{"id":26044,"date":"2012-01-19T18:00:26","date_gmt":"2012-01-19T18:00:26","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-01-20T09:38:44","modified_gmt":"2012-01-20T09:38:44","slug":"maga-o-non-maga","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/maga-o-non-maga\/","title":{"rendered":"MAGa o non MAGa"},"content":{"rendered":"
Sarà Flavio Caroli, storico dell'arte e docente universitario, a guidare, come presidente, la Fondazione Zanella di Gallarate. E questo, nella velocissima e svalutata comunicazione, non è più notizia. Oggi Flavio Caroli figura certamente nell'Olimpo dei critici d'arte più mediaci come Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi. Nomi che, per un verso o l'altro, sono stati tangenti – o qualcosa di più – al Museo di Gallarate.<\/p>\n Era il 2007 quando l'ex Sindaco Mucci aveva in mente di accreditare l'allora Gam tra le gallerie dei "quattro motori" d'Europa <\/strong>(Catalunya, Rhône-Alpes, Baden-Württemberg), chiamando, come "consulenti vip" del comitato scientifico-mediatico, Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio (il fascino degli opposti, verrebbe da dire).<\/p>\n L'obiettivo? Abbassare i costi di gestione e aumentare il livello qualitativo delle mostre.<\/strong> Passa l'estate del 2007 e l'inaugurazione della nuova, bellissima struttura deve ancora aspettare. Ma i lavori proseguono, con non pochi straordinari. Intanto il solo nome rimasto in lizza come consulente esterno per il comitato scientifico museale è quello di Daverio. Incarico che arriva nell'autunno. qualcosa che nasca sotto l'immenso e lombardo astro di Leonardo che, per via diretta, scende giù, giù fino al Piccio e a Segantini. Questa era l'antropologica via, proposta da Daverio, da intitolarsi "Terra Insubre". Intanto, si avvicendano cambiamenti complessi che mettono in gioco equilibri, appetiti, aspirazioni e dubbi sullo spostamento della sede museale. E qualche capovolgimento. Poi anche le cariche e gli avvicendamenti politici fanno il loro corso.<\/p>\n Su un red carpet hollywoodiano arriva la sera di gala del marzo 2010: <\/strong>apre la nuova, sfavillante sede del MAGa<\/strong>, l'acronimo furbo che strappa un sorriso e si lascia memorizzare facilmente. Modigliani, l'arte dei camaleontici anni '80 e Giacometti. Ormai è cronaca. Ma il primo capitolo di questa storia è negli anni '50<\/strong>, quando Silvio Zanella inventò il Premio d'arte Gallarate.
Più interessante ripercorrere, come antidoto alle amnesie storiche, la vicenda recente in quel del Museo Civico.
In poco meno di un quinquennio,<\/strong> capovolgimenti di rotta, grandi successi di pubblico, smentite e mugugni di diverso colore politico si sono avvicendati nel museo cittadino che ha cambiato non solo sede e nome, ma anche ragione sociale. Era comunale, ora è gestito da una Fondazione, di cui il Comune è socio col ministero dei Beni culturali e alcuni partner istituzionali e privati.<\/p>\n
L'allora Fondazione era ancora "costituenda" e la grande vela di mattoni rossi di via De Magri in via di rifiniture.
In quei tempi, l'assessore alla cultura era Raimondo Fassa e il Presidente della Commissione Cultura, Alessandro Petrone.
E così si parlava di "asse culturale Milano-Gallarate".<\/p>\n
Ma veniamo al capitolo mostre: si affaccia l'idea di un <\/p>\n
E invece no: una pioggia di consensi e di successi arriva per l'azzeccata "Trame di Penelope".<\/strong><\/p>\n
I fatti si rincorrono con accellerazione e valzer di cambi ai vertici.<\/p>\n
Oggi si sa che le grandi mostre che fanno numero e cassa devono convivere con quelle di ricerca.
E non va dimenticato che sono due le anime che storicamente battono nel cuore del MAGa. Una più sensibile alle radici, alla conservazione e all'incremento della preziosa collezione permanente, l'altra agli eventi di arte attuale, a proposte alternative e di frontiera. Per ora in fecondo connubio, sebbene scrutandosi con qualche sospetto.
Tuttavia lascia perplessi la spasmodica ricerca del vip. E l'idea che vede un museo solo uno sforna-mostre.