{"id":24591,"date":"2011-06-13T05:46:02","date_gmt":"2011-06-13T05:46:02","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-06-17T08:58:52","modified_gmt":"2011-06-17T08:58:52","slug":"il-cuore-grato-dell-humilitas","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-cuore-grato-dell-humilitas\/","title":{"rendered":"Il cuore grato dell’Humilitas"},"content":{"rendered":"
Immortalato in straordinari capolavori di Giovan Battista Crespi <\/strong>e Tanzio da Varallo<\/strong>, San Carlo Borromeo è fuor di dubbio uno dei più eminenti cardinali della Storia della Chiesa. Canonizzato nel 1610 da papa Paolo V, il Borromeo attuò nella diocesi ambrosiana la riforma tridentina, vivendo costantemente in ascetica povertà, dedicando – come ha sottolineato anche Federico Rossi di Marignano – <\/strong>la sua azione pastorale alla cura amorevole delle anime e alla riforma dei costumi, promuovendo oltre al culto «interiore» anche il culto «esteriore». Così si legge nelle tappe della mostra: "Nel 1562, morto il fratello maggiore, avrebbe potuto chiedere la secolarizzazione, per mettersi al capo della sua famiglia. Restò invece nello stato ecclesiastico, e fu consacrato Vescovo nel 1563, a soli 25 anni. Entrò trionfalmente a Milano, destinata ad essere il campo della sua attività apostolica. La sua arcidiocesi era vasta quanto un regno, stendendosi sulle terre in lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria e Svizzera. Il giovane Vescovo la visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e della condizione dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali ed ospizi. Profusse, inoltre, a piene mani, le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Nello stesso tempo difese i diritti della Chiesa contro i signorotti e i potenti. Riportò l'ordine e la disciplina nei conventi, con un tal rigore da buscarsi un colpo d'archibugio, sparato da un frate indegno, mentre stava pregando nella sua cappella. La palla non lo colpì, nonostante la sua mantella rimase forata all'altezza della spina dorsale. La cosa fu vista come il segno che Dio voleva che si realizzassero alcune opere del santo. Il foro fu la più bella decorazione dell'arcivescovo di Milano. Durante la terribile peste del 1576, quella stessa mantella divenne coperta per i malati, assistiti personalmente dal cardinale Arcivescovo. La sua attività parve prodigiosa, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, di opere pie, di istituti benefici. Milano, durante il suo episcopato, rifulse su tutte le altre città italiane. Da roma, i Santi della riforma cattolica guardavano ammirati e consolati al Borromeo, modello di tutti i Vescovi. Ma per quanto robusta, la sua fibra era sottoposta a una fatica troppo grave. Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare, senza dormire, pregando e insegnando. Fino all'ultimo, continuò a seguire personalmente le sue fondazioni, contrassegnate da una sola parola: Humilitas".<\/p>\n IL CUOR NOSTRO TUTTO GRATO
Al De Filippi di Varese si ripercorre, in un'esposizione di pannelli con testi ed immagini fotografiche, l'avventura di vita, cultura e fede del grande Santo nato ad Arona nel 1538.<\/p>\n
San Carlo Borromeo
<\/strong>Dal 7 al 22 giugno 2011
Varese, Collegio De Filippi
Sala Pigionatti, via Brambilla 15
Mostra promossa dalla Arcidiocesi di Milano nel IV centenario della canonizzazione di San Carlo Borromeo. Ricostruzioni storiche e descrizioni in 18 grandi pannelli realizzati dall'Istituto per la storia dell'arte lombarda e dalla Associazione Sant'Anselmo di Milano.
Orari: tutti i giorni, dalle 9.00 alle 18.00
Ingresso libero
Prenotazione per gruppi al numero: tel. 0332.238004