{"id":29287,"date":"2013-05-15T09:57:45","date_gmt":"2013-05-15T09:57:45","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-05-17T07:28:53","modified_gmt":"2013-05-17T07:28:53","slug":"longaretti-in-dialogo-continuo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/longaretti-in-dialogo-continuo\/","title":{"rendered":"Longaretti in dialogo continuo"},"content":{"rendered":"
Il racconto di Trento Longaretti incomincia dai suoi maestri: Aldo Carpi e Achille Funi<\/strong> che, come ricorda il maestro: "Mi precedette nell'insegnamento all'Accademia Carrara di Bergamo", la storica istituzione dalla quale uscirono anche Tallone e il Piccio. "Quando mi sono sposato – commenta Longaretti – non vendevo neanche un quadretto, ma poi mi sono ricordato che avevo un diploma. E quello mi ha assicurato il 27 del mese". così così, ma penna grandiosa ed illuminata".<\/p>\n Trento Longaretti è nato a Treviglio (Bergamo) nel 1916. Direttore dell'Accademia Carrara dal 1953 al 1978, ha partecipato alle maggiori rassegne espositive italiane, tra cui la Biennale di Venezia (per quattro volte) e la Quadriennale di Roma. Una sua personale è stata allestita nel 1999 al Palazzo delle Nazioni Unite, sotto l'egida dell'Onu. Opere di Longaretti sono conservate nei Musei vaticani, nella Basilica di Sant'Ambrogio e nel Duomo di Milano, alla Pinacoteca Carrara di Bergamo, al Museo d'Arte moderna di Basilea. E, intanto, prosegue il suo sopralluogo nel borgo dipinto di Arcumeggia. Il parere e il giudizio di Longaretti si fanno sinceramente dubbiosi quando vengono sfiorate alcune recenti soluzioni dell'arte dei nostri giorni. "Mi sento imbarazzato e in difficoltà nel giudicare. Visti dal vero, alcuni lavori mi suscitano una profonda delusione".
E allora, come dire di no, come non accettare una sfida avventurosa in quelli che furono anni difficili, nei quali si delineavano non solo il suo percorso creativo e quello biografico, ma anche alcune fra le pagine più drammatiche della cultura, della politica e dell'economia del Paese.<\/p>\n
Longaretti ricorda Giacomo Manzù, "l'unico allievo ad aver realmente sfondato" e Giovanni Testori, "pittore <\/p>\n
Il maestro parla dei suoi allievi innanzitutto come amici, condendo il racconto con aneddoti familiari, considerazioni di critica d'arte e di collezionismo: "L'artista, anche quando è bravo e talentuoso, deve avere un gallerista dietro di sè, uno interessato a sollevarlo come fama, stima e quotazione.
È come una barca in cui sono dentro in più persone: pittore, gallerista e critico d'arte. Ho fatto tante mostre, io. Viaggiavo insieme con i quadri".<\/p>\n