{"id":28715,"date":"2013-02-20T09:30:46","date_gmt":"2013-02-20T09:30:46","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-02-22T08:41:41","modified_gmt":"2013-02-22T08:41:41","slug":"minestre-riscaldate-di-cultura","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/minestre-riscaldate-di-cultura\/","title":{"rendered":"Minestre riscaldate di cultura"},"content":{"rendered":"
Una scaletta poco organizzata e forse un coinvolgimento non proprio a tappeto delle realtà che di cultura non parlano<\/em><\/strong> ma vivono<\/em><\/strong>, costruendola giorno per giorno. La platea riunita sotto il "tetto provvisorio" dell'Apollonio poco ha comunicato con alcuni dei candidati alle elezioni regionali presenti<\/strong> (sono intervenuti Ambrogina Zanzi, Lombardia Civica -Albertini; Alessandro Alfieri del Pd; Marzia Giovannini di Sel; Francesca Brianza della Lega Nord; Carlo Baroni, non candidato, che ha sostituito Raffaele Cattaneo).<\/p>\n I primi dati concreti sono arrivati solo da Adriano Gallina: i tempi si prefigurano davvero bui per la cultura visto che, da qui al 2015, il taglio per il settore, nella nostra regione, toccherà quota 70%.<\/strong> Una vera sentenza mortale che coinvolge anche il campo del turismo, tangente al primo comparto, mortificando tanto l'offerta quanto la domanda.<\/p>\n L'industria dell'arte e dello spettacolo dal vivo rappresenta il 4,9% del Pil del nostro paese, ma all'orizzonte sono sempre più miseri i finanziamenti pubblici, le opportunità professionali per i giovani e le effettive collaborazioni con il terzo settore. "Varese – si è detto – potrebbe investire sulla storica vocazione cinematografica<\/strong>, puntando a costituire una cabina di regia per dare valore alle diverse manifestazioni e non preoccupandosi solamente di elemosinare fondi". Ma torniamo all'Apollonio: perché quando si parla di cultura si parla solo di saldo passivo? In primo luogo, non è sembrato appropriato ai molti "addetti ai lavori" presenti all'incontro di Varese domandare un colloquio con i candidati a pochi giorni dalle elezioni, in una imperante verbosità di una campagna elettorale che parla d'altro<\/strong>. nostre eccellenze». Tra i punti irrinunciabili dei programmi (Europa, democrazia, lavoro, uguaglianza, libertà, sviluppo sostenibile, diritti, beni comuni, responsabilità, famiglia, imprese, federalismo, trasporti, sicurezza, laicità, ritorno alla lira) i beni culturali non ci sono. Di recente si è affermata, invece, la marginalità della cultura, del suo Ministero, e dei Ministeri che se ne occupano (Beni e Attività Culturali e Istruzione, Università e Ricerca) considerati centri di spesa improduttiva, da trattare con tagli trasversali.<\/p>\n Eppure si fa – solo – un gran parlare<\/strong> – appunto – di cultura. C'è, addirittura, chi, in passato – ma mica tanto passato – ha sostenuto che l'Italia ha «il 50% dei beni artistici tutelati dall'Unesco» decuplicando (ne abbiamo solo 47 su 936) per vanità patriottica la nostra percentuale.<\/p>\n La morale è: ma siamo davvero sicuri di sapere di che cosa stiamo parlando?<\/p>\n Forse per farsi chiaro, il discorso deve farsi più che politico, strettamente economico. Niente cultura, niente sviluppo.<\/strong> E allora, forse, i ruoli si invertirebbero e gli operatori culturali smetterebbero di essere semplici spettatori, diventando invece protagonisti.
Sarà stato forse per questo, o per quella vorace frenesia pre-elettorale che si ciba in modo bulimico di tavole rotonde. Fatto sta che dall'incontro intitolato: "Varese è cultura?<\/em><\/strong>" – titolo randagio e un po' debole, per la verità – non si è cavato fuori un ragno dal buco.<\/p>\n
A ciò va aggiunto che queste realtà sono ancora completamente dipendenti dai finanziamenti pubblici e poco abituate a pensare in un'ottica aziendale e di marketing (perché non si parla di quanto nei Teatri italiani e in alcuni Musei si stia facendo largo il crowdfunding?) <\/strong><\/p>\n
Busto Arsizio ci proverà:<\/strong> collaborazione è la parola d'ordine per la città che ha messo nero su bianco la trama e l'ordito della stagione culturale cittadina.
"L'altra faccia della medaglia" <\/em><\/strong>è il titolo scelto per l'undici edizione del B. A. Film Festival in programma dal 13 al 20 aprile.<\/p>\n
La complementarità pubblico\/privato, che implica una forte apertura all'intervento dei privati nella gestione del patrimonio pubblico, deve divenire cultura diffusa e non presentarsi solo in episodi isolati.
Può nascere solo se è fondata sulla condivisione con le imprese e i singoli cittadini del valore pubblico della cultura.<\/p>\n
I programmi – di tutti i colori, si badi bene! – presentati per il voto del 24 e 25 febbraio, del resto, confermano: la cultura è per tutti un tema secondario.
Solo qualche accenno, nel segno del buon senso<\/em>: l'«Italia della bellezza, dell'arte e del turismo», la nota «scelta strategica di puntare sulla cultura, integrando arte e paesaggio, turismo e ambiente, agricoltura e artigianato, all'insegna della sostenibilità e della valorizzazione delle <\/p>\n
<\/strong>Anzi, non c'è un solo accenno ai musei, alle città d'arte, ai restauri, ai siti archeologici, alle gallerie, alle biblioteche… Niente.<\/p>\n