{"id":27690,"date":"2012-09-14T06:04:18","date_gmt":"2012-09-14T06:04:18","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-09-14T07:47:29","modified_gmt":"2012-09-14T07:47:29","slug":"l-ombra-dei-ricordi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-ombra-dei-ricordi\/","title":{"rendered":"L\u2019ombra dei ricordi\u2026"},"content":{"rendered":"
«Anche se il rapporto fra pittura e ombra ha conosciuto fasi alterne nel corso della storia, quanto meno della storia dell'arte occidentale (nelle pitture non occidentali l'assenza dell'ombra è pressoché totale, mentre di converso essa si fonde massivamente nelle oscurità della pittura barocca europea), – scrive il critico Emanuele Beluffi<\/strong> nel testo in catalogo – cionondimeno questa "presenza oscura"<\/strong> ha sempre fatto parte del repertorio d'immagini della nostra iconografia e può rappresentare veramente qualcosa che va al di là del mero tabù culturale». Qualcosa, ad esempio, in cui si condensano i ricordi del nostro portato personale. È il caso della pittura di Veronica Garcia (Buenos Aires, 1971)<\/strong>, artista argentina che ha trovato in un'immagine così ambigua e misteriosa una fedele compagna di viaggio. L'ombra è entrata nei suoi oggetti, nella sua casa e nella sua anima fino a depositarsi silenziosamente nella memoria.<\/p>\n Nei suoi quadri, scarpe, vestiti, manichini e barche fluttuano in strati materici di colore dando forma a <\/p>\n scenari onirici e misteriosi, come in Cumpleanos <\/strong><\/em>(2012) <\/strong>dove la silhouette di una bambina vaga spaesata in una sorta di città fantasma, o in Le zapatillas rojas<\/strong><\/em> (2012) <\/strong>dove delle aggraziate scarpette rosse giacciono a terra avvolte da lunghi fili d'erba. A queste visioni trasognate si aggiungono le tante barche<\/strong> che veleggiano verso mete lontane, incarnando il continuo fluire dell'esistenza e quella rassicurante alcova materna che con la sua forma concava avvolge e protegge dalle avversità. Immagini personali ma anche archetipi universali<\/strong> di quello che Carl Gustav Jung ha chiamato "inconscio collettivo", un grande contenitore psichico in cui confluiscono tutte le esperienze del genere umano e attraverso cui è possibile accedere a livelli più profondi di conoscenza e consapevolezza. È questo, infatti, il fine ultimo della camaleontica ricerca di Veronica Garcia. VERONICA GARCIA Veronica Garcia, Cumpleanos, 2012 «Anche se il rapporto fra pittura e ombra ha conosciuto fasi alterne nel corso della storia, quanto meno della storia dell'arte occidentale (nelle pitture non occidentali l'assenza dell'ombra è pressoché totale, mentre di converso essa si fonde massivamente nelle oscurità della pittura barocca europea), – scrive il critico Emanuele Beluffi nel […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":27691,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[37,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
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<\/strong>"El recuerdo de la Sombra"
<\/strong>Dal 20 settembre al 13 ottobre 2012
Inaugurazione: giovedì 20 settembre, ore 18.00
Milano, Costantini Art Gallery, via Crema 8
Tel\/Fax. +39 02 87391434
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30
chiuso lunedì mattina e festivi<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"