{"id":24836,"date":"2011-07-21T05:19:54","date_gmt":"2011-07-21T05:19:54","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-07-22T09:29:43","modified_gmt":"2011-07-22T09:29:43","slug":"quale-architettura-per-la-citt","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/quale-architettura-per-la-citt\/","title":{"rendered":"Quale architettura per la citt\u00e0?"},"content":{"rendered":"
Architettura in città –<\/strong> Dopo il primo giro di interviste pre-elezioni (Intervista a cura di Clarissa Filippini dello scorso 29 aprile<\/strong>) si riparte con il dibattito e il confronto sul futuro di Piazza Repubblica a Varese. Una riflessione particolarmente lungimirante suggerisce <\/p>\n che "il Teatro non fa il Teatro":<\/strong> già oggi Varese sconta un seguito di pubblico in molti casi decisamente loffio e una proposta culturale che spesso si è rivelata di corto respiro, anche solo messa a confronto con le vicine Busto, Gallarate e Saronno – basti pensare all'assenza di compagnie stabili in città ma soprattutto al frequente mancato "stanziamento" degli artisti per le repliche degli spettacoli, con la conseguenza di diverse stagioni teatrali e musicali mordi e fuggi<\/em>.<\/p>\n Nomina sunt omina –<\/em><\/strong> Altro aspetto da non scordare è il nome del Teatro… In città, lo sponsor ha già scippato<\/em> l'intitolazione a Mario Apollonio <\/strong>che con Giorgio Strehler, Virgilio Tosi e Paolo Grassi fu tra i promotori della nascita del Piccolo Teatro di Milano ed è stato anche indimenticabile ed indimenticato docente di Letteratura Italiana all'Università Cattolica, dove nel 1955 presiediette la prima cattedra di Storia del teatro in Italia, in un'epoca nella quale la disciplina istituzionale della storia dello spettacolo non era ancora nata.
All'indomani degli incontri aperti al pubblico, ospitati in Sala Montanari,<\/strong> restano – e in molti casi si acuiscono – i dubbi sulle manovre di costruzione, sulla gestione del progetto, sul rapporto cemento-investimento culturale: Angelo Zappoli (SEL)<\/strong> spiega, in un'intervista rilasciata a RETE55, le ragioni delle sue perplessità: "I punti non chiari sono molteplici. Ne sottolineo tre: ancora stiamo parlando del contenitore e poco del contenuto, non sapendo chi, sul lato pratico, si farà carico dei costi di questo faraonico progetto. L'operazione culturale è certamente improcrastinabile ed urgente ma il piano urbanistico è oscuro: stiamo parlando di 120mila metri cubi di immobili in una piazza che già oggi non è propriamente un polmone verde. Ancora: si parla 24mila metri cubi di edifici residenziali e di 11mila di commerciali, là dove compaiono ogni giorno di più cartelli "vendesi" e "affittasi". L'Ordine degli Architetti ci invita anche a considerare quanto detto da Sartorelli e Gallina e a tenerne conto nella definizione degli scenari cui dovrebbe tendere la struttura teatrale, ma allora se non conosciamo questi scenari possiamo proseguire nell'impresa?". <\/p>\n