{"id":29796,"date":"2013-08-01T05:02:59","date_gmt":"2013-08-01T05:02:59","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-08-02T05:55:34","modified_gmt":"2013-08-02T05:55:34","slug":"la-miniatura-alla-corte-di-carlo-magno","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-miniatura-alla-corte-di-carlo-magno\/","title":{"rendered":"La miniatura alla corte di Carlo Magno"},"content":{"rendered":"
La scarsità delle opere pittoriche di età carolingia giunte fino a noi rende ancora più prezioso il ricco patrimonio di opere miniate<\/strong>, che rappresenta il contributo più importante della civiltà carolingia alla cultura europea dell'alto medioevo. All'origine della vasta produzione di manoscritti di intrecciano motivazioni culturali, politiche e religiose: esse muovono dalla fondamentale intuizione di Carlo Magno e della sua corte che l'autorità della Chiesa fosse strettamente legata al livello culturale del clero e, d'altra parte, che non esistesse cultura che non fosse direttamente o indirettamente debitrice della cultura classica.<\/p>\n Il disegno politico di Carlo Magno, volto alla creazione di una classe di uomini colti, laici e religiosi, destinati ad amministrare gli aspetti diversi del regno, comprese la necessità di realizzare un'importante riforma culturale, le cui linee guida furono affidate a celebri personaggi vicini alla corte, come Alcuino di York<\/strong>, studioso di grammatica, retorica e legge, o l'italiano Pietro da Pisa.<\/p>\n Cruciale divenne il ruolo riconosciuto quindi allo studio degli <\/p>\n autori classici, con conseguente incremento del patrimonio librario. Deve pertanto essere letta alla luce di questo vasto programma culturale e politico anche la riforma della scrittura nonché la vasta produzione di codici miniati. All'origine di questo immenso sforzo redazionale di libri liturgici<\/strong> sta anche la costruzione di nuove chiese e di grandi abbazie che richiedevano un numero sempre più consistente di tesi: evangeliari, salteri, bibbie e sacramentali.<\/p>\n Al ritorno dal viaggio a Roma compiuto nel 781, Carlo Magno commissionò al pittore Godescalco<\/strong> un Evangeliario, che dall'artefice prende il nome, realizzato in soli due anni dalla scuola palatina di Aquisgrana. Su di un vello porporino, che qualifica la committenza imperiale, è scritto a lettere d'oro e d'argento a significare lo splendore del cielo. Vi furono <\/p>\n comprese le immagini degli evangelisti, seduti di fronte ad un leggìo intenti a scrivere. Le posture e gli atteggiamenti degli Evangelisti, nonché la presenza della Fonte della Vita, tema iconografico introdotto per la prima volta nell'arte occidentale e più volte ripreso in seguito, rimandano ad un repertorio mediorientale.<\/p>\n Un gruppo di codici, tra cui i celebri Vangeli dell'Incoronazione<\/em> conservati a Vienna, presentano invece una forte ripresa della più aristocratica ed antica tradizione, chiamata "l'eterno Ellenismo". I Vangeli dell'Incoronazione,<\/strong> così chiamati perché trovati, secondo la tradizione, durante una ricognizione ordinata da Ottone III nella tomba di Carlo Magno nel Mille, presentano quattro fogli dedicati agli evangelisti. La figura è collocata all'aria aperta su uno sfondo di paesaggio definito con pennellate vivacemente sommarie.<\/p>\n Un Evangeliario, appartenuto allo stesso Carlo Magno, fu donato dal figlio Ludovico il Pio al monastero di Soissons nell'anno 827. Le ricchissime pagine miniate del codice presentano scene animate, quinte architettoniche, nonché la ripresa della fonte della vita sui si avvicinano animali e uccelli esotici. In questo caso il richiamo alla classicità p evidente, e <\/p>\n caratterizza anche gli altri evangeliari del gruppo.<\/p>\n Negli Evangeli detti di Lorsch<\/em>, ora alla Biblioteca Vaticana, e in quelli di Saint-Riquier (Abbeville, biblioteca municipale), ritornano i ritratti a tutta pagina degli evangelisti e le architetture memori dei modelli antichi. Il tema di questo gruppo di codici ebbe particolarmente fortuna e fu ripreso dall'arcivescovo Ebbone di Reims<\/strong> intorno all'anno 823 nell'Evangeliario ora a Epernay, redatto da un certo Pietro, abate del monastero di Hautvilliers vicino a Reims, dove le figure degli evangelisti, perduta ogni ieraticità di ascendenza classica, hanno ormai del tutto acquisito una vibrante vivacità, la stesa che caratterizza le piccole figure di carpentieri e artefici all'opera sui timpani delle architetture atte a ospitare i canoni evangelici.<\/p>\n Un altro assoluto capolavoro carolingio è il Salterio di Utrech<\/em>. L'eccezionalità di questo codice, sta innanzi tutto nella sua completezza, poiché esso contiene tutti i 150 salmi del salterio e inoltre il Credo e il Padre nostro. Il carattere straordinario di questi disegni risiede nella fantastica sequenza di immagini che traducono passo a passo il testo del salmo, utilizzando fedelmente tutte le metafore di cui si serve il salmista nel suo linguaggio poetico. Così, per esempio, quando il salmista invoca l'aiuto divino perché "l'acqua mi giunga alla gola" (salmo 68), il copista raffigura realisticamente un naufragio, mentre il Signore incarica uno scrivano di cancellare il nome dall'elenco dei vivi, come allude il versetto seguente. O ancora quando il salmista invoca il signore con le parole "Svegliati, perché dormi?", si vede un sontuoso letto a baldacchino in cui Dio è sdraiato.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La scarsità delle opere pittoriche di età carolingia giunte fino a noi rende ancora più prezioso il ricco patrimonio di opere miniate, che rappresenta il contributo più importante della civiltà carolingia alla cultura europea dell'alto medioevo. 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