{"id":30198,"date":"2013-10-18T04:41:41","date_gmt":"2013-10-18T04:41:41","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-10-18T07:17:03","modified_gmt":"2013-10-18T07:17:03","slug":"il-taccuino-di-viaggio-di-ripa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-taccuino-di-viaggio-di-ripa\/","title":{"rendered":"Il taccuino di viaggio di Ripa"},"content":{"rendered":"
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In occasione dell'anno della cultura italiana in Russia<\/strong> (2011), la fotografa-artista Giada Ripa<\/strong> è stata invitata dal Museo di Arte Moderna di Mosca<\/strong> (MMoMA) a presentare la sua prima esposizione personale, intitolata: "Displacement"<\/strong>.
Questo titolo è una vera miniera semantica: può significare "Migrazione forzata"<\/strong>, ma è anche un principio della psicologia freudiana<\/strong>, con molte altre sfumature. "Displacement" ha quindi molti significati, e sono tutti esplorati nella fotografia di Giada Ripa, attraverso i suoi viaggi<\/strong>.<\/p>\n

Luoghi e volti in Cina, Georgia, Azerbagian, Kazakistan e Tagikistan sono immortalati dalla macchina fotografica<\/strong>: ma l'aspetto particolare è che tutte queste foto, tutte queste immagini, sono state ristampate su un taccuino Moleskine<\/strong> con copertina rigida. Sono diventate un vero e proprio libro di viaggio illustrato, un taccuino pieno di vissuto, raccontato per immagini.
E dunque i suoi scatti sono stati raccolti nel libro<\/strong> intitolato, appunto, Displacement e pubblicato da Moleskine.<\/p>\n

Ma cosa c'è dietro a questo lavoro?<\/strong> Il fascino dell'antica Via della Seta ha catturato l'attenzione della fotografa, che ha viaggiato negli ex Paesi satellite di quella che fu l'Unione Sovietica, catturando le peculiarità dei paesaggi e della gente. Parallelamente al suo approccio documentaristico alla fotografia Giada Ripa, nel suo libro Displacement sviluppa silenziosamente un progetto di introspezione e di sperimentazione: nelle sue ispezioni lungo il Caucaso, attraverso l'Asia Centrale e il Turkestan – dove le immagini registrano situazioni di sradicamento e di non appartenenza – è lentamente cresciuta in lei l'urgenza di una ricerca personale.<\/p>\n

Otto opere, otto grandi trittici e alcune icone religiose<\/strong> di piccolo formato costituiscono il percorso espositivo della mostra firmata da Giada Ripa. <\/p>\n

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Ancora fino al 25 ottobre<\/strong>, le sale della ProjectB<\/strong> ospiteranno la mostra, che rappresenta un progetto rivolto all'emersione dell'identità. In particolare, le opere rivelano l'intenso lavoro di investigazione che l'autrice ha condotto negli ultimi anni attraversando i territori dell'ex blocco sovietico.
È un viaggio di scoperta del sé<\/strong> grazie all'incontro con realtà lontane e diverse. È un inno all'apertura all'altro, quando questo è l'estraneo, l'inatteso, il diverso.<\/p>\n

Presentata in anteprima al MMoMA di Mosca nel dicembre 2011, la mostra propone con capacità espressiva la fragilità dell'uomo<\/strong> – nell'immagine ben si coglie questa condizione transitoria ed effimera – e, al contempo, la forza del dialogo, la ricerca del contatto e della relazione con le culture incontrate e lo spazio circostante – spesso a fare da sfondo sono le grandi opere destinate alla produzione di energia (olio, gas, energia geotermica e fonti rinnovabili).
La fotografia appare, dunque, uno strumento complice, adatto a rilevare e a rivelare l'ossessivo confronto tra l'autrice e l'ambiente a lei sconosciuto. All'apparato iconografico corposo e ricco di elementi descrittivi spesso si affianca una selezione di testi scritti da geografi, antropologi e ricercatori – ne è un esempio l'estratto dal racconto di Peter Hopkirk "The Great Game" -.<\/p>\n

Arricchiscono quest'appuntamento le nuove opere dal titolo "Iconema". In questo caso, Giada Ripa ritorna nei luoghi delle proprie origini. La volontà è di lavorare sul territorio italiano ed europeo dopo un lungo cammino nei <\/p>\n

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Paesi lontani.<\/p>\n

Paesaggi brulli, distese rurali, demolizione urbana<\/strong>. Volti sfiniti, gli occhi rivolti verso l'obiettivo, pieni di vita. Una donna porta le sue pecore al mercato del bestiame che si tiene la domenica a Kashgar, un matrimonio si svolge nella moderna Almaty, e un Chirgiso cavalca verso il confine cinese: espressioni e pose che trasmettono immediatamente un senso di inclusione ed esclusione, disagio e benessere, perdita e guadagno. Documentando queste scene, Giada vuole far risaltare il legame tra la terra e i suoi abitanti e recuperare l'identità delle persone e dei luoghi che sono stati snaturati, lavorando al contempo per affermare la propria esistenza.<\/p>\n

Ristampate sulle pagine di un taccuino Moleskine<\/strong>, immagini di strade deserte, catene montuose, uomini Uighur e donne kazake formano un archivio delle loro esperienze, e anche delle esperienze personali di Giada. Benché suggeriscano che l'identità è transitoria per natura, questo libro ne preserva la presenza sulla carta.<\/p>\n

Displacement
<\/strong>Personale fotografica di Giada Ripa
<\/strong>Dal 26 settembre al 25 ottobre 2013
Milano, Project B Contemporary Art, via Borgonuovo 3
Orari: da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Ingresso libero
Info: Tel. 02 86998751<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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