{"id":29333,"date":"2013-05-17T03:40:25","date_gmt":"2013-05-17T03:40:25","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-05-17T07:28:11","modified_gmt":"2013-05-17T07:28:11","slug":"architetture-galleggianti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/architetture-galleggianti\/","title":{"rendered":"Architetture galleggianti"},"content":{"rendered":"
Sono virate totalmente in bianco e nero e fluttuano su fogli candidi come fossero ricordi in balia della memoria. Si tratta delle architetture<\/strong> di Matteo Galvano (Como, 1983)<\/strong>, costruzioni galleggianti nate dal suo grande amore per la penna biro<\/strong>. Questa tecnica, forse ancor più della matita, gli permette infatti di tracciare una sottile trama di segni che volgono "il nero dell'inchiostro ad una colorazione cangiante" e donano alle opere "differenti ombreggiature capaci di solleticare l'esame visivo". I soggetti della mostra sono le città preferite dall'artista<\/strong>: New York<\/strong>, rappresentata non con le architetture più note, bensì da palazzi sconosciuti, presi da angolazioni inaspettate e svettanti, Como<\/strong>, con i suoi palazzi razionalisti portatori di grandi memorie e Milano<\/strong>, con il suo volto meno noto, ma certamente più moderno, pronto a guidare lo spettatore verso l'Expo e la globalizzazione. <\/p>\n Come scrive la curatrice Roberta Macchia<\/strong>, nelle opere di Galvano l'architettura è «intesa come opera dell'ingegno umano, oltre che disciplina avente come scopo l'organizzazione dello spazio in cui l'essere umano vive la sua quotidianità. Dell'architettura egli evidenzia il mistero di ciò che contiene e la trasparenza di tutto ciò che la circonda, regalando a lui stesso e a chiunque decida di immergersi in un suo quadro, la piena libertà d'immaginazione circa qualsiasi cosa possa essere presente intorno a ciò che già è rappresentato, intorno a quelle misteriose architetture che sembrano dissolversi nella luce». Proprio questa la luce, che permette alle sue città di respirare e di congelarsi nell'immaginario, diventa una guida per la sezione provinciale di Como dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti<\/strong> cui andrà la metà di quanto raccolto dalla vendita dei cataloghi. Ente scelto proprio perché l'artista affronta il tema della luce come elemento di serenità e del buio come portatore di paure e timori. "Quando la Ragione incontra la Biro" Palazzo Mantovani, 2011, biro nera su carta Sono virate totalmente in bianco e nero e fluttuano su fogli candidi come fossero ricordi in balia della memoria. Si tratta delle architetture di Matteo Galvano (Como, 1983), costruzioni galleggianti nate dal suo grande amore per la penna biro. Questa tecnica, forse ancor più della matita, gli permette […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":29334,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[42],"tags":[],"yoast_head":"\n
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<\/strong>Fino al 30 maggio 2013
Opificio Zappa, Via IV Novembre 2, Erba (CO)
Orari visita mostra: ogni venerdì dalle 18.00 alle 22.00
ogni sabato e domenica dalle 16.00 alle 22.00<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"