{"id":25603,"date":"2011-11-14T04:08:19","date_gmt":"2011-11-14T04:08:19","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-11-14T06:14:19","modified_gmt":"2011-11-14T06:14:19","slug":"performance-versus-contemplazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/performance-versus-contemplazione\/","title":{"rendered":"Performance versus contemplazione?"},"content":{"rendered":"
Finissage con visita guidata –<\/strong> Un incontro con gli autori Michele Bazzana, Sergio Limonta, Giovanni Morbin, Ze Coeupel <\/strong>per meglio comprendere la mostra "When the Impossible Happens<\/strong>" conclusasi domenica 13 al MAGA di Gallarate. Un'occasione preziosa non solo per ripercorrere le tappe principali degli eventi performativi che hanno coinvolto il museo e il tessuto cittadino per circa un mese, ma anche per vedere, gettati sul tavolo, i principali temi del dibattito culturale ed artistico sulla performance o sull'esecuzione musicale e teatrale.<\/p>\n La riscoperta e l'esaltazione della percezione sensoriale e dell'immaginazione contro il semplice impiego della ratio<\/em>.<\/strong> Forse, in questo modo, si potrebbe sintetizzare il nocciolo degli eventi performativi, pur con le dovute differenze. (Sounds True, Inc. Boulder, Co, 2006).<\/p>\n Ciò che è stato messo maggiormente in luce, durante l'incontro con gli artisti, è che la performance abbatte ogni confine o genere tra le arti, facendosi vero e proprio luogo d'incontro fra differenti discipline.<\/strong> La performance mette l'accento sul momento dell'azione, sulla realizzazione dell'opera piuttosto che sull'oggetto.<\/p>\n Il cerchio aperto – <\/strong>Moltissimi gli interrogativi aperti nel e a partire dal dibattito (peccato per il poco tempo lasciato alle domande del pubblico). E se pare che, nelle arti del nostro tempo, la netta opposizione tra "contemplazione" e "coinvolgimento" sia maggiormente sfumata, resta il dubbio sul fatto che, da certi autori, tutto venga necessariamente problematizzato, magari con qualche artificio di troppo o con qualche estenuante atteggiamento da "genietto ingenuo e timidone". Si sottraggono a questa impressione due lavori di grande <\/p>\n spessore presentati a Gallarate: lo strepitoso Augustian Melody <\/em><\/strong>messo in scena dalla Societas Raffaello Sanzio<\/strong>: una sorta di immenso sudario, dal quale percolano parole sussurrate, un racconto intessuto e lacerato, per poi essere nuovamente ricomposto. <\/p>\n Altra cima, capace di spiccare su tutti, è il lavoro di Ze Coeupel (alias Ambra Pittoni e Paul-Flavien Enriquez-Sarano),<\/strong> intitolato I love you teach me something<\/em><\/strong>, un vero e proprio sistema di relazioni e conoscenze reciproche che ha preso forma nel tempo e negli spazi del museo. Un dono raccontato, e scritto sulla sabbia, di nozioni e discorsi provenienti dalle realtà extracomunitarie.<\/p>\n Di grande valore è stato anche "Drive in. Studio per uno spettatore", proposto da STRASSE, alias Francesca De Isabella e Sara Leghissa. <\/strong>Un viaggio in cui l'estetica del cinema e del teatro si sono mescolate e confuse con la quotidianità cittadina, aprendo scenari inaspettati. Le artiste, infatti, hanno realizzato un vero e proprio spettacolo itinerante attraversando alcune precise zone della città di Gallarate. L'unico spettatore previsto per ogni viaggio, compiuto in macchina, si imbatteva in scene e brevi flash paradossali predisposti dalle artiste per modificare profondamente la percezione ordinaria degli spazi urbani e trasformare, per il tempo prestabilito dell'azione, lo spazio reale in finzione scenica. L'incontro con gli artisti al MAGA di Gallarate Finissage con visita guidata – Un incontro con gli autori Michele Bazzana, Sergio Limonta, Giovanni Morbin, Ze Coeupel per meglio comprendere la mostra "When the Impossible Happens" conclusasi domenica 13 al MAGA di Gallarate. Un'occasione preziosa non solo per ripercorrere le tappe principali degli eventi performativi che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":25604,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[38,230,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
Dove finisce la realtà e dove inizia la fiction? Fin dove si spinge la ratio <\/em>e dove inizia ad agire l'intelligenza creativa? E' possibile istituire delle soluzioni di continuità nell'arte, coinvolgendo pienamente lo spettatore, rompendo cioè l'inerzia della contemplazione dell'oggetto? Il soggetto può tornare attivo in un'esperienza estetica che nella performatività si rivela come unicum <\/em>irripetibile? Non è un caso che il titolo della mostra abbia fatto riferimento alla percezione e ai suoi stati psichici come dotati di grande potenziale evolutivo (da Grof definiti "emergenza spirituale"), ispirandosi direttamente al saggio di Stanislav Grof, psichiatra e teorico della psicologia transpersonale<\/strong>, When the Impossible Happens. Adventures in Non-Ordinary Reality <\/em><\/p>\n
Un altro interrogativo, infine, riguarda lo spazio che i concetti di "simbolo" e di "memoria" trovano all'interno di azioni che coinvolgono lo spettatore forse per una volta soltanto. <\/p>\n
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