{"id":26774,"date":"2012-04-27T05:41:20","date_gmt":"2012-04-27T05:41:20","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-04-27T09:19:26","modified_gmt":"2012-04-27T09:19:26","slug":"ultrabody-l-arte-prende-corpo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/ultrabody-l-arte-prende-corpo\/","title":{"rendered":"Ultrabody, l\u2019arte prende “corpo”"},"content":{"rendered":"
Giocare con il corpo, evocandolo, reiventandolo e superandolo. Quello che è stato, e continua a essere, il "luogo" privilegiato di esplorazioni creative e progettuali, è anche il punto di partenza dell'esposizione Ultrabody<\/strong><\/em>, felicemente allestita nelle tre Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano. Dall'intramontabile poltrona-guantone Joe<\/strong><\/em>, disegnata nel 1971 dal trio De Pas-D'Urbino-Lomazzi<\/strong>, e dedicata al <\/p>\n campione del baseball americano Joe di Maggio, alla misteriosa Nemo<\/em> di Fabio Novembre<\/em>, un'imponente seduta rossa a forma di volto umano; dalla panca-bozzolo<\/strong> del designer valenciano Nacho Carbonell<\/strong>, rassicurante rifugio e naturale incubatore di creatività, ai Santapouf<\/strong><\/em> di Denis Santachiara<\/strong>, morbide e colorate sedute che richiamano alla mente i macarons<\/em>, i golosi pasticcini tanto amati da Caterina de' Medici e Maria Antonietta. Ma accanto agli arredi più pratici si trovano anche oggetti irriverenti e "provocatori", come lo Shiva Flower Vase<\/strong><\/em>, il roseo contenitore a forma di fallo di Ettore Sottsass<\/strong>, la macabra Bicicletta<\/strong><\/em> di Simone Racheli<\/strong>, ricoperta da strati di cera sapientemente modellata per riprodurre fedelmente legamenti e muscoli anatomici, il materasso a forma di croce<\/strong> di Giulio Iacchetti<\/strong> o il celebre tavolino-bara <\/strong>di Alessandro Mendini<\/strong>, mobilio dallo spirito funereo che ben si sposerebbe con il cervello-Fermacarte<\/strong> di Alberto Viola<\/strong> o le Vertebrae candle<\/strong><\/em> di Celia Nkala<\/strong>, i piccoli portacandela in ceramica bianca che sovrapposti formano una vera spina dorsale.<\/p>\n «Tra alcune opere già storicizzate seppur attualissime, altre figlie di un passato più recente, e altre ancora frutto delle teste dei creativi internazionali più effervescenti dei nostri giorni, idee e proposte spesso spiazzanti, in forma di oggetti e protesi, scarpe e maschere, copricapi e guanti, tutti capaci di modificare, spesso col sorriso, a volte con spregiudicatezza, il nostro corpo». ULTRABODY Alessandro Mendini, Tavolino Bara, 1975 Giocare con il corpo, evocandolo, reiventandolo e superandolo. Quello che è stato, e continua a essere, il "luogo" privilegiato di esplorazioni creative e progettuali, è anche il punto di partenza dell'esposizione Ultrabody, felicemente allestita nelle tre Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano.208 "corpi", suggeriti o reinventati, scandagliano gli ambiti […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":26775,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[44,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
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208<\/strong> "corpi<\/strong>", suggeriti o reinventati<\/strong>, scandagliano gli ambiti più disparati della nostra vita – antropologia, sociologia, costume, tecnologia, estetica – e caricano di sfumature il tema della mostra. Come sottolinea il curatore, l'architetto e critico d'arte Beppe Finessi<\/strong>, le opere sono «sviluppate attraverso una moltitudine di parole chiave che è doveroso evidenziare, e con le quali è possibile scrivere un nuovo, significativo dizionario: il corpo come luogo, come abito, come guscio, come protezione, come rifugio; il corpo come identità, come appartenenza, come relazione, come coscienza; il corpo come funzione, come protesi, come limite, come estensione; il corpo come misura, come equilibrio, come perfezione; il corpo come decorazione, come figurazione, come comunicazione, come simulacro».<\/p>\n
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<\/strong>208 opere tra Arte e Design
<\/strong>a cura di Beppe Finessi
fino al 17 giugno 2012
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 17.30
Biglietti: intero 8 Euro; ridotto 6 Euro; gratuito fino ai 12 anni
Informazioni: tel. 02.43353522<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"