{"id":25767,"date":"2011-12-01T11:42:17","date_gmt":"2011-12-01T11:42:17","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-12-02T08:36:13","modified_gmt":"2011-12-02T08:36:13","slug":"i-luoghi-dismessi-di-ossola","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/i-luoghi-dismessi-di-ossola\/","title":{"rendered":"I luoghi dismessi di Ossola"},"content":{"rendered":"
\"GeometrieGeometrie spontanee, 2004<\/span><\/div>\n

Vedute dell'hinterland milanese, fabbriche e cantieri abbandonati, scantinati vuoti e silenziosi interni domestici: scenografie e spazi desolati carichi di solitudine, mistero e inquietudine. Nelle sue opere, maturate nell'alveo dell'esperienza informale, Giancarlo Ossola (Milano, 1935) <\/strong>intraprende una concitata indagine del territorio urbano e delle sue inevitabili metamorfosi. In particolare i suoi interni<\/strong> – inizialmente intitolati "depositi della memoria" – seppur privi di qualsiasi presenza umana, brulicano di oggetti, apparizioni privilegiate depositarie della memoria umana. Come scrive l'artista negli anni Ottanta, questi «luoghi marginali sono serbatoi di una realtà declassata e di un'umanità latente, in gestazione per un futuro risveglio». Sono luoghi opachi, dismessi, in cui si coagula la densa materia pittorica, ridotta a pochi toni terrigni e appena mossa da piccoli tocchi di rosa, <\/p>\n

\"LaLa stanza, 2003, olio su tela<\/span><\/div>\n

rossi, arancio, azzurri e verdi.<\/p>\n

Ossola, sottolinea il curatore Piero Del Giudice,<\/strong> «è consapevole che la simulazione della <\/em>e la comparazione con la <\/em>materia organica – messe in atto sulla tela dalla generazione dei padri con l'invaso e il cretto delle paste cromatiche – hanno perso, al suo tempo, le spinte originali, le ragioni sorgive e insorgenti. La stratificazione di materia germinante nel quadro, la materia originaria, il natura-naturans <\/em>delle poetiche di Francesco Arcangeli per la generazione degli "ultimi naturalisti" [Morlotti, Moreni, le hautes pâtes <\/em>di Chighine e le messi di Giunni], non trovano più sostegno e supporto perché – nell'arco di una generazione e al cuore del secolo – è avvenuta una gigantesca mutazione sociale e culturale. I luoghi <\/em>dell'informale sono vuoti, un processo di enclosure of commons – <\/em>di espropriazioni e recinzioni di territori liberi interni ed esterni <\/em>– ha scardinato i territori, le campagne sono state svuotate, le cascine e i campi abbandonati.
Disdette e sanmartini con povere suppellettili, nuove recinzioni, hanno generato voragini e vuoti, architetture dell'abbandono e del buio, la scena e la vita da rurale si è fatta metropolitana, il tempo circolare <\/em>delle stagioni esiliato nella città fordista<\/em>, nel grande metronomo della turnazione taylorista».<\/p>\n

L'adesione dell'artista al linguaggio dell'informale si traduce nell'esilio di luoghi e oggetti<\/strong>, dove egli capta e poi riscatta tutte le tracce delle presenze umane che vi hanno transitato.
<\/p>\n

Giancarlo Ossola. Interni del secolo breve
<\/strong>Tele, tempere su carta, disegni 1962-2010
<\/strong>a cura di Piero Del Giudice
<\/em>Galleria d'arte La Colomba
Via al Lido 9, Lugano (CH)
Tel. +41 91 972 21 81
Orari: da martedì a sabato dalle 14.00 alle 18.30
domenica e giorni festivi dalle 14.30 alle 18.00<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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