{"id":24658,"date":"2011-06-23T10:41:34","date_gmt":"2011-06-23T10:41:34","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-06-24T08:54:55","modified_gmt":"2011-06-24T08:54:55","slug":"come-giocavano-i-nostri-nonni-parte-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/come-giocavano-i-nostri-nonni-parte-2\/","title":{"rendered":"Come giocavano i nostri nonni? Parte 2"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Una scala, dicevamo, che chiude il primo piano del Museo e porta più in alto, a ritmo della musica di un carillon.<\/strong> Qui in altre antiche stanze del castello trovano posto giocattoli molto speciali, ora fermi, immobili nelle vetrine, ma una volta capaci di muoversi: è la sala degli automi.<\/p>\n La collezione – <\/strong>In tre sale è esposta la collezione del Petit Musée du Costume di Tours, raccolta da Robert e Gisele Peschè: una straordinaria raccolta di automi francesi e tedeschi, prodotti durante il XIX secolo. Diversi pannelli raccontano la vita di questi due originali collezionisti. I primi passi – <\/strong>Fu Nerone di Alessandria, nel III secolo a.C., a scrivere come fabbricare automi, ricorrendo a macchine mosse dalla forza idraulica o pneumatica: egli riuscì a costruire figure che si muovevano, come uccelli che cantavano azionati dalla pressione dell'acqua. <\/p>\n Petronio racconta – <\/strong>Per l'epoca romana la fonte principale è il Satyricon. Durante la celeberrima cena di Trimalcione, un servo entrò nella sala portando un automa: si trattava di una figura umana in argento, che assumeva varie posizioni, tramite un filo. Fra Medioevo e Rinascimento personaggi come Baldi e Leonardo da Vinci stupirono con i loro automi, che furono vere e proprie attrattive durante le fiere.<\/p>\n Dall'orologio all'automa: storia della molla.<\/strong> Furono gli orologiai di Augusta e Norimberga a usare la molla, per creare piccoli orologi da tavolo con scenette che si muovevano in modo meccanico. La molla fu la chiave di questa rivoluzione, perché permise un movimento regolare e più duraturo. Nel 1632 la città di Augusta donò al re Gustavo una composizione: una dama e un cavaliere, elegantemente vestiti, danzavano tenendosi per mano.<\/p>\n Il secolo delle meraviglie – <\/strong>Il XVIII secolo si distinse per le grandi sperimentazioni, con automi che si muovevano addirittura attraverso un sistema di pesi: suonatori di flauto capaci di creare melodie differenti, anatre capaci di imitare i movimento dell'animale reale, giocatori di scacchi. Fino ad arrivare, nell'Ottocento, ad una produzione seriale, destinata all'alta borghesia, con una vera e propria industria, fra 1880 e 1920.<\/p>\n Automi di Angera.<\/strong> Le tre sale del Castello custodiscono preziosi automi: e grazie a un gioco si schermi, è possibile vedere il loro movimento. Abbiamo così una delicatissima equilibrista su un filo, due acrobati <\/p>\n impegnati in complicati esercizi ginnici, uomini intenti a fumare sigari e narghilè, una signora che poco elegantemente..usa un vaso da notte!<\/p>\n Alle scuderie!<\/strong> Nella bassa corte del castello, nelle antiche scuderie, sono invece ospitate bambole provenienti dai Paesi fuori dall'Europa. L'interesse sta proprio nel confronto fra le due realtà, la nostra e quella extra-europea, realtà dove alla bambola e ai giocattoli vengono ancora attribuiti valori magici, simbolici. La collezione ospitata da Angera è nata in seguito alla donazione di alcune collezioni, la Nozza Bielli, la Lo Curto e la Sessa.<\/p>\n Dal Giappone… al terzo Mondo – <\/strong>Un nutrito numero di bambole proviene dal Giappone e copre un arco cronologico molto vasto, dal XVII al XIX secolo. Bambole africane e sud-americane riportano il visitatore ad una atmosfera di magia, di ritualità, aspetto fondamentale della vita tribale. I materiali sono sempre vari: legno, perline, pasta vitrea per l'Africa, tela di lana per il Perù, terracotta cruda e dipinta dall'Amazzonia, fibra di cocco dal Brasile. Completano la raccolta semplicissimi giocattoli, spesso "di strada", creati con materiali poveri.<\/p>\n Finisce così "la gita" al Museo della Bambola, uno spazio per i più piccoli, senza dubbio, ma anche per chi vuole conoscere la vita di bambini di tanto tempo fa oppure molto lontani da noi. Una finestra sullo spazio e sul tempo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" automa funambola Una scala, dicevamo, che chiude il primo piano del Museo e porta più in alto, a ritmo della musica di un carillon. Qui in altre antiche stanze del castello trovano posto giocattoli molto speciali, ora fermi, immobili nelle vetrine, ma una volta capaci di muoversi: è la sala degli automi. La collezione – In […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":24659,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[39],"tags":[],"yoast_head":"\n
Ogni stanza è destinata ad un differente tema: musica, circo, vizi e virtù.
Un salto nel tempo, alla ricerca delle origini degli automi – <\/strong>Dare vita a creature inanimate attraverso il movimento, attraverso meccanismi metallici, una sfida che l'uomo ha sempre affrontato. Come dimenticare i robot raccontati da Asimov, i replicanti di Blade Runner?
Il termine greco significa "che si muove da sè".
Nell'antica Grecia si conoscevano delle macchine autòmata<\/em>, cioè che si muovevano da sé. Per dare vita al movimento i Greci si volsero allo studio delle forze fisiche esistenti in natura, come l'acqua, il vento, la forza del fuoco.<\/p>\n