culto delle Matronae<\/em>. In particolare due bassorilievi, databili tra il I sec a.C. e il I sec d.C. e decorati con le figure di queste divinità, sono stati rinvenuti sulle due sponde opposte del Lago Maggiore, ad Angera e a Pallanza<\/strong>: quest'ultimo fu realizzato per volontà di un personaggio di nome Narcisso il quale, tra il 37 e il 41 d.C., in onore dell'imperatore Caligola, fece rappresentare su una stele di pietra tre fanciulle che si tengono per mano danzando in un corteo, perfettamente identiche nella statura, nelle vesti e nelle acconciature. Un'iscrizione latina rinvenuta nella campagna novarese celebra le Matronae <\/em>con l'espressione "Matronae Indulgentes"<\/em> e nella porzione di territorio tra Vercelli e Novara sono state trovate altre nove iscrizioni in latino con dedica al culto di queste divinità celto – romane.<\/p>\n Un passato sempre molto vicino –<\/strong> L'assimilazione tra le Matronae <\/em>e le Parche\/Fatae <\/em>ha alimentato sia le tradizioni folkloristiche sulle fate sia le devozioni cristiane, come quella tipicamente lombarda delle Tre Marie, a ulteriore conferma di quanto le nostre tradizioni, e quelle di coloro che ci hanno preceduto, affondano le radici in un passato molto lontano ma che ci si accorge essere sempre ed incredibilmente molto vicino a noi.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Le famose matrone romane di Bonn Quando le Matronae abitavano con noi – In più di un'occasione e in diversi luoghi della Gallia Cisalpina, il territorio che corrisponde all'odierna Pianura Padana, racchiuso tra le Alpi e il Po, dove tra il V-IV secolo a.C. cominciava ad affermarsi la potenza di Roma, siamo venuti a conoscenza […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":23611,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[10,49],"tags":[],"yoast_head":"\n