{"id":28771,"date":"2013-02-28T11:51:49","date_gmt":"2013-02-28T11:51:49","guid":{"rendered":""},"modified":"2019-10-28T11:41:29","modified_gmt":"2019-10-28T10:41:29","slug":"artemisia-l-arte-affar-di-donna","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/artemisia-l-arte-affar-di-donna\/","title":{"rendered":"Artemisia, l’arte \u00e8 affar di donna"},"content":{"rendered":"
Diventata celebre negli anni cinquanta in Italia pi\u00f9 per ragioni letterarie che per quelle artistiche, Artemisia Gentileschi\u00a0assunse il ruolo della donna pronta a salire la scala sociale per affermarsi in un campo, quello della pittura, sino ad allora ad esclusivo appannaggio maschile. La sua formazione \u00e8 strettamente connessa alla famiglia, composta essenzialmente da pittori. Circoscrivere, come si \u00e8 fatto in passato, la sua fortuna critica al conseguente clamore legato al tragico episodio dello stupro, subito in giovane et\u00e0, sarebbe un errore che in potenza porterebbe a semplificare le sue provate qualit\u00e0 artistiche. Quando si studiano le opere di Artemisia viene alla luce il fattore di straordinariet\u00e0 legato al modello sociale che essa stessa super\u00f2. I suoi dipinti sono evidentemente influenzati dal<\/p>\n classicismo di Carracci e dal naturalismo delle opere di Michelangelo Merisi che essa riusc\u00ec ad apprendere, anche strutturalmente, attraverso la mediazione del padre Orazio che del\u00a0Caravaggio fu un importante manierista. Nel 1612, quando la figlia aveva solo diciotto anni, quindi a termine dell’apprendistato, egli scrisse una lettera alla Granduchessa di Toscana con parole di elogio: “Questa femina, (…) havendola drizzata nelle professione della pittura in tre anni si \u00e8 talmente appraticata che posso adir de dire che hoggi non ci sia pare a lei (…).”<\/p>\n Il riferimento \u00e8 alla Susanna con i vecchioni<\/em> terminata con l’aiuto del padre un anno e mezzo prima. Il dipinto, seppur firmato da Artemisia sembra sconnettersi dal suo successivo modo di lavorare. Per questo motivo si pensa che Orazio abbia sostanzialmente realizzato il tutto, lasciandole probabilmente l’onere di raffigurare Susanna, incanalandola su modelli classici risaltando le forme attraverso l’uso sapiente della luce.<\/strong><\/p>\n L’episodio dello stupro di poco successivo al compimento di questo dipinto, condusse Artemisia ad un linguaggio diverso, pi\u00f9 intimo e al tempo stesso pi\u00f9 naturalistico. Il clamore suscitato dal processo che vide indagato Agostino Tassi, costrinse l’accusata a porsi sotto tortura affinch\u00e9 il giudice potesse credere alle sue accuse. Pratica che traeva le sue origini nel mondo medievale. legata ad una visione romanzata dell’artista, in quanto all’epoca della realizzazione della tela la violenza doveva ancor essere subita. Il processo si concluse con una pena lieve per Tassi, promuovendo Artemisia a simbolo delle ingiustizie subite dalle donne.<\/strong><\/p>\n Il valore intrinseco della vicenda potremmo interpretarlo invece nella Giuditta che decapita<\/em> Oloferne<\/em>\u00a0del 1620. L’artista pone una visione ravvicinata dello spazio accentuandone la drammaticit\u00e0. La violenza viene stemperata dal volto di Giuditta piuttosto disteso e soddisfatto. Il prototipo, seppur riadattato al volere artistico di Artemisia, risiede nella tela omonima di Caravaggio, oggi alla Galleria nazionale d’arte antica di Roma. La naturale predisposizione all’aspetto\u00a0intimo dei soggetti, dettato evidentemente dalla sua natura<\/p>\n femminile, mi pare di poterlo osservare nella Madonna con il Bambino\u00a0<\/em>conservato presso la Galleria Spada di Roma. Alcuni accorgimenti dati dallo sfumato e dal tratto disegnativo in parte incerto, sottolineano come l’opera sia stata realizzata da una ancor giovane Artemisia, di appena diciassette anni, una decade antecedente all’opera precedentemente analizzata. La scena ritrae la fine dell’allattamento del bambino. Il rapporto del tutto singolare tra madre e figlio viene inteso grazie agli sguardi e alla carezza del pargolo sul volto di Maria in segno di ringraziamento.<\/p>\n Quando da Roma si spost\u00f2 a Firenze, Artemisia cambi\u00f2 il suo cognome in Lomi, acquisendo quello del nonno. Comp\u00ec questa scelta per evitare ulteriori ridondanze sulla sua situazione passata.<\/strong> Qui fu ospite di Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote ex fratre<\/em> del grande artista. Il forte legame si cement\u00f2 quando la Lomi lo scelse come testimone per le nozze, combinate da Orazio, con l’artista fiorentino Pierantonio Stiattesi. bussola. La sua figura segue la curva imposta dalla postura. In alto a destra si staglia la stella quale evidente segnale utile per il percorso verso la naturale inclinazione. Le nudit\u00e0 della figura furono successivamente coperte perch\u00e9 ritenute troppo provocanti alla fine del XVII secolo.<\/p>\n L’esempio di Artemisia nella\u00a0storia dell’arte non fu un unicum<\/em>, ma certamente la sua biografia \u00e8 quella maggiormente tenuta in considerazione. Lei stessa avr\u00e0 parole lusinghiere per Sofonisba Anguissola e per Lavinia Fontana, quasi avesse voluto rivalutare e quindi legittimare il ruolo della donna in questo campo, proponendo, come visto, due pittrici storicamente a lei di poco precedenti. A. Gentileschi, presunto autoritratto, Collezione privata di Sergio Pesce Diventata celebre negli anni cinquanta in Italia pi\u00f9 per ragioni letterarie che per quelle artistiche, Artemisia Gentileschi\u00a0assunse il ruolo della donna pronta a salire la scala sociale per affermarsi in un campo, quello della pittura, sino ad allora ad esclusivo appannaggio maschile. Si deve a Longhi […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":28772,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[39],"tags":[],"yoast_head":"\n
\ndi Sergio Pesce<\/p>\n
\n<\/strong>Si deve a Longhi il primo saggio in cui si inizia ad indagare il suo fare artistico in senso pi\u00f9 stretto. Ma anche dal titolo: Gentileschi padre e figlia<\/em> si percepisce come la sua figura, almeno inizialmente, tenda ad essere studiata in maniera inscindibile da quella del padre. Cos\u00ec\u00a0Artemisia diventa una sorta di proiezione paterna.<\/p>\n
\n<\/strong>Il suo cursus<\/em> risponde ad una vita spesa per l’arte riuscendo ad entrare\u00a0in contatto con personalit\u00e0 per nulla marginali come Michelangelo Buonarroti il giovane, il Granduca Cosimo II e il Re Carlo I d’Inghilterra.<\/p>\n
\nCollezione Schonborn<\/div>\n
\nFu lui in sostanza ad educarla a questo mondo e a promuoverla, sottolineandone le doti.<\/p>\n
\nTassi era un insegnante di prospettiva e amico del padre, che dopo il fatto lo denunci\u00f2 per non aver sposato la figlia. La critica volle vedere nella Susanna e i vecchioni<\/em> una proiezione intrinseca di questo episodio. Lettura<\/p>\n
\nGalleria degli Uffizi<\/div>\n
\nI capelli scuri e la postura della barba hanno fatto pensare al ritratto del Tassi che iconograficamente interpreterebbe Oloferne nel significato intrinseco dato dall’artista. Il Longhi osservando quest’opera rimase sorpreso della brutalit\u00e0 dell’atto dipinto, che difficilmente si accordava all’idea che l’autore aveva del fare femminile. Ai suoi occhi, il risultato emerse talmente ben realizzato che decise di celebrarne l’autrice.<\/p>\n
\nRoma, Galleria Spada<\/div>\n
\nIl rapporto di amicizia si concretizz\u00f2 con la commissione della tela dell’Allegoria dell’inclinazione<\/em> che doveva decorare il soffitto di casa Buonarroti con la non celata intenzione di rendere onore al parente illustre. L’allegoria voleva sintetizzare il talento naturale, e ben si inseriva nel programma adulatorio voluto da Michelangelo il giovane. L’immagine della donna \u00e8 avvolta nella sua sensualit\u00e0 mentre sorregge con entrambe le mani la<\/p>\n
\nFirenze, Casa Buonarroti<\/div>\n
\n<\/strong>Qualora si volesse superare lo strato romanzato che per molto tempo ha vestito la sua immagine, ci accorgeremmo della qualit\u00e0 e dello spessore della sua arte.
\nArtemisia lavor\u00f2 essenzialmente per una committenza laica, aspetto questo che dimostra l’attenzione dei mecenati verso il suo lavoro sancendo quindi la sua fortuna critica. Il rapporto avuto con il padre non privo di conflitti, potrebbe richiamarsi ad una lettura fruediana.
\nFu lui a scrivere un “panegirico” in suo onore inviato poi alla Granduchessa di Toscana.
\nDenuncia poi Agostino Tassi per la violenza subita dalla figlia e combina il successivo matrimonio della stessa con Pierantonio Stiattesi cercando (secondo il modo di vedere del tempo) di restituirle onorabilit\u00e0. Legata anch’essa a quel vincolo naturale tra padre e figlia; Artemisia lo raggiunse in Inghilterra, alla corte di Carlo I, per assisterlo nei suoi ultimi attimi.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"