{"id":27263,"date":"2012-07-16T06:09:28","date_gmt":"2012-07-16T06:09:28","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-07-20T08:29:51","modified_gmt":"2012-07-20T08:29:51","slug":"quei-bianchi-tramati-di-esistenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/quei-bianchi-tramati-di-esistenza\/","title":{"rendered":"“Quei bianchi tramati di esistenza”"},"content":{"rendered":"
L'azzurro, il "color palude", ma anche – e soprattutto – il bianco.<\/strong> Sono i colori a trovarsi al centro del commento di Stefano Crespi al taglio del nastro della mostra di Pedretti: "I bianchi di Pedretti sono tramati di esistenza, non sono mai tinte mentali. La scelta dell'angolo, secondo la nota espressione di Romano Guardini, è decisiva per la pittura di Pedretti che si colloca sempre ai margini, alla periferia, luogo poetico per eccellenza. Gli affetti e le vibrazioni dello sguardo dominano e si fanno riconoscibili nelle grandi tele. Credo che i nomi dei luoghi siano la musica della nostra vita". <\/p>\n Già, il bianco, <\/strong>dacchè da Foppa in poi, è forse proprio questo colore – brumoso, umido, talvolta lattiginoso, altre volte nebbioso – a caratterizzare buona parte della pittura lombarda. Nel suo acutissimo saggio introduttivo in catalogo Stefano Crespi scrive:<\/strong> "Nel primo incontro tutto viene restituito in un dato inedito, anche lievemente emotivo: il pittore, la figura (il personaggio) con un suo tratto di intuizione, di apertura: la presenza viva dei quadri; lo scenario in un confine sottilmente misterioso tra evidenze e orizzonte della pittura. In un accostamento inevitabilmente entra un giro vario di esperienze, letture, intermittenze, ricordi, perfino "timidezze" che sono <\/p>\n l'interiorità creativa dello stupore, dell'ascolto. (…) Una monografia porta suggestivamente il titolo I luoghi di Pedretti.<\/em> In un giro biografico, e quasi in una leggera mitografia, la narrazione restituisce questi luoghi: Bardello (la nascita), il laghetto di Biandronno, Gavirate (la residenza del pittore). Con folgorante paradosso Giovanni Testori diceva che sono i nomi che fanno un luogo e non viceversa. Ecco Bardello, Biandronno, Gavirate nella loro musica dissonante, aspra, feriale. Noi siamo un linguaggio, e qui si dispiega la frase destinale di Pedretti. (…) Nell'assedio disperante, ma anche nell'atto non abdicante, amoroso di questa pittura c'è una consapevolezza: la caduta del racconto, l'eclisse del simbolo; non c'è un'imago mundi da rispecchiare. In una bella e rara intervista (con Gottado Ortelli, artista varesino prematurame4nte scomparso nel 2003), Antonio Pedretti ha un'espressione sintomatica. Parla di un "sentimento laico" nella pittura: a dire di una condizione, anche umanamente commovente, di una pittura non confortata da metafisiche, da codici situazionali. La pittura è traccia di una presenza, viaggio da un'origine perduta: lingua senza parola". <\/p>\n
Già, la poesia<\/strong> e la musica delle parole, specie di quelle della geografia degli affetti, di quei luoghi che si connotano con lo sguardo umano.
La pittura di Pedretti è un ricettacolo di tutto questo.<\/p>\n
"Antonio Pedretti – Cortometraggio"<\/strong>
Dal 15 luglio al 2 settembre 2012
Maccagno (VA), Civico Museo Parisi Valle, via Leopoldo Giampaolo, 1
Orari: giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso gratuito
Per maggiori info.: tel. 0332\/561202 – fax: 0332\/562507
web: www.museoparisivalle.it – e-mail: info@museoparisivalle.it