{"id":26294,"date":"2012-02-23T10:40:45","date_gmt":"2012-02-23T10:40:45","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-02-24T07:43:47","modified_gmt":"2012-02-24T07:43:47","slug":"passar-collezionista-per-passione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/passar-collezionista-per-passione\/","title":{"rendered":"Passar\u00e9, collezionista per passione"},"content":{"rendered":"
All'inizio del Novecento si tendeva – erroneamente – a riunire sotto un'unica etichetta «primitiva» tutte le arti che non avevano avuto origine dalla tradizione occidentale, ma ben presto il fascino e l'autenticità dei manufatti tribali conquistarono l'Europa ipnotizzando con la loro carica formale e la rozza espressività anche le avanguardie storiche. Le opere di alcuni artisti (ricordiamo Gauguin, Modigliani, Brancusi, Picasso, Ernst, ecc) si caricarono di evidenti riferimenti e iniziò a prendere piede un mercato d'arte che andò ad alimentare le prime grandi collezioni pubbliche e private. In Italia il fenomeno ebbe poco seguito ma tra le rare raccolte d'arte tribale del nostro Paese spicca, per ampiezza e varietà di composizione, la Collezione di<\/strong> Alessandro Passaré (1927-2006)<\/strong>, medico milanese attivo nella seconda metà del Novecento.<\/p>\n Avvicinatosi all'arte primitiva, anche grazie al legame con Enrico Baj, Lucio Fontana e Wifredo Lam (quest'ultimo figlio di un ricco commerciante cinese e di una donna di origini afro-europee), e conquistato dall'arte<\/strong> africana<\/strong>, <\/p>\n che lo stregò a tal punto da portarlo in giro per il continente, Passaré è riuscito a mettere insieme una nutrita biblioteca e una collezione che vanta oltre 400 reperti. Viaggi documentati da 15.000 diapositive, quaderni e appunti – corredati da vere e proprie schede catalografiche delle opere – raccontano e spiegano la "magia" di questi oggetti. In mostra, tra maschere, feticci, pugnali, amuleti e bracciali, delle Teste cimiero<\/strong><\/em>, manufatti in legno ricoperti di pelle d'antilope e pigmenti, che venivano portati durante le danze organizzate in occasione di funerali o di riti d'iniziazione delle società segrete Ekoi, e delle Figure zoomorfe<\/strong><\/em> assemblate con sostanze vegetali (legno, vischio, noce di cola, ecc) e animali (ossa, zanne, artigli) che fungevano da "mediatori" tra il mondo degli uomini e quello degli stregoni-antenati. Particolarmente suggestive, inoltre, la statuetta in legno – lucidato con resina e olio di palma – del Guardiano di reliquiario<\/strong><\/em>, una figura proveniente dall'etnia Fang del Gabon che sovrastava i reliquiari in cui venivano raccolte le ossa degli antenati, utilizzate per entrare in contatto con loro, e la Machera Kple<\/strong><\/em>, manufatto discoidale proveniente dall'etnia Baule della Costa d'Avorio, indossato durante il rituale della danza Goli che segnava il passaggio dei giovani dalla pubertà alla maturità. Alessandro Passaré. «Mal d'Africa» <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il salotto intellettuale di Alessandro Passaré All'inizio del Novecento si tendeva – erroneamente – a riunire sotto un'unica etichetta «primitiva» tutte le arti che non avevano avuto origine dalla tradizione occidentale, ma ben presto il fascino e l'autenticità dei manufatti tribali conquistarono l'Europa ipnotizzando con la loro carica formale e la rozza espressività anche le […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":26295,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
«<\/strong>Protagonista del collezionismo italiano di arte africana»<\/strong>, Passaré «<\/strong>riusci\u0300 a comprare un numero straordinario di opere, pur non perdendo mai la passione per gli oggetti raccolti sul campo, specialmente i manufatti in pietra, che nella loro forma essenziale e "primitiva", evocavano un mondo esotico ormai alla portata di tutti: i moderni esploratori aiutati dalla grande industria del turismo».
<\/strong><\/p>\n
<\/strong>Dal 27 ottobre al 30 settembre 2012
Castello Sforzesco, Milano
Orari: tutti i giorni, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 – lunedì chiuso
Per maggiori info.: Tel. 02.88.46.37.44 <\/p>\n