{"id":24157,"date":"2011-04-13T12:57:31","date_gmt":"2011-04-13T12:57:31","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-04-15T09:20:02","modified_gmt":"2011-04-15T09:20:02","slug":"pietro-marani-leonardo-co","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/pietro-marani-leonardo-co\/","title":{"rendered":"Pietro Marani, Leonardo & Co."},"content":{"rendered":"
Il Professor Pietro Marani<\/strong>, invitato a Villa Panza dal FAI (delegazione di Varese) parla dei ritratti di Leonardo realizzati nel decennio 1485 1495. A cominciare dal Musico<\/em><\/strong>, di saldissima struttura e di lucida, decisa fattura come soltanto Leonardo avrebbe potuto realizzare in quegli anni a Milano. Un dipinto dall'eccezionale introspezione psicologica che trova una consonanza con la Dama dell'ermellino<\/strong><\/em> e con la Belle Ferronière <\/strong><\/em>con le quali si apparenta per taglio, rapporto della figura con lo spazio e per quell'infinito fascino della difficile situazione luministica. "L'impressione di uno sguardo sfuggente, mobile e di grande suggestione della Belle Ferronière <\/strong><\/em>– spiega Marani – sottolinea l'effetto quasi scultoreo della figura".<\/p>\n Marani getta, ai nostri microfoni, un focus anche sul "Glossario Leonardiano. Nomenclatura delle macchine nei codici di Madrid e Atlantico<\/strong>" scritto a quattro mani da Paola Manni e Marco Biffi. Nel volume, affiorano la curiosità e la ricettività sterminata di Leonardo da Vinci, la sua capacità di "inventar parole". appare legato da un'ampia serie di riscontri agli ambienti artigianali e alla produzione tecnico-scientifica anteriore e coeva. Ma emerge anche il tasso di innovatività di quella terminologia, dove non mancano evidenti neologismi coniati da Leonardo per rispondere alle proprie esigenze espressive e comunicative.<\/p>\n Un accenno pure alla mostra attualmente aperta al pubblico a Pavia ed intitolata: "Leonardeschi. Da Foppa a Giampietrino: dipinti dall'Ermitage di San Pietroburgo e dai Musei Civici di Pavia<\/strong>". Nella mostra che, lo ricordiamo, resterà aperta fino al 10 luglio, il Museo Statale Ermitage presta per la prima volta un nucleo importantissimo di dipinti lombardi del Cinquecento: 22 opere della sua collezione, molte delle quali considerate fino a tutto l'Ottocento originali di Leonardo, che insieme ad altrettanti dipinti delle collezioni pavesi conducono il visitatore a scoprire quanto il genio toscano in terra lombarda abbia determinato e reso possibile nuovi sviluppi artistici.
La terminologia della meccanica pratica impiegata da Leonardo viene raccolta e analizzata alla luce dei più aggiornati strumenti oggi disponibili sia in campo linguistico sia in campo leonardiano. Nel volume, ciascun lemma è oggetto di una trattazione particolareggiata, che ne precisa il significato, i contesti d'uso, l'insieme delle occorrenze. I circa 350 lemmi accolti, ci restituiscono il sistema terminologico su cui Leonardo fonda la trattazione delle macchine e dei congegni meccanici: un sistema che <\/p>\n
"Una mostra complessa e problematica – precisa Marani – E del resto, il percorso tra le opere del maestro e dei suoi seguaci non sempre risulta chiaro e di facile definizione per quanto riguarda l'attribuzione delle opere". <\/p>\n