{"id":24265,"date":"2011-04-28T10:20:28","date_gmt":"2011-04-28T10:20:28","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-04-29T09:22:52","modified_gmt":"2011-04-29T09:22:52","slug":"santo-stefano-e-i-suoi-capolavori-pittorici","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/santo-stefano-e-i-suoi-capolavori-pittorici\/","title":{"rendered":"Santo Stefano e i suoi capolavori pittorici"},"content":{"rendered":"
Il filo della storia si srotola ancora… <\/strong>ed ecco così giungere alla Bizzozero fra Duecento e Trecento, citata anche nel "Liber Notitiae sanctorum Mediolani<\/em>". Il borgo si era probabilmente ingrandito e gli interventi artistici nella chiesa del XIV secolo sembrano confermarlo. La cappellania – Era il 1346<\/strong>, l'arcivescovo di Milano ricevette la richiesta dell'erezione di una cappellania, cioè la creazione di un istituto che prevedeva l'officiatura di atti di culto, come messe quotidiane. L'istituzione della cappellania, testimoniata da alcuni documenti dell'epoca, fu firmata il 9 marzo 1347: segno di una certa importanza dell'edificio.<\/p>\n Il culto di Maria – <\/strong>Non sfugge all'occhio dell'osservatore la frequenza con cui compaiono immagini della Madonna. La più antica e è una Madonna del latte, raffigurata sulla parete meridionale. Maria è presentata in trono, mentre allatta il Bambino, seduto sulle sue ginocchia: un immagine dallo stile arcaico, privo di prospettiva, ma dotata di una forte umanità e dolcezza. Risalgono al XV secolo le altre tre immagini, poste sulla parete meridionale, simbolo della grande devozione degli abitanti.<\/p>\n Il Bambino, con il dito in bocca –<\/strong> Le tre immagini <\/p>\n risultano molto simili, come schema compositivo e come stile. Riccamente adornata è la veste di Maria, impreziosita da bordi litterati. Ma la prima di queste raffigurazioni coglie Gesù in un attimo di profonda umanità, mentre con una mano tiene un piccolo volatile e succhia un dito dell'altra mano. Da segnalare è la somiglianza della posa del Bambino con quella posta sull'arco trionfale della chiesa di S.Pietro a Gemonio: forse opere entrambe di artisti itineranti del XV secolo?<\/p>\n La cappella dell'Annunciazione – Bizzozero, fine XV secolo, nuovo intervento in S. Stefano<\/strong>: venne costruita una cappella a destra della porta di ingresso, un piccolo tempio quadrato, con due colonne gotiche di molera decorate da capitelli. Particolari sono le formelle che decorano gli archi, in cotto: raffigurano in modo stilizzato elementi vegetali e trovano confronti in parecchi edifici dell'epoca di area varesina. Magister Galdinus De Varisio –<\/strong><\/em> Osservando l'affresco della Madonna del Latte, è facile notare due aggiunte: due angeli reggenti un cartiglio. Nella lunetta posta sopra, si vede Dio Padre colto nell'attimo di incoronare la sottostante Madonna. L'autore di queste pitture si legge in una targa, posta nel sottarco laterale destro: Galdino di Varese, probabilmente appartenente alla famiglia dei Campanigo, già fucina di altri pittori in passato. Ma non solo: siamo informati anche della data, correva l'anno 1498. l'abside teatro delle modifiche. Nuovi affreschi andarono a sovrapporsi ai precedenti. La volta absidale, suddivisa in spicchi, raffigura il Padre Eterno, mentre benedice, e intorno a lui sono seduti i Dottori della Chiesa, su scanni di legno. Ancora una volta, forse, l'autore è un pittore della bottega di Galdino, che ha però "superato" il maestro, accentuandone la vena naturalistica. Il gomitolo della storia… <\/strong>il nostro filo è finalmente raccolto nella matassa, la chiesa di S.Stefano si è rivelata in tutta la sua bellezza, in tutti suoi misteri. Grazie al lavoro di restauro, che permette di rivivere giorno dopo giorno le vicende dell'edificio. Ora però la matassa della storia è nelle nostre mani e sarà poi in quelle dei posteri. Un augurio perché si possano intrecciare sempre nuove e belle storie come questa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Bizzozero, abside, immagine generale Il filo della storia si srotola ancora… ed ecco così giungere alla Bizzozero fra Duecento e Trecento, citata anche nel "Liber Notitiae sanctorum Mediolani". Il borgo si era probabilmente ingrandito e gli interventi artistici nella chiesa del XIV secolo sembrano confermarlo.Infatti risalgono a questo periodo le ristrutturazioni del campanile e un […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":24266,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[16,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Infatti risalgono a questo periodo le ristrutturazioni del campanile e un bell'affresco sulla parete settentrionale: inquadrata in una duplice cornice si trova una mandorla, dove è inserito il Cristo in gloria. Accanto, è ritratto S.Ambrogio, mentre a sinistra sono raffigurati S. Giacomo, nei panni di un umile pellegrino e un donatore, a mani giunte.<\/p>\n
La cappella fa da cornice ad un'altra Madonna del latte, ai cui lati si trovano una Madonna in trono, a sinistra, e a destra un S.Stefano, rappresentato con la palma del martirio. Le diversità artistiche fra i dipinti ha fatto pensare a mani diverse: ma molti sono ancora gli interrogativi aperti.<\/p>\n
Sottarchi e volte – <\/strong>Alla mano di Galdino sono attribuibili anche i sottarchi della cappella: qui si susseguono profeti e sibille, spesso identificati dai loro nomi, raffigurati con abiti tipici del Rinascimento. Le figure presentano toni scuri, contorni netti, colori compatti e forniscono un interessante campionario della moda dell'epoca.
Le volte invece ospitano i quattro Dottori della Chiesa, inseriti in medaglioni e i simboli degli Evangelisti.
E Giovanni? <\/strong>Questo nome, oggi scomparso, decorava il sottarco di destra: si trattava forse di un collaboratore di Galdino? Infatti all'epoca il pittore capo, il magister<\/em>, si faceva aiutare da suoi tirocinanti. Giovanni o non Giovanni, gli studiosi d'arte attribuiscono a una mano diversa le decorazioni del fronte della cappella, fra cui una Annunciazione, ambientata in un ambiente raccolto, chiuso, sobrio.
E lo sguardo sale verso l'abside… <\/strong>ancora interventi nella chiesa di S.Stefano, fra XV e XVI secolo. Questa volta fu <\/p>\n
Nella fascia sottostante dell'abside si ammira una bella Crocifissione<\/strong>, inserita in un vero e proprio paesaggio. Dietro la croce si scorgono infatti due torri, che rimandano alle fortificazioni di Gerusalemme; ai lati si sviluppa un porticato con arcate ribassate, ciascuna delle quali ospita apostoli e santi per un totale di 14 figure. Il centro della scena è dominato dalla figura di Cristo in croce e, vicini a lui, Maria e S.Giovanni.
Una scena composita, ricca, in cui ogni figura partecipa al dramma della rappresentazione centrale, che i colori, resi vivaci dai restauri, contribuiscono ad accentuare.<\/p>\n