{"id":28631,"date":"2013-02-06T10:07:52","date_gmt":"2013-02-06T10:07:52","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-02-08T08:15:39","modified_gmt":"2013-02-08T08:15:39","slug":"silvio-monti-non-arriva-ai-90","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/silvio-monti-non-arriva-ai-90\/","title":{"rendered":"Silvio Monti non arriva ai ’90"},"content":{"rendered":"
Sono parenti stretti ed entrambi fortemente interessanti – anzi, pienamente immersi – al mondo dei mass media, all'universo di cinema, tv, fotoromanzi, fumetti e rotocalchi. Sono Pop Arte <\/strong><\/em>ed Iperrealismo<\/em><\/strong>, fenomeni uniti nel tentativo di creare un realismo capace di raccontare ogni aspetto della civiltà contemporanea (compreso l'interno di un supermercato, un complesso rock o un'auto nuova fiammante), di fornire una panoramica di vera ricognizione e reportage.<\/p>\n E resta un fatto, specie nel dettaglio di certe immagini pubblicitarie, fotografiche o serigrafiche: la Pop Art <\/strong>(anche in tutte le sue declinazioni dei decenni posteriori) ha stimolato una curiosità verso certi emblemi e verso una imagerie <\/em>– complessa e contraddittoria – del contemporaneo<\/strong>, svelando una sintomatica interferenza e un continuo travaso tra l'implosiva sfera del privato e l'assediante "vita moderna".<\/p>\n Ma un'opera iperrealista non è solo la riproduzione in <\/p>\n grande di un soggetto studiato attraverso la fotografia, ma la riproduzione di vizi e storture di una data semiotica, di un dato tempo e dei suoi abitanti. <\/strong>Così come la Pop Arte non è semplice documentazione ma una sorta di diario di annotazioni personali, fuse nella simultaneità dei molteplici stimoli percettivi e del ricordo<\/strong>. <\/p>\n Silvio Monti attinge ad entrambe le fonti: quello presentato a Varese è una sorta di collage consumistico, di slang metropolitano, di gigantesco e felice residuo da scaffale di supermarket. <\/strong>L'autore rispolvera il lavoro dal titolo "box sex and boxes" appositamente per 24 ore, in contemporanea alla presentazione del visionario cortometraggio firmato da Gigi Soldano ed interpretato da Giancarlo Ratti.<\/p>\n Le opere, che risalgono alla fine degli anni '70, inizi '80, sono rappresentate da scatoloni ed imballaggi riciclati, provenienti da supermarket e centri commerciali e trasformati in supporto per una pittura aggressiva, <\/p>\n ironica, ispirata alle icone pubblicitarie. Le opere immortalano per sempre l'urgenza caotica di una vita che, dalle strade come dal brusio della stampa o dai canali televisivi, rimbalza nelle case dove i segnali della civiltà di massa dettano la regia di un ritmo accellerato e confuso. Clara Castaldo<\/p>\n OLTRE MILLE GALLERY FOTOGRAFICHE REALIZZATE DALLA REDAZIONE, RECENSIONI, CRITICHE E AFFONDI STORICI, VISITE AI MONUMENTI DELLA NOSTRA PROVINCIA: DA OLTRE CINQUE ANNI, ARTEVARESE.COM RACCONTA L'ARTE, I MUSEI E LA CULTURA NEL TERRITORIO PREALPINO: DA SESTO CALENDE ALLA MALPENSA, DA LUINO ALL'ALTO MILANESE. <\/strong>
I risultati sono volutamente antipittorici, urtanti, ironici e fanno meditare attorno alla soglia che separa la pittura dall'oggetto, la finzione dalla realtà, più di quanto non cerchino di amalgamare gli oggetti della pittura.<\/p>\n
Le immagini, tratte dal felice mondo dei '70 e degli '80, si presentano come appaiono nella impastata e folgorante tiratura dei manifesti, dei rotocalchi patinati: <\/strong>la ripetizione seriale intensifica la presenza dell'immagine (cibo, sesso, prodotti industriali), ma al tempo stesso ne svuota i significati e ne annulla la drammaticità in un livellamento che è quello stesso della notizia televisiva e della comunicazione accerchiante e ovunque riprodotta.<\/p>\n