{"id":26538,"date":"2012-03-29T06:47:11","date_gmt":"2012-03-29T06:47:11","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-03-30T09:20:53","modified_gmt":"2012-03-30T09:20:53","slug":"due-mostre-alla-pinacoteca-zust","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/due-mostre-alla-pinacoteca-zust\/","title":{"rendered":"Due mostre alla Pinacoteca Zust"},"content":{"rendered":"
La Pinacoteca Züst prosegue anche quest'anno il proprio percorso di riscoperta di figure oggi in parte dimenticate, rimettendo sotto i riflettori Fausto Agnelli (1879-1944), vero protagonista della Lugano di inizio Novecento, sino agli anni Quaranta<\/strong>: richiestissimo dai committenti e presente con le sue opere anche in musei e nei salotti più prestigiosi.<\/p>\n Agnelli non fu solo pittore<\/strong>, ma anche attento uomo di cultura<\/strong>. Solo saltuariamente si dedicava alla scultura<\/strong>, che apprese sui banchi dell'Accademia di Brera. Vinceva infatti nel 1928 il concorso per il monumento al pilota Adriano Guex<\/strong>, schiantatosi con il suo aereo sul Passo del San Gottardo. Agnelli vinse il concorso sbaragliando, come narrano le cronache dell'epoca, quaranta concorrenti. ispirazione nella lettura di grandi scrittori americani, inglesi e francesi del XIX secolo<\/strong>, in primis <\/em>Edgard Allan Poe, di cui possedeva delle intere raccolte di poesie e racconti, ma anche Charles Baudelaire, Oscar Wilde, Paul Verlaine. Determinanti per la sua formazione furono però soprattutto i viaggi intrapresi tra 1633 e 1649 fra Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna<\/strong>. Lavorò con Francesco Albani (forse nel 1638-39) – uno dei massimi esponenti del classicismo bolognese – spingendosi fino a Coldrerio, dove affrescò una cappella nella Chiesa della Madonna del Carmelo (1641-42)<\/strong>. In questo periodo la sua pittura maturò un personale connubio tra la <\/p>\n dilatazione scenica delle composizioni, tipica del filone neo-veneto della pittura romana inaugurato da Pietro da Cortona, e le espressioni della pittura di matrice bolognese, oscillanti tra le crepuscolari atmosfere di Guercino e il paesaggio classico di Albani. Fausto Agnelli, Maschere in piazza La Pinacoteca Züst prosegue anche quest'anno il proprio percorso di riscoperta di figure oggi in parte dimenticate, rimettendo sotto i riflettori Fausto Agnelli (1879-1944), vero protagonista della Lugano di inizio Novecento, sino agli anni Quaranta: richiestissimo dai committenti e presente con le sue opere anche in musei e nei salotti […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":26539,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[41,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
Fantasie macabre e visioni fantastiche. <\/strong>C'è in Agnelli una forte componente letteraria<\/strong>, un decadentismo<\/strong> traslato anche in pittura. Nel primo periodo si assiste a raffigurazioni di scheletri che ballano, che ascoltano la musica, ma che non sono resi in modo espressionistico<\/strong>. E' indubbio che le tematiche macabre, gli scheletri con connotazioni satiriche, così vivi nel primo periodo della sua attività, gli derivavano anche dagli artisti simbolisti<\/strong> belgi: il primo riferimento va a James Ensor (1860-1949), a Odilon Redon (1860-1917) e ad Arnold Böcklin (1827-1901).
Agnelli troverà comunque le sue fonti principali di <\/strong><\/p>\n
L'Omaggio a Mola<\/strong>. Nel quattrocentesimo anno dalla nascita, la Pinacoteca presenta una piccola selezione di opere del grande pittore barocco<\/strong> attivo a Roma, ma di origine ticinese, Pier Francesco Mola (1612-1666).
Nato a Coldrerio il 9 febbraio 1612<\/strong> dall'architetto della Camera Apostolica romana Giovan Battista Mola e giunto a Roma in tenera età<\/strong>, Mola alimentò il suo interesse per la pittura grazie all'apprendistato in botteghe prestigiose, come quella del Cavalier d'Arpino (ca. 1625-26), che lo iniziò all'esecuzione di scene mitologiche e bibliche inserite nello scenario della solare campagna romana.<\/p>\n
Dopo il definitivo rientro a Roma, a partire dal 1647, ebbe come committenti i membri di alcune tra le più importanti casate nobiliari<\/strong>, come i Pamphili, i Chigi, il cardinale Luigi Omodei e soprattutto la famiglia Costaguti, con cui intrattenne rapporti proficui e duraturi e per i quali realizzò cicli di affreschi<\/strong> e un numero consistente di opere pittoriche.
La piccola mostra dossier<\/strong>, curata da Laura Damiani Cabrini, presenta una selezione di opere custodite nelle collezioni del Museo Cantonale d'Arte di Lugano, che sono fatte dialogare con alcuni dipinti, in buona parte inediti<\/strong>, provenienti da importanti collezioni private. Tra le opere di maggior richiamo spiccano un Baccanale<\/em> schedato da Eric Schleier e alcuni disegni, che testimoniano la rilevante produzione grafica dell'artista.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"