{"id":26312,"date":"2012-02-27T08:39:38","date_gmt":"2012-02-27T08:39:38","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-03-02T09:26:45","modified_gmt":"2012-03-02T09:26:45","slug":"l-inferno-bagnato-di-ranza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-inferno-bagnato-di-ranza\/","title":{"rendered":"L’inferno bagnato di Ranza"},"content":{"rendered":"
Pioggia che cade sul terreno.<\/strong> Non quello arso che appena accoglie le prime gocce emana l'odore di umido campestre. Questa volta, piove all'inferno, tra "sospiri, pianti e alti guai". In una sintesi efficace, alcuni scatti sembrano richiamare, certe fotografie astratte e immagini caleidoscopiche di Alvin Langdon Coburn<\/strong>, le cosiddette "Vortograph<\/strong>", come le battezzò Ezra Pound. Altre richiamano invece i colori accesi e infuocati dei paesaggi fotografati da David Miller<\/strong> negli anni '90 o alcune fotografie di Harold Edgerton<\/strong> ottenute attraverso l'uso dello stroboscopio.<\/p>\n A Ranza, in questi ritratti bagnati e infiammati, non <\/strong><\/p>\n resta che interpretare le universali inquietudini del suo e nostro secolo,<\/strong> abbandonandosi al fascino della deformazione e dell'ambiguità delle figure, fino agli scatti quasi bicromatici nei quali il tormento esistenziale e il carattere sinistro e spettrale si stemperano in una sofferta serenità.<\/p>\n Realistici e irrealistici, grotteschi e surreali i suoi personaggi urlano un'angoscia che nessun uomo oserebbe confessare. E pare che la poetica di Ranza costruisca la propria struttura espressiva sull'assunto che oltre alla realtà del mondo esterno esiste la realtà inconscia, una soggettività che conferisce maggior intensità e verità all'opera. Contrario ad ogni forma di astrattismo, l'artista resta aggrappato alla realtà sulle orme dei grandi maestri del passato, da Rembrandt a Velàzquez, da Cézanne a Van Gogh, sviluppando un interesse per le forme antropomorfe, per l'ambiguità insita in esse e trovando infine la propria personale dimensione in un realismo esasperato, agli estremi limiti della figurazione. <\/p>\n Pochi come Ranza osano<\/strong> – perchè di azzardo si tratta – esprimere,<\/strong> dopo i drammi epocali della nostra era, la tragedia dell'individuo e gli aspetti oscuri dell'esistenza all'interno di una società esteriormente vincente e protesa verso un progresso – forse – portatore di benessere.<\/p>\n Pioggia all'inferno
<\/strong>
Lo si potrebbe quasi ribattezzare "il caso" fotografico di Riccardo Ranza.<\/strong>
Attraverso la forza comunicativa che solo l'arte riesce ad esprimere, la serie di scatti raggiunge una forte intensità espressiva, ottenuta attraverso una miscela di fonti<\/strong> che sono nello stesso tempo riconoscibili ma stravolte, distinguibili l'una dall'altra ma combinate e rimescolate in un modo talmente inatteso da risultare sempre nuove e sconvolgenti. Echi dell'Espressionismo, deformazioni e forme semplificate provenienti dalla figurazione di Picasso o dalla pittura surrealista, sfocature e inquadrature tipiche della fotografia.<\/p>\n
Mostra personale di Riccardo Ranza
<\/strong>Varese, Galleria Bucaro, via Vetera 1
Dal 20 febbraio al 10 marzo
Ingresso libero