{"id":25381,"date":"2011-10-13T10:54:53","date_gmt":"2011-10-13T10:54:53","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-10-14T10:06:16","modified_gmt":"2011-10-14T10:06:16","slug":"i-capolavori-di-giorgio-da-saronno","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/i-capolavori-di-giorgio-da-saronno\/","title":{"rendered":"I capolavori di Giorgio da Saronno"},"content":{"rendered":"<div class=\"news_image\" style=\"float: left\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Vergine col Bambino fra Sante e donatori, 1522\" height=\"233\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/cc5c5d89a24cee16e79b7e2bca00e0ce.jpg\" width=\"165\" \/><span>Vergine col Bambino fra Sante e <br \/>donatori, 1522<\/span><\/div>\n<p>L&#39;occasione del loro strappo e del successivo restauro ha fornito la possibilit&agrave; di approfondire e riconsiderare la loro posizione storico-artistica. Il primo grande affresco firmato da <strong>Giorgio da Saronno<\/strong> raffigurante la <em>Vergine col Bambino fra Sante e i due donatori<\/em> era collocato in origine sulla parete situata alla sinistra di chi entrava nell&#39;Oratorio (la parete volta a nord); ad esso era stata addossata una grande cornice architettonica di gusto classicheggiante. Accanto a questo era l&#39;altro affresco dello stesso maestro raffigurante <em>San Francesco nell&#39;atto di ricevere le stigmate <\/em>e <em>San Rocco<\/em>. Entrambi ricoprivano le pi&ugrave; antiche pitture d&#39;et&agrave; alto-medioevale.<br \/><strong><br \/>I due affreschi di Giorgio da Saronno<\/strong>. Il primo affresco, sulla pedana del trono della Vergine, reca l&#39;iscrizione BERNARDINVS DE ALBERTONIBVS DE BVSTI HOC OPVS FECIT \/ FIERI 1522 DIE 5 OCTOBRIS GEORGIVS DE SERONO PINSIT, quasi illeggibile verso la parte destra e molto abrasa. La scritta chiarisce, senza ombra di dubbio, <strong>l&#39;identit&agrave; del committente: Bernardino degli Albertoni<\/strong>, notaio milanese (residente in Porta Vercellina) ma che saltuariamente abitava in Busto Garolfo e che deve essere identificato nel personaggio inginocchiato alla sinistra della composizione. L&#39;altra figura maschile a questi contrapposta si deve, con buona probabilit&agrave;, identificare con suo figlio. La rimozione della grande cornice lignea in occasione dei lavori di restauro ha permesso di rintracciare, sotto alle colonne, due stemmi nobiliari affrescati sulle paraste dell&#39;incorniciatura prospettica che racchiude la scena. Quello di sinistra, con uno stemma sagomato che racchiude fasce rosse a scaglioni alternate a campi in bianco sormontate da un&#39;aquila, ricorda effettivamente lo stemma degli Albertoni Picenardi di Milano e Cremona se non fosse proprio per il particolare dell&#39;aquila che potrebbe aver a che fare con la vicina Nerviano. Per il vicino monastero degli Olivetani a Nerviano, il maggior rappresentante della vecchia scuola lombarda, Ambrogio <strong>Bergognone<\/strong>, aveva eseguito, nell&#39;anno stesso in cui Giorgio da <\/p>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: right\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"San Francesco riceve le stigmate e San Rocco, 1522\" height=\"233\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/881c46bcb010d8ead66a13a3d96db5ef.jpg\" width=\"183\" \/><span>San Francesco riceve le stigmate e <br \/>San Rocco, 1522<\/span><\/div>\n<p>Saronno firmava i suoi affreschi in San Salvatore, la grande Pala con l&#39;<em>Assunzione di Maria <\/em>da collocare nella Chiesa di Santa Maria dell&#39;Incoronata e oggi nella Pinacoteca di Brera a Milano. &Egrave; probabile che esista qualche connessione poich&eacute; nelle figure delle Sante ai lati del trono della Vergine, Giorgio da Saronno mostra di conoscere le opere del Bergognone e, particolarmente, le figure monumentali affrescate dal Bergognone oltre venticinque anni prima nella chiesa di San Satiro a Milano.<\/p>\n<p>Tutta la scena ricreata da Giorgio da Saronno in San Salvatore, in realt&agrave;, &egrave; una <strong>commistione fra vecchia tradizione pittorica milanese e influenze di nuove tendenze artistiche<\/strong>, a cominciare dal grandioso e fin quasi sproporzionato baldacchino, quasi una tenda militare da campo, sotto alla quale sono alloggiate le figure, la cui origine risale ad una tradizione figurativa goticheggiante, come nelle immagini della <em>Madonna della Misericordia<\/em> venerata a Milano prima della costruzione del Duomo. Giorgio da Saronno conosce i vecchi esponenti della scuola pittorica milanese. Oltre che il Bergognone, citato quasi alla lettera nella Santa che sembra dialogare con il Cristo fanciullo (la terza da destra), egli sembra conoscere anche <strong>Ambrogio Bevilacqua<\/strong> che dei modelli e delle tipologie del Bergognone fu uno dei maggiori diffusori al punto che, le sue opere, sono spesso state scambiate per quelle del grande Lombardo, e, addirittura, Matteo de&#39; Fedeli, pittore questo in rapporto col Duomo di Milano e con Bramante. Ancor pi&ugrave; tradizionale la presentazione dei due committenti, mostrati inginocchiati e di profilo secondo uno schema fissamente ripetitivo: il Bernardino Albertoni raffigurato a sinistra presenta per&ograve; singolari somiglianze con il <em>nobilis de Crivellis<\/em> dipinto nell&#39;affresco della Cascina del Soccorso a Uboldo (datato 1507 e di cui egli fu il committente), che, per lungo tempo, &egrave; stato ritenuto la prima opera conosciuta di Bernardino Luini ma che oggi deve essere restituito a Bernardino de Quagis de Marchixellis de Inzago detto il Bernazzano, l&#39;artista gi&agrave; ricordato dal Vasari, noto per la sua specializzazione in paesaggi solitamente aggiunti alle opere di Cesare da Sesto.<\/p>\n<p>Nonostante non sia un pittore &quot;moderno&quot;, nel senso cinquecentesco del termine, ma pittore legato, nonostante le date <em>1522<\/em> da lui apposte sugli affreschi di Casorezzo, ad una concezione tutta quattrocentesca dell&#39;arte, Giorgio da Saronno sembra qui accogliere qualche suggestione proveniente dall&#39;officina dei pittori leonardeschi, Marco d&#39;Oggiono e Luini soprattutto, anche se egli non riesce a cogliere, n&eacute; avrebbe le capacit&agrave; tecniche per rappresentarli, i moti spirituali dei personaggi secondo quelli che erano stati i precetti di Leonardo. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Vergine col Bambino fra Sante e donatori, 1522 L&#39;occasione del loro strappo e del successivo restauro ha fornito la possibilit&agrave; di approfondire e riconsiderare la loro posizione storico-artistica. 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