{"id":26325,"date":"2012-02-29T18:05:20","date_gmt":"2012-02-29T18:05:20","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-03-05T05:29:20","modified_gmt":"2012-03-05T05:29:20","slug":"giuseppe-bossi-da-busto-a-brera","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/giuseppe-bossi-da-busto-a-brera\/","title":{"rendered":"Giuseppe Bossi, da Busto a Brera"},"content":{"rendered":"
Fine dicitore –<\/strong> Fu anche poeta dialettale. Ma i meriti indimenticabili e più importanti, Giuseppe Bossi (Busto Arsizio 1777 – Milano 1815) li conquistò nel campo dell'Arte.<\/strong> Dimenticato dalla storiografia a lui successiva, Bossi fu pittore, critico, scrittore, insomma una delle figure più interessanti del tardo Settecento lombardo. "Il suo principale campo d'azione fu l'Accademia di Brera". Silvio Mara, storico e critico dell'Arte, ha conseguito il Dottorato all'Università Cattolica di Milano e presenta, nei nostri studi, la figura dell'eminente discepolo di Appiani.<\/p>\n L'ascesa –<\/strong> "Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera, una borsa di studio a Roma gli permise di venire a contatto con i grandi modelli della pittura rinascimentale, frequentando grandi artisti come Antonio Canova e Angelika Kauffmann. Rientrato a Milano, Bossi ricoprì la carica di Segretario dell'Accademia di Brera dal 1801 al 1807<\/strong> e s'impegnò per la sua riforma didattica e per l'arricchimento della sua biblioteca e collezione di opere d'arte. Fra i suoi scritti: il Discorso sulla utilità politica delle arti del disegno<\/em> (1805); Del Cenacolo di Leonardo da Vinci, libri quattro <\/em>(1810), recensito, qualche anno dopo, da Goethe". Ma la fama del Bossi oggi è ricordata anche fuori dai confini d'Italia: al Museo dell'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo<\/strong> si conserva il cartone preparatorio della copia del Cenacolo di Leonardo da Vinci, portata a termine del Bossi proprio negli anni milanesi. Quello dello studio delle opere di Leonardo da Vinci non solo è un settore immenso e ricco di inediti, ma anche altamente suggestivo per gli artisti di oggi a cominciare da Warhol: le repliche contemporanee sono numerosissime, da Sam Taylor Wood a Vanessa Beecroft da Brighitte Niedermair a Peter Greenaway.<\/p>\n
Giuseppe Bossi, inoltre, seppe intessere relazioni con tutte le principali istituzioni culturali di Milano, a cominciare dalla veneranda Biblioteca Ambrosiana. <\/p>\n
"La copia – spiega Silvio Mara – doveva fornire una lettura del dipinto che l'originale, già gravemente ammalorato sul finire del XVIII secolo, non permetteva più. L'impresa impegnò per diversi anni Giuseppe Bossi, ma purtroppo l'opera venne distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.<\/strong> Dalla copia dipinta, tuttavia, Giacomo Raffaelli fece in tempo a ricavare il mosaico monumentale che nel 1818 è stato voluto a Vienna dall'Imperatore d'Austria e allestito, a partire dal 1848, nella chiesa degli Italiani di Vienna, dove ancora oggi si può ammirare.<\/p>\n