{"id":26984,"date":"2012-05-28T11:12:31","date_gmt":"2012-05-28T11:12:31","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-06-01T08:08:18","modified_gmt":"2012-06-01T08:08:18","slug":"pagliano-non-game-over","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/pagliano-non-game-over\/","title":{"rendered":"Pagliano non \u00e8… game-over"},"content":{"rendered":"
Un museo – o una sezione di museo – che intende raccontare la storia è faccenda delicata, da far perdere il sonno a qualsiasi direttore o conservatore. Roba che rischia di essere noiosa, celebrativa, di nessun fascino coinvolgente. In una parola: l'autostrada per desertificare un museo.<\/strong> Così, negli ultimi tempi, i musei di storia si sono inventati la tecnologia interattiva. E allora è stato tutto un fiorire di touchscreen, dispositivi multimediali, digitalizzatori, piantine geografiche, schermi e libri interattivi. Insomma, il museo che racconta la storia si percorre attraverso output e input. <\/strong><\/p>\n Si capisce bene che se il touchscreen o il supporto multimediale sono gli strumenti (il "medium latore del contenuto", direbbero quelli che ne sanno), il vero discriminante è il contenuto. <\/strong>E quì si aprono i più differenti orizzonti: dalla fuffa virtuale, alla paccottiglia ricavata con il "copia e incolla" dai vecchi sussidiari. Nulla di stantio e, insieme, nulla ad effetto video-games. Il racconto multimediale di Varese restituisce la verità storica attraverso le testimonianze dirette e cronologicamente prossime a quegli eventi, <\/strong>caratterizzate da un linguaggio piano e suggestivo, non meramente celebrativo.<\/p>\n Ecco il grande pregio del racconto storico: le parole proferite dal pittore Eleuterio Pagliano nell'animazione ricalcano, in maniera palmare e filologica, quanto riportano le fonti dell'epoca;<\/strong> tanto più se viene considerato il fatto che, all'indomani della II Guerra <\/p>\n d'Indipendenza, alcuni dei protagonisti di quelle vicende diedero alle stampe in forma diaristica o di memoria i loro ricordi. Alle fonti a stampa si aggiungono quelle documentarie provenienti dall'Archivio Storico Civico, con partciolare riferimento ai numerosi proclami pubblicati in forma di manifesto proprio in quei giorni concitati tra il 23 e il 26 maggio, ovverosia tra lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi e la battaglia di Varese. <\/p>\n Ecco perchè "la ricostruzione compiuta da Daniele Cassinelli e da Serena Contini non è solo un punto di arrivo soddisfacente, bensì il fulcro per sentieri di ricerca futuri".<\/p>\n Il dipinto di Eleuterio Pagliano giunse nel 1942 presso la sede dei Musei Civici grazie alla lungimiranza dell'allora direttore Mario Bertolone.<\/strong> Ma dopo un breve periodo fortunato, il dipinto venne accantonato: solo oggi l'intero patrimonio viene restituito in maniera definitiva ai cittadini. La grande tela, richiesta all'artista dai coniugi Antonio Traversi e Claudia Grismondi, non usa un frasario espressivo concitato, febbrile, focoso (alla maniera di Eugène Delacroix), "fracassone", bensì un lessico piano, descrittivo e discorsivo nell'appello completo dei nomi e dei volti di quanti presero parte a quelle gloriose giornate.<\/p>\n Il Pagliano (1826-1903), come altri soldati-pittori come Gerolamo Induno, Sebastiano de Albertis ed Angelo Trezzini, divenne uno dei grandi cantori dell'epopea garibaldina. Originario di Casale Monferrato, si trasferì giovanissimo a Milano per studiare presso la prestigiosa Accademia di Brera e, fin dal 1848, prese parte quale volontario ai combattimenti per l'indipendenza nazionale. Partecipò alle Cinque Giornate di Milano, alla difesa della Repubblica Romana del 1849, ed infine si arruolò nel 1859 tra i Cacciatori delle Alpi guidati da Giuseppe Garibaldi. Fu quindi tra i protagonisti dello sbarco di Sesto Calende, della battaglia di Varese e della seconda Guerra di Indipendenza che condusse alla liberazione della Lombardia. <\/p>\n SEDE:
La vera scommessa dunque è rimanere fedele al metodo storico nell'era di smartphone e palmari multitasking. <\/strong>Ecco perchè, tornando a vedere la sezione aperta in Villa Mirabello, ci è sembrato che questa nuova area museale non solo funzioni ma abbia vinto la scommessa di cui sopra: nella grande sala quasi buia dei Musei Civici, il grande quadro si anima letteralmente in otto sceneggiature, accompagnate dalla musica: vengono ricordati i principali luoghi dell'epopea garibaldina, come Laveno, Bodio, Sesto Calende e naturalmente Varese, si sentono gli spari delle armi da fuoco, l'acqua della tempesta notturna, le voci dei soldati e quella del pittore Eleuterio che racconta la sua storia a partire dal proprio nome che significa libero<\/em>.
Autrice di questa installazione, basata su una scansione dell'opera di 2 miliardi di pixel, è la società Change Performing Arts che, con il regista Peter Greenaway, ha animato a Milano anche l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci.<\/p>\n
Museo Civico di Villa Mirabello
Piazza della Motta, 4
Fino al 17 giugno, l'ingresso alla sezione costerà 1 euro: la videoproiezione ha una durata di 30 minuti, ed è disponibile ogni ora sino alle 17.00. Per info e prenotazioni: 0332-255473<\/strong>