{"id":24980,"date":"2011-08-18T06:09:24","date_gmt":"2011-08-18T06:09:24","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-08-23T10:14:07","modified_gmt":"2011-08-23T10:14:07","slug":"in-un-libro-la-storia-del-libro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/in-un-libro-la-storia-del-libro\/","title":{"rendered":"In un libro, la storia del libro"},"content":{"rendered":"

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\"LaLa copertina del volume che
raccoglie gli Atti del Convegno<\/span><\/div>\n

Di quali modelli concreti e reali ci si serviva per corredare i codici miniati?<\/strong> Chi dettava i soggetti e suggeriva le immagini e come venivano reclutati gli illustratori? A queste e a molte altre domande tenta di dare una risposta il volume a cura di Francesca Flores D'Arcais e Fabrizio Crivello <\/strong>che raccoglie gli atti del convegno "Come nasce un manoscritto miniato? Scriptoria, tecniche, modelli e materiali",<\/strong> organizzato a Milano nel marzo del 2008<\/strong>. <\/p>\n

"Ci sono i materiali, i colori, i ricettari, i costi: ci sarebbe poi da indagare dove venivano conservati fisicamente i manoscritti: in casse in armadi, nelle sacrestie; e non solo quelli liturgici, ma anche quelli eseguiti da privati: non parlo solo dei signori, ma anche dei professori di diritto o dei professori di medicina", spiega la D'Arcais nel testo introduttivo al volume edito dalla Franco Cosimo Panini.
Un universo, quello del codice miniato, complesso, ricco di suggestioni e agganci non solo con la storia dell'arte, ma anche con la storia del diritto, delle Università, della liturgia, dell'economia e della medicina.
Il più grande merito del volume che raccoglie gli atti del convegno è quello di affrontare un argomento vastissimo attraverso casi specifici e concreti,<\/strong> dando conto di informazioni puntuali sul trattamento delle pergamene, sulla distribuzione e compilazione dei testi, sui colori e i segni grafici specifici. <\/p>\n

Nelle oltre duecentoquaranta pagine del testo, inoltre, vengono esaminati una ricca casistica di manoscritti, presentando diversi casi specifici di ateliers, maestranze di tradizione artigianale e nuove realità monastiche, fornendo ampie informazioni sul sistema di produzione libraria e sulle modelità di lavoro degli amanuensi, così come avviene nell'intervento di Guglielmo Cavallo<\/strong> intitolato: "Qualche riflessione sul rapporto tra luoghi, sistemi e tecniche della produzione libraria tra antichità tarda e secoli di mezzo". Molte informazioni tecniche – ivi compresi i ruoli e le attività degli operatori che intervengono nella preparazione del codex e il complesso e specifico sistema tachigrafico – emergono dallo studio di Giacomo Baroffio<\/strong> dedicato al rapporto tra "testo, musica e immaginazione nei libri liturgici tra conflittualità e armonizzazione". L'universo dei manoscritti della Bulgaria, di Nicea e di Costantinopoli è affrontato nello studio firmato da Axinia Dzurova<\/strong> che parla a proposito degli antichi libri di "mistero affascinante e di carisma trasmesso dalle antiche pergamene". <\/p>\n

Caso eccezionale di lusso, il Sacramentario di Drogone di Metz, figlio illegittimo di Carlomagno, presenta una preziosa legatura con plaquettes in avorio. L'analisi puntuale di questo capolavoro conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi è ricostruita nell'affondo di Jean-Pierre Caillet<\/strong>.<\/p>\n

Interessante anche il confronto tra miniatura, pittura su tavola e affreschi nella Catalogna romanica proposti da Manuel Castineiras<\/strong>, che rivela le tangenze tra pittura, <\/p>\n

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miniatura e oreficeria per quel che concerne i programmi iconografici e i progetti compositivi.   <\/p>\n

Esemplari notevoli di codici dell'età moderna sono forniti da Antonio Iacobini e Gennaro Toscano<\/strong> in: "Illustrare Omero nell'Italia del Quattrocento. Sanvito, Rhosos e Gaspare da Padova nell'Iliade vaticana", ovverosia il Vat gr. 1626, vero capolavoro incompiuto della miniatura del Rinascimento italiano, che il cardinale Gonzaga fece trascrivere e miniare negli ultimi anni della sua vita. Ma soccorre a ricostruire le procedure e i metodi degli atelier dei miniatori anche l'esempio riportato da Caterina Zaira Laskaris,<\/strong> intitolato: "Un ricettario marchigiano quattrocentesco per miniatori", dedicato al codice miscellaneo 99 della Biblioteca Comunale di Fermo, una sorta di diario famigliare che raccoglie appunti, note, ricette mediche e cosmetiche e istruzioni utili alla preparazione di materiali per la pittura e la miniatura. Notevole e utile alla comprensione di alcuni nodi tecnici è l'approfondito studio di Federica Toniolo<\/strong>: "Tecniche e metodi della miniatura a Ferrara nel Rinascimento".<\/p>\n

Ai materiali e ai prezzi della produzione libraria di Napoli in età angioina<\/strong> è dedicato l'intervento di Alessandra Parriccioli Saggese,<\/strong> mentre i modelli delle illustrazioni di strumenti chirurgici di un manoscritto dell'Ambrosiana sono trattati nell'intervento di Clara Castaldo<\/strong>.
Ricchissimi di riferimenti storici e di confronti con numerosi esemplari miniati conservati in biblioteche europee e non, sono gli studi di Giuseppa Zanichelli<\/strong> che affronta "La funzione del disegno nei codici italiani fra XI e XII secolo" e di Marco Petoletti<\/strong>, intitolato: "Littera de penna, littera de pennello.<\/em> Storie di manoscritti ambrosiani miniati".<\/p>\n

Come nasce un manoscritto miniato?
A cura di Francesca Flores D'Arcais e Fabrizio Crivello
<\/strong>Atti del Convegno – Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Biblioteca Ambrosiana, 6-7 marzo 2008
2010 Franco Cosimo Panini
246 pagg., 40,00 Euro <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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