{"id":27847,"date":"2012-10-11T09:50:26","date_gmt":"2012-10-11T09:50:26","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-10-12T09:12:56","modified_gmt":"2012-10-12T09:12:56","slug":"bruno-belli-l-arte-non-ha-frontiere","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/bruno-belli-l-arte-non-ha-frontiere\/","title":{"rendered":"Bruno Belli: \u201cL\u2019arte non ha frontiere\u201d"},"content":{"rendered":"
"La lettura approfondita della storia ci permette di meglio comprendere la contemporaneità". "Non bisogna dimenticare che il Novecento è profondamente debitore della cultura dell'Ottocento – prosegue Belli – Non esistono, a mio avviso, cesure nette o nascite improvvise di fenomeni culturali o movimenti che non abbiano agganci o riferimenti con il XIX e XVIII secolo".<\/p>\n E a questo punto, le considerazioni si fanno più ampie e ficcanti: "Antonio Gramsci<\/strong> (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937), politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano, indicò nel melodramma lo spettacolo e la manifestazione culturale in grado di unire e mettere d'accordo tutte le classi sociali. A livello europeo, credo che questa teoria possa essere tranquillamente applicata al valzer. Danza popolare per definizione, in ¾, il valzer nasce in ambito austro-tedesco e viene "esportato a corte", sdoganato in molti paesi d'Europa. Ma fu il Congresso di Vienna<\/strong>, nel 1815<\/strong>, con le feste di corredo ed i numerosi balli, che aprì la strada del successo internazionale al valzer<\/strong>. È evidente che, in questo caso, atto artistico e atto socio-politico coincidono. Tramite un aspetto prettamente leggero e d'intrattenimento, si esportavano modelli culturali complessi e una forma mentis <\/em>di corte".<\/p>\n "Nessun artista è avulso dal proprio contesto storico; anzi lo stesso svolgersi temporale si ripercuote nella produzione dell'autore – conclude Belli – Ecco perché ritengo indispensabile fornire un ampio quadro storico, una sorta di piano cartesiano dove l'arte – in tutte le sue manifestazioni e senza steccati preconcetti – interagisca con altri fattori e componenti sociali come la politica, la storia dell'architettura, l'economia, lo studio di certi fenomeni antropologici".<\/p>\n Clara Castaldo<\/p>\n ——————————————<\/p>\n DI SEGUITO RIPORTIAMO I LINK AI PRIMI CONTRIBUTI PUBBLICATI SU ARTEVARESE:<\/p>\n ART. 1 LA MITTELEUROPA DI KLIMT<\/p>\n ART. 2 L'EUROPA DEI CONTRASTI<\/p>\n ART. 3 ARTE E DANZA DELLA MITTELEUROPA<\/p>\n ART. 4 TRA RESTAURAZIONE E SPIRITO D'AVANGUARDIA
Ecco il debutto della nostra conversazione con Bruno Belli, giornalista, storico e musicologo.
"Il periodo cosiddetto dell'Austria Felix<\/em> – commenta Belli – è rivestito da una sorta di "patina dorata", di superficie che interessa una borghesia senza dubbio agiata. Sempre tenendo presente come punti cardine la data di nascita e di morte di Gustav Klimt (1862 – 1918)<\/strong>, balza all'occhio un dato che fa riflettere sulla "fucina" del tardo Ottocento, dove la società si espresse talora in modo contradditorio: la "Belle – epoque"<\/strong>, infatti, rappresenta soltanto l'aspetto il più appariscente che la "buona società"<\/strong> volle fare apparire quale elemento caratteristico della vita quotidiana dell'epoca. Il substrato sociale ed urbano, tuttavia, vedeva problemi e disuguaglianze presenti anche nel mondo oggi: grandi discrepanze tra le classi sociali, lontananze incolmabili tra il popolo e una determinata elite. In quest'epoca è proprio la musica a fungere da paradigma di aspirazioni culturali, di evasione, oltre che da collante sociale e culturale. Il teatro dell'Opera, in questo senso, garantisce lo spettacolo più popolare e condiviso".<\/p>\n