{"id":25133,"date":"2011-09-09T06:07:59","date_gmt":"2011-09-09T06:07:59","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-09-09T09:55:48","modified_gmt":"2011-09-09T09:55:48","slug":"l-ultimo-tesoro-degli-amici-del-libro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-ultimo-tesoro-degli-amici-del-libro\/","title":{"rendered":"L’ultimo tesoro degli Amici del Libro"},"content":{"rendered":"
Una sorta di scatola magica, un contenitore geometrico di asciutta semplicità e denso significato semantico, tanto da ricordare da vicino i "target" di Jasper Johns, forse il più criptico nel mezzo della Pop art. "Un rapporto di amicizia e di stima nato diversi anni fa e concretizzatosi in numerose collaborazioni", ci spiega l'elegantissima consorte di Zanzotto, Marisa. Data infatti 1979, il libro d'artista Circhi e cene, Circuses and Suppers<\/em>, stampato da Gabriel Rummonds <\/strong>e Alessandro Zanella<\/strong>. Richiamabile al filone Pop è soprattutto la struttura dell'opera di Joe Tilson, abbagliante nei suoi colori, semplicissima nel materiale scelto, colta e criptica quanto basta. Di Joe Tilson, Sandro Parmiggiani scrive: "…lui aveva davvero fatto, nella giovinezza, il falegname – e il retaggio di quella capacità di pensare che hanno le mani dell'artigiano, del loro sapere dominare il più nobile e il più vivo dei materiali, il legno, avrebbe per sempre segnato il suo linguaggio d'artista – e proprio nel 1969 aveva scelto di vivere nella solitudine della campagna umbra, immerso nella natura, in un luogo lontano da clamori e distrazioni, senza elettricità e senza telefono – ama ricordare Joe che, mentre alcuni suoi colleghi s'avvicinavano sempre più alla politica, lui si ritirava in campagna, cercando di coltivare e allevare tutto ciò che gli poteva servire. Eppure, a quel tempo, Tilson già era un artista affermato, tanto da essere considerato uno dei protagonisti della Pop art e da essere stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1964, l'anno in cui la Pop sembrò, con il Gran Premio per la Pittura a Robert Rauschenberg, sancire il suo trionfo e la sua supremazia…". L'opera di Joe Tilson presentata a Milano giovedì sera Una sorta di scatola magica, un contenitore geometrico di asciutta semplicità e denso significato semantico, tanto da ricordare da vicino i "target" di Jasper Johns, forse il più criptico nel mezzo della Pop art. Presentato ieri sera, nella sede milanese dell'Associazione Cento Amici del Libro, il […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":25134,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[36,230,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
Presentato ieri sera, nella sede milanese dell'Associazione Cento Amici del Libro,<\/strong> il multiplo realizzato da Joe Tilson per custodire "Il vero tema", le poesie inedite di Andrea Zanzotto<\/strong>.
Tilson ha concepito quattro tavole all'acquatinta, tirate da Roberto Gatti, la copertina in serigrafia e il superbo contenitore in legno dipinto che appare come un richiamo esplicito alla città di Venezia, alle merlature delle facciate architettoniche sui canali, ai mosaici in pasta vitrea, alle tante Ca': d'Oro, Pesaro… <\/p>\n
E' possibile intuire un parallelo tra il coloratissimo multiplo di Tilson (giacchè esiste anche la versione dorata, puramente bizantina ma anche afasica e mistica quanto Yves Klein) e l'impasto linguistico che fa della poetica di Zanzotto una densa e costruita ziqqurat di espressioni infantili, di coltissime traslitterazioni greche, inserti poliglotti e profonde riflessioni filosofiche-esistenziali. Tanto il linguaggio di Joe Tilson quanto il fraseggio di Zanzotto si alimentano di innovazione e deformazione, ma soprattutto riflettono sulla costruzione del discorso, sul vociferare babelico o sull'estremo silenzio. <\/p>\n
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