{"id":23930,"date":"2011-03-10T05:29:57","date_gmt":"2011-03-10T05:29:57","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-03-11T08:52:09","modified_gmt":"2011-03-11T08:52:09","slug":"l-archeologia-che-bolle-in-pentola-ad-arsago","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-archeologia-che-bolle-in-pentola-ad-arsago\/","title":{"rendered":"L’archeologia che bolle in pentola ad Arsago"},"content":{"rendered":"
Oggetti semplici in ceramica, spesso frammenti arrivati a noi per caso pertinenti a pentole e contenitori, raccontano la storia degli antichi proprietari, le loro abitudini alimentari, ma anche le antiche vie di commercio. Tutto questo è emerso dalla conferenza tenuta da Angela Guglielmetti, archeologa, ad Arsago Seprio, presso il Civico Museo Archeologico<\/strong>, lo scorso mercoledì.<\/p>\n La ceramica comune – Argomento della serata<\/strong>, la ceramica comune di epoca romana, cioè quegli oggetti usati quotidianamente dall'uomo antico per contenere cibo e liquidi a tavola<\/strong>, ma anche per scaldarli e cucinarli in cucina. Sono vasi molto semplici, dalle forme differenti chiaramente legate al loro utilizzo, solitamente privi di decorazioni: negli scavi archeologici sono i frammenti più presenti, sia nelle necropoli, sia negli scavi in città e in questi ultimi anni anche negli scavi di fornaci.<\/p>\n Oggetti un po' trascurati… <\/strong>Proprio la semplicità ha fatto sì che per molto tempo gli studi abbiano trascurato questa classe di ceramica, negli scavi più antichi addirittura buttata. Grazie a personaggi chiave come Lamboglia<\/strong>, archeologo che operò in Liguria, e a scavi pionieristici, come la villa romana di Settefinestre nel Lazio o più vicino a noi gli scavi a Milano per la costruzione della terza linea metropolitana, la ceramica comune sta recuperando importanza: <\/strong>si è capita la sua validità soprattutto per fornire una datazione degli strati, per ricostruire la storia diacronica di un sito, e comprendere la cultura delle persone che hanno abitato quel sito. archeologica<\/strong>, che non si accontenta più di ammirare l'opera "bella", ma ricorre anche ad oggetti a prima vista insignificanti. Gli studi hanno dimostrato che queste ceramiche, nonostante la loro semplicità, subivano mode e ciò spiega perché le forme di questi contenitori nel tempo siano cambiate. Ad esempio in epoca celtica i vasi sono profondi<\/strong> e caratterizzati da una decorazione fittissima a unghiate o conchiglie, in epoca romana la produzione si fa seriale e quindi perde ogni decoro. Risalgono al II-III sec. d.C. tegami e coppe -fruttiere e colini, provenienti soprattutto dai centri abitati.<\/p>\n Ma come parla un piccolo frammento? <\/strong>Numerosi spunti nascono da un orlo o da una parete di vaso. Per esempio ci si può chiedere come sia stato creato ed ecco spuntare la tecnologia, i vari modi per modellare un vaso, da quello più antico, a mano, a quello più recente, al tornio.<\/p>\n Ci si può chiedere chi lo abbia creato e sebbene non si potrà risalire al suo artigiano sarà tuttavia possibile tentare di ricostruire le manifatture, individuare se fossero artigianali oppure familiari. Grazie ai dati di scavo si è potuto ad esempio comprendere che nel mondo romano esiste una produzione ceramica semi-industriale; invece nell'epoca longobarda la produzione ritorna familiare.<\/p>\n Le abitudini alimentari – Spesso sono proprio i contenitori in ceramica a raccontare le abitudini alimentari del passato e il modo di cottura dei cibi<\/strong>. Ad esempio i focolari domestici, che cambiano molto fra l'epoca romana e medievale, testimoniano la presenza di recipienti ceramici differenti a seconda del periodo <\/p>\n storico.<\/p>\n Ma si può andare oltre. La ceramica comune oggi è studiata in un'ottica ancora più ampia: si possono individuare i centri di produzione, magari procedendo per regioni, creando mappature precise per zona. Si è scoperto così che uno stesso centro era specializzato in più classi ceramiche, per accontentare una più ampia fetta di popolazione.<\/p>\n Nuovi orizzonti di ricerca – Negli ultimi anni si è diffusa la pratica di sottoporre i pezzi ceramici ad indagini petrografiche e mineralogiche<\/strong>, che possono cioè dare informazioni sulle argille, la cui tipologia varia da zona a zona. Questi dati, associati alle forme, accrescono le conoscenze relative ai luoghi di produzione e alla provenienza delle materie prime. Un frammento… un mondo! L'esempio di Breno mostra chiaramente, come ha sottolineato la dott.ssa Gugliemetti<\/strong>, che è possibile giungere ad un secondo livello di conoscenza, meno arido rispetto al discorso delle aree di produzioni e delle tecnologie, proprio grazie a dei semplici frammenti che, fino a poco fa, erano negletti dalla critica. Un livello di conoscenza più vicino a noi, più vicino alla sensibilità moderna, che permette di aprire uno spaccato su come si viveva un tempo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Tomba romana dal Museo di Arsago Seprio Oggetti semplici in ceramica, spesso frammenti arrivati a noi per caso pertinenti a pentole e contenitori, raccontano la storia degli antichi proprietari, le loro abitudini alimentari, ma anche le antiche vie di commercio. Tutto questo è emerso dalla conferenza tenuta da Angela Guglielmetti, archeologa, ad Arsago Seprio, presso […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":23931,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[10,230,44,50],"tags":[],"yoast_head":"\n
Scoprire persone lontane e modi di vita lontani – Questo terzo punto è quello su cui oggi si sofferma la ricerca <\/strong><\/p>\n
augustea da Arsago Seprio
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L'esempio del santuario di Breno (Val Camonica) – <\/strong>Tutti questi spunti e le nuove metodologie sono stati applicati allo studio della ceramica del santuario di Minerva a Breno, santuario posto in altura, frequentato dall'età del ferro. Proprio grazie ai frammenti recuperati è stato possibile ricostruire i mutamenti della ritualità, cioè come si comportavano i pellegrini in visita al santuario: in una prima fase erano usati i boccali, recipienti adatti a contenere acqua, mentre in una seconda fase, si passa a vassoi con prese, forse per offerte rituali. Nella fase finale della vita del santuario, fra III e IV sec. d.C. aumenta la quantità di pentole probabilmente per un vero e proprio banchetto per la divinità e per tutti i pellegrini.<\/p>\n