{"id":23704,"date":"2011-02-03T04:49:58","date_gmt":"2011-02-03T04:49:58","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-02-04T07:47:08","modified_gmt":"2011-02-04T07:47:08","slug":"il-tesoretto-di-varese-al-british-di-londra","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-tesoretto-di-varese-al-british-di-londra\/","title":{"rendered":"Il tesoretto di Varese al British di Londra"},"content":{"rendered":"<div class=\"news_image\" style=\"float: left\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"   \" height=\"200\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/dff69270586dd1b0bd2d0364fbae9deb.jpg\" width=\"160\" \/><span>   <\/span><\/div>\n<p><strong>Un tesoro &quot;nascosto&quot; &#8211; Nel 1900 ad Arcisate<\/strong>, in circostanze poco chiare, venne alla luce un tesoro formato da cinque oggetti in argento risalenti all&#39;epoca romano-repubblicana: venduto a un mercante di Budapest <strong>fu poi ceduto al British Museum per la somma di 200 sterline.<\/strong> Ma attenzione: con la parola tesoro, in archeologia, si intende un insieme di manufatti preziosi nascosti in una particolare occasione, allo scopo di essere poi recuperati.<\/p>\n<p><strong>Un banchetto sontuoso o altro?<\/strong> Il presunto tesoretto &egrave; formato da quattro vasi di argento, una brocchetta, un colino, un attingitoio e una coppa. Questi oggetti sono interpretati dagli archeologi come gli elementi necessari per la preparazione del vino nel mondo antico. In antichit&agrave;, infatti, il vino non si beveva puro durante i banchetti, ma veniva mescolato con acqua e sostanze aromatizzanti, per poi essere filtrato e versato nelle coppe. La consumazione del vino e il banchetto non erano semplici azioni, ma si coloravano di un forte significato sociale, distinguendo l&#39;aristocrazia dal resto della societ&agrave;. Completa il tesoro una specie di lama lunga e appiattita, detta &quot;spatula&quot;, interpretata come parte di un corredo da toilette femminile, usata per prelevare profumi e oli.<\/p>\n<p><strong>La ricerca &#8211;<\/strong> Gli oggetti offrono molti spunti di interesse, come il materiale e la datazione. Infatti l&#39;argento in <\/p>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: right\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Gli argenti di Arcisate\" height=\"157\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/160538f767d29963b8ec631812e3eabe.jpg\" width=\"222\" \/><span>Gli argenti di Arcisate<\/span><\/div>\n<p>epoca romana era prezioso, presente soprattutto nelle famiglie nobili. In particolare il vasellame d&#39;argento si diffuse presto nelle citt&agrave; della Magna Grecia, mentre fino alla met&agrave; del II secolo a.C. fu raro nel resto d&#39;Italia. Da quel momento in poi, l&#39;argenteria destinata al culto, alla casa divenne pi&ugrave; frequente, soprattutto presso i ceti medio-alti , che consideravano questi oggetti come degli status symbol. Questo spiega perch&eacute; vasi in argento furono nascosti con monete e altri gioielli sotto forma di tesoretti, oppure furono posti come offerte nei corredi tombali o donati agli dei. <strong>La datazione del tesoro di Arcisate<\/strong>, soprattutto in base a confronti con materiali pompeiani, viene attribuita alla prima met&agrave; del I sec. a.C. e il luogo di produzione sarebbe genericamente l&#39;Italia centrale.<\/p>\n<p><strong>Come &egrave; arrivato il tesoro ad Arcisate? &Egrave; questa la domanda dalla pi&ugrave; difficile risposta.<\/strong> Il Varesotto e pi&ugrave; in generale la Lombardia vissero fra II e I sec. a.C. il fenomeno conosciuto come romanizzazione: le popolazioni locali, di stirpe celtica, stavano progressivamente assumendo usanze e costumi romani, pur mantenendo in uso oggetti di tradizione locale. In questo processo di osmosi giunsero dal centro Italia prodotti di lusso che entrarono in possesso delle &eacute;lite del luogo. <strong>Arcisate<\/strong>, come si deduce dal nome stesso, <strong>terminante in -ate<\/strong>, doveva essere stato frequentato gi&agrave; dall&#39;epoca celtica e risalgono all&#39;epoca romana epigrafi dedicate ad alcune divinit&agrave;.<\/p>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: left\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Gli argenti di Pompei\" height=\"138\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/e22c11855693ee64c2a426b7db33d3e9.jpg\" width=\"222\" \/><span>Gli argenti di Pompei<\/span><\/div>\n<p><strong>Gli Utii &#8211; Un aiuto a trovare la risposta che si cerca &egrave; fornito dai nomi incisi sugli stessi oggetti<\/strong>, che ne identificano i proprietari. Sono due i personaggi citati, Tito Utio e la figlia Utia, che, come hanno dimostrato gli studi onomastici, erano originari del centro-Italia. E probabilmente si erano spostati al Nord per motivi commerciali, secondo un&#39;abitudine diffusa gi&agrave; dal II secolo a.C. fra gli imprenditori italici. Non sembra essere un caso, fra l&#39;altro, che portasse lo stesso nome Utio un importante imprenditore vissuto nel I sec. a.C., legato allo sfruttamento di miniere di argento.<\/p>\n<p><strong>Risolto il mistero? Arrivare a risultati sicuri in archeologia &egrave; difficile, e ci&ograve; che &egrave; scritto oggi domani potrebbe essere gi&agrave; smentito.<\/strong> &Egrave; bello per&ograve; creare delle suggestioni, e pensare chi gli Utii, padre e figlia, per motivi commerciali si trasferirono nel Varesotto, portando con s&eacute; gli oggetti pi&ugrave; cari e preziosi. E chiss&agrave;, forse proprio in queste terre Utia mor&igrave; e fu poi sepolta assieme ai suoi argenti, che a distanza di secoli mantengo inalterato il fascino che esercitavano sugli antichi proprietari.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Un tesoro &quot;nascosto&quot; &#8211; Nel 1900 ad Arcisate, in circostanze poco chiare, venne alla luce un tesoro formato da cinque oggetti in argento risalenti all&#39;epoca romano-repubblicana: venduto a un mercante di Budapest fu poi ceduto al British Museum per la somma di 200 sterline. 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