{"id":26859,"date":"2012-05-10T11:17:57","date_gmt":"2012-05-10T11:17:57","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-05-11T10:34:52","modified_gmt":"2012-05-11T10:34:52","slug":"giappone-in-bianco-e-nero","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/giappone-in-bianco-e-nero\/","title":{"rendered":"Giappone in bianco e nero"},"content":{"rendered":"
Bellunese di nascita (Sois, 1923) ma milanese d'adozione, Mario De Biasi<\/strong> inizia a fotografare nel 1945, quando, deportato nei campi di concentramento di Norimberga, trova tra le macerie una macchina fotografica. È in questo doloroso contesto che prende il via la sua carriera di fotogiornalista italiano, fino al 28 luglio in mostra alla Galleria 70 di Milano<\/strong>. Lontana dalle recenti sperimentazioni astratte, l'esposizione presenta una selezione di scatti che De Biasi realizzò tra la fine degli anni 50 e gli inizi degli anni 80 per "Epoca", la rivista edita da Mondadori su modello di altri periodici statunitensi illustrati, come il settimanale Life. confluenza tra rinnovamento sociale e tradizione antica, l'evoluzione degli usi e dei costumi, e il dinamismo di un Paese dai "mille volti" immortalato proprio nel periodo delle grandi trasformazioni del dopoguerra. Una ragazza che parla a un telefono pubblico, una bimba che impara a suonare il flauto in una scuola di musica, un giovane che si specchia nei suoi Ray-bans per sistemarsi il "ciuffo alla Elvis", una sensuale danzatrice a torso nudo e un quartiere di bellissime geishe: sono solo alcuni dei momenti di vita quotidiana in cui viene a galla la figura complessa e curiosa di questo grande fotografo. Cambiando continuamente la sua percezione e il suo punto di vista De Biasi è riuscito, infatti, a far risaltare l'eleganza compositiva delle immagini ma anche lo sfondo umano, storico e psicologico delle scene e dei soggetti rappresentati. «Il nostro cervello, in automatismo, mette a fuoco vicino e lontano e da solo decide se soffermarsi su un dettaglio o sull'insieme generale, annullando quanto non lo interessa: la macchina fotografica non sceglie, esegue sulla base di alcune semplici regole fondamentali. Semplificate, semplificate quanto più possibile abituandovi a comporre con pochi elementi ben orchestrati geometricamente… Pensate alla foto prima di scattarla e poi non distraetevi più… ». MARIO DE BIASI – Il Giappone che cambiava Danzatrice – anni 70 Bellunese di nascita (Sois, 1923) ma milanese d'adozione, Mario De Biasi inizia a fotografare nel 1945, quando, deportato nei campi di concentramento di Norimberga, trova tra le macerie una macchina fotografica. È in questo doloroso contesto che prende il via la sua carriera di fotogiornalista italiano, fino al 28 luglio in […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":26860,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[12,45],"tags":[],"yoast_head":"\n
<\/em>
Frammenti in bianco e nero che mostrano nitidamente la <\/p>\n
<\/p>\n
<\/strong>Fino al 28 Luglio
Milano, Galleria 70, Corso di Porta Nuova 36\/38
Per maggiori info.: tel. 02 – 6597809
eugeniobitetti@libero.it
Orari: tutti i giorni, dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 16.00 alle 19.30
Chiuso domenica e lunedì<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"