{"id":27428,"date":"2012-08-02T09:41:12","date_gmt":"2012-08-02T09:41:12","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-08-03T08:28:10","modified_gmt":"2012-08-03T08:28:10","slug":"leaving-something-behind-arte-come-memoria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/leaving-something-behind-arte-come-memoria\/","title":{"rendered":"\u201cLeaving something behind\u201d: arte come memoria"},"content":{"rendered":"
I video esposti nelle sale di Villa Panza hanno una capacità evocativa e simbolica che non ha bisogno di didascalie o spiegazioni: riflettono infatti su temi da sempre al centro delle domande più profonde dell'uomo, come la nascita, la morte e il dolore. Ascoltare le parole dell'artista o leggere alcuni suoi interventi scritti permette però di avvicinarsi alla visione filosofica e spirituale che guida il suo lavoro e quindi comprendere più da vicino alcuni motivi ricorrenti nella sua opera. Non è un caso che l'artista abbia iniziato una sua intensa lezione, organizzata in occasione della mostra all'Università Bocconi di Milano, dicendo che non avrebbe parlato di musei e gallerie, di teorie critiche o "strategie estetiche e tecniche", ma di qualcosa di più profondo e di molto più importante. Le parole "gift" (dono), che implica relazione e condivisione, "inspiration" (ispirazione), legata alla parte emotiva e non intellettuale dell'uomo e "threshold" (soglia), come momento carico di possibilità ancora aperte, sono state il leitmotiv<\/em> di un discorso pensato per un pubblico di giovani universitari all'inizio del loro cammino di formazione e di vita professionale.
Corpo<\/strong>. "To make a work of art your entire body has to be used": il corpo nella sua componente emozionale gioca un ruolo fondamentale in ogni processo di conoscenza e quindi anche nel processo creativo. Viola ha in più occasioni sottolineato come nel mondo occidentale si sia persa la concezione del corpo come strumento di conoscenza, spesso relegando la fisicità in uno status<\/em> di superficie, perfezionato dalla cosmesi, ma slegato dalla componente più profonda dell'essere. Il corpo è per questo il vero protagonista di molti video di Viola: un corpo spesso sofferente come in Poem B (The Guest House)<\/em> del 2006 o Nantes Triptych<\/em> del 1992, perché la sofferenza è per Viola ciò che apre all'uomo una conoscenza più profonda di sé e del mondo. Come ha scritto il poeta e mistico islamico Rumi, citato da Viola nel corso della sua lezione, "la ferita è il luogo attraverso cui la luce entra in noi". <\/p>\n
Photo Kira Perov<\/span><\/div>\n
Soglia<\/strong>. Il corpo nei video di Viola è quasi sempre colto non in un'azione narrativa, ma in attesa di un evento o in un momento di cambiamento e transizione. The Threshold<\/em> è il titolo di una video-installazione del 1992 incentrata su immagini di persone dormienti che, come il lavoro The Sleepers<\/em> esposto a Villa Panza, riflette sullo spazio intermedio tra coscienza e incoscienza, tra interiorità ed esteriorità, ma anche sul limite come spazio fisico e simbolico che lo spettatore deve attraversare per immergersi visivamente e acusticamente nell'opera. Viola è affascinato dal tema del limite perché la soglia è un luogo instabile, indefinito, aperto a diverse possibilità e dove possono coesistere gli opposti. Le pareti d'acqua sono attraversate dai protagonisti di Three Women<\/em> e The Innocents<\/em>, mentre in Nantes<\/em> Triptych<\/em> sono rappresentati gli estremi della vita e della morte in una circolarità di significati. Sono immagini riprese dalla realtà che conservano una forza che sconvolge e commuove. Sono "immagini potenti", come ha affermato l'artista, "richiami al risveglio" su "esperienze universali, profonde e misteriose che giacciono come equazioni irrisolte nella società contemporanea".
Immagine<\/strong>. "A dispetto del furibondo attacco delle immagini dei media che ci colpiscono incessantemente, distorcendo le nostre percezioni, mantengo ancora una grande fede nel potere intrinseco delle immagini". Viola lavora con e sulle immagini, spesso richiamandosi all'arte del passato sia per l'iconografia, come avviene in Emergence<\/em>, sia per la forma del dittico o trittico usata in molti suoi lavori. Quello che interessa l'artista non è però la citazione, l'atto di appropriazione in sé e per sé di una determinata immagine, ma il fatto che quell'immagine nasca da una cultura antica e sia carica di significati per chi guarderà il suo lavoro. Il senso dell'opera non è però mai letterale e univoco perché, come ha affermato Viola in un'intervista, "il vero materiale grezzo non sono la telecamera e il monitor, ma il tempo e l'esperienza stessa e il vero luogo in cui esiste l'opera non è la superficie dello schermo o lo spazio racchiuso dalle mura della stanza, ma la mente e il cuore della persona che la osserva. É là che tutte le immagini vivono".