{"id":31070,"date":"2014-04-04T00:52:07","date_gmt":"2014-04-04T00:52:07","guid":{"rendered":""},"modified":"2014-04-04T10:48:24","modified_gmt":"2014-04-04T10:48:24","slug":"le-muse-inquietanti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/le-muse-inquietanti\/","title":{"rendered":"Le Muse Inquietanti"},"content":{"rendered":"
<\/span><\/p>\n Titolo intrigante e apparentemente unidirezionale, quello della collettiva in corso presso la Nuova Galleria Morone a Milano, a cura di Chiara Gatti: "Muse inquietanti ritratte da uomini inquieti", poiché solo a uomini inquieti è data la maestria di ritrarre Muse Inquietanti. Nelle sculture di Sylwester Ambroziak ancestrali posture<\/p>\n fetali rimandano all'origine della maternità e al suo più profondo aspetto elegiaco. Alma, è la musa ispiratrice di Giuseppe Bergomi, in due bronzi policromi, l'artista ne coglie aspetti intimi e sognanti. La "Ragazza" di Gianfranco Ferroni, nella sua spavalda e provocatoria postura pare un rimando diretto a Jule e Jim di François Truffaut.<\/p>\n Lucian Freud delinea, nelle sue acqueforti, la prosperosa flaccidità di figure femminili nell'intima quiete del riposo. Follia e lascivia percorrono le figure di Karl Plattener, due nudità velate solo da calze che arrivano maliziosamente a mezza coscia. Collettiva – "Muse inquietanti ritratte da uomini inquieti"<\/strong> Titolo intrigante e apparentemente unidirezionale, quello della collettiva in corso presso la Nuova Galleria Morone a Milano, a cura di Chiara Gatti: "Muse inquietanti ritratte da uomini inquieti", poiché solo a uomini inquieti è data la maestria di ritrarre Muse Inquietanti.E le muse in questa occasione non paiono solo fonte di ispirazione, ma in alcuni […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":31071,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45],"tags":[],"yoast_head":"\n
E le muse in questa occasione non paiono solo fonte di ispirazione, ma in alcuni casi anche di perdizione, ne sono bene a conoscenza signori del calibro di Omero, Virgilio e Dante.
Punto di partenza focale della mostra, è il "Nudo di schiena disteso in ombra" di Rembrand, del 1658, acquaforte, punta secca, bulino (83X160 mm) di piccolissime dimensioni ma di straordinaria potenza espressiva intrisa di fascino e mistero.<\/p>\n
Georg Baselitz traccia il senso della fatica e della percorrenza di una figura femminile tesa a confrontarsi con il lavoro quotidiano.<\/p>\n
Agenore Fabbri propone una scultura in terracotta policroma dove un taglio verticale che divide in due il volto, tende a evidenziare le tracce scure che ne contornano gli occhi rendendo il viso una maschera inquietante.<\/p>\n
Mentre la "Josephine" di Domenico Grenci, ha nell'alterità della postura e dello sguardo i tratti distintivi della sua elevata appartenenza sociale.
Felliniana e giunonica, la "Miora Uccello" di Rufo, dal corpo femminile e il becco da predatore pare pronta a soddisfare sia i suoi istinti sessuali che quelli di rapace.<\/p>\n
Dolente avvolta dalle tenebre la donna di Giovanni Sesia pare procedere, ripiegata su se stessa, verso il vuoto di un non luogo.<\/p>\n
<\/strong><\/p>\n
Milano – Nuova Galleria Morone, Via nerino 3
Fino al 30 aprile
Orario: martedì-sabato 11.19<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"