{"id":23712,"date":"2011-02-03T09:46:05","date_gmt":"2011-02-03T09:46:05","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-02-04T07:48:48","modified_gmt":"2011-02-04T07:48:48","slug":"a-milano-uno-spazio-libero-etico-poetico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/a-milano-uno-spazio-libero-etico-poetico\/","title":{"rendered":"A Milano uno spazio libero, etico, poetico"},"content":{"rendered":"
Sì è inaugurata mercoledì 2 febbraio "Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci<\/strong>", seconda mostra del progetto Terre vulnerabili – a growing exhibition<\/strong>, curato da Chiara Bertola e Andrea Lissoni sul tema della vulnerabilità, non solo fisica (del pianeta, dell'ecosistema o della materia destinata a sciogliersi e svanire), ma anche morale, vista come capacità di riconoscimento reciproco che significa accettazione dell'altro e impegno nei confronti della comunità e dell'ambiente.<\/p>\n Vulnerabilità come crescita –<\/strong> Un progetto nato da una serie di incontri tra curatori e artisti a partire dal settembre 2009, articolato in quattro fasi come quelle lunari; un progetto in crescita come un organismo vivente, in cui le nuove opere, tutte site specific <\/em>o ripensate per lo spazio dell'Hangar Bicocca, a ogni tappa, si vanno ad aggiungere a quelle già esposte, secondo l'idea di un "terreno fertile che germoglia e si modifica nel tempo". L'architetto e urbanista Yona Friedman<\/strong>, che già per il primo quarto del progetto aveva realizzato la poetica e allo stesso tempo pungente video-animazione La terra spiegata a visitatori extraterrestri<\/em>, presenta ora un labirinto\/percorso fatto di cartone ondulato, destinato ad accogliere le opere di altri artisti, come il video di Margherita Morgantin<\/strong> Der Taupunkt<\/em>, che segue <\/p>\n l'istallazione di alcuni strumenti di rilevazione della radiazione solare nel deserto della Namibia. <\/p>\n Vulnerabilità quindi come fragilità del mondo naturale, registrabile attraverso strumenti scientifici, ma anche fragilità della sfera più intima e personale di ogni individuo, rispecchiata in Sotto terra vulnerabili terre moti <\/em>di Bruna Esposito<\/strong>, un angolo votivo, di raccoglimento o di preghiera dedicato alla paura di morire e al ricordo di chi ci ha lasciato. La vulnerabilità è anche quella dei materiali scelti, come la cera usata dai giovani artisti di Invernomuto <\/strong>per costruire una grotta, copia di quella di Lourdes vista come icona folkloristica, che si dissolverà a poco a poco sotto la luce di una lampada alogena o quella dello spazio "ibrido", di passaggio tra lo shed e le navate più grandi dell'Hangar, in cui si colloca la scultura Non si volta chi a stella è fisso<\/em> di Remo Salvadori<\/strong>.<\/p>\n Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci <\/strong>– "Quel che ci parla, mi pare, è sempre l'avvenimento, l'insolito, lo straordinario: articoli in prima pagina su cinque colonne, titoli a lettere cubitali. I treni cominciano a esistere solo quando deragliano, e più morti ci sono fra i viaggiatori, più i treni esistono […] I giornali parlano di tutto, tranne che del giornaliero; quello che raccontano non mi riguarda, non mi interroga né tanto meno risponde alle domande che mi pongo o che vorrei porre. Quello che succede veramente, quello che viviamo, il resto, tutto il resto, dov'è?" Con queste parole, oggi più che mai attuali, lo scrittore George Perec nel suo libro L'infra-ordinario<\/em> si interrogava sulle cose che si ripetono ogni giorno, sul banale, quotidiano scorrere degli eventi <\/p>\n che formano il "rumore di fondo" della vita. <\/p>\n La mostra, a partire dal suo titolo-citazione, invita lo spettatore a riflettere su ciò che non stupisce più, su ciò che è escluso dagli articoli di giornale, che Carlos Garaicoa<\/strong> ritaglia e ricompone secondo nuove associazioni e storie nella sua installazione La camera oscura<\/em>, dimostrando il potere delle immagini e delle parole, ma anche il rischio di un controllo individuale dell'informazione. E' nell'apparente banalità dei grumi di sabbia di una spiaggia sudcoreana fotografata dall'artista Kimsooja <\/strong>che si nasconde il segno del cancro, causato dalle scorie nucleari di una vicina centrale, così come è nel rumore familiare dei fuochi d'artificio filmati da Nico Vascellari <\/strong>che si può celare la paura o il ricordo del dramma della guerra.<\/p>\n La mostra è un invito a fermarsi, a camminare piano per cogliere al di sotto della superficie qualcosa di più profondo, come sembra suggerire l'opera Appunti di viaggio <\/em>di Adele Prosdocimi<\/strong>, che, passo dopo passo, con frasi ricamate su pagine di feltro ci racconta dello spazio "libero, etico, poetico" nato dall'incontro e dalla condivisione delle idee.<\/p>\n Una veduta della mostra Sì è inaugurata mercoledì 2 febbraio "Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci", seconda mostra del progetto Terre vulnerabili – a growing exhibition, curato da Chiara Bertola e Andrea Lissoni sul tema della vulnerabilità, non solo fisica (del pianeta, dell'ecosistema o della materia destinata a sciogliersi e svanire), ma […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":23713,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci
seconda mostra del progetto Terre vulnerabili – a growing exhibition<\/strong>
Milano, HangarBicocca,
Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca)
Dal 2 febbraio al 10 marzo 2011
Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.00, lunedì chiuso
a cura di Chiara Bertola e Andrea Lissoni
Per ulteriori info.: 02853531764 , 0285354364 (fax), 3357978214
info@hangarbicocca.it – www.hangarbicocca.it <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"