{"id":31390,"date":"2014-06-20T01:28:54","date_gmt":"2014-06-20T01:28:54","guid":{"rendered":""},"modified":"2014-06-20T01:34:43","modified_gmt":"2014-06-20T01:34:43","slug":"dualit-sofferta-a-somma","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/dualit-sofferta-a-somma\/","title":{"rendered":"Dualit\u00e0 Sofferta…a Somma"},"content":{"rendered":"
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L'artista nasce nel 1962 a Somma Lombardo, dove vive e lavora. Segue gli studi giuridici, ma coltiva nello stesso tempo la sua inclinazione artistica, frequentando, dai 12 ai 24 anni, con il futuro marito, lo studio del Maestro Giovanni De Maria (1924-2004). <\/p>\n

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Ottiene un diploma all'Istituto Artistico Marangoni di Milano; segue corsi di fotografia, di educazione visiva e storia del colore. Dal 1988 gli eventi la portano ad allontanarsi dall'attività artistica, che verrà ripresa nel 2000. Nel 2005, realizza, per il Comune di Somma, lo stemma della città: tre leoni rampanti in rosso ed oro su sfondo azzurro, utilizzando una tecnica tridimensionale. <\/p>\n

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Produce anche tre cilindri, che contengono, nella loro trasparenza, il motto della città e che vengono posizionati accanto ai leoni rampanti sullo scalone d'onore del palazzo Viani-Visconti (nella foto del retro della brochure). <\/p>\n

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Quest'opera segna l'inizio di una nuova fase produttiva ed espositiva dell'Artista, con l'adesione al Circolo degli Artisti di Varese e con quattro personali e tre collettive; ricordiamo: novembre 2007 villa Baraggiola Varese; gennaio 2008 Stresa; febbraio 2008 Parigi.<\/p>\n

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L'atelier del vecchio Maestro era una casina di caccia, nella campagna di Arsago ed Emanuela vi si rifugiava per veder nascere dalle mani di Giovanni De Maria, affermato pittore, opere mirabili, dense di vita e di pathos, dai colori vividi e contrastanti; apprendeva così che l'arte può esprimere le pieghe segrete del cuore, le tensioni e i conflitti dell'esistenza ed esserne nel contempo medicina risanatrice. <\/p>\n

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Ora grandi alberi di tiglio ombreggiano le vetrate dell'ampio soggiorno-studio, dove la fedele Rachele, dobermann dolce ed elegante si aggira silenziosa o si stende ai piedi dell'Artista, che progetta ed esegue i suoi lavori; Emanuela, pittrice matura e consapevole di sé, elabora le sue opere con una tecnica personalissima, perfezionata nel corso di anni e giunta a una straordinaria originalità ed espressività. <\/p>\n

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Ne è nata questa Mostra, sopraggiunta dopo un periodo di assenza dalle esposizioni, interrotta dall'invito dell'amico Lorenzo Schievenin Boff, art director della galleria Fallaci, che l'ha sollecitata a riprendere quell'attività espositiva che l'ha tenuta, in passato, per anni, impegnata in Italia e all'estero. Non ci sono più le tradizionali tele a far da sfondo, ma pannelli di moderno polistirolo; ed i consueti colori ad olio sono sostituiti da innovativi materiali, capaci non solo di colorare, ma anche di corrodere, incidere la tenera epidermide della base. <\/p>\n

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Le superfici dei pannelli appaiono così scavate e raggrumate, colorate con tinte desuete, capaci di lanciare bagliori improvvisi e rivelatori. Le opere portano un titolo, perchè fanno riferimento a stati d'animo, sensazioni nate nel profondo dell'Artista e spesso rielaborate con lavoro lungo e travagliato. <\/p>\n

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Perchè l'espressionismo astratto di Emanuela non è frutto di impulso improvviso, ma di lenta e laboriosa ispirazione, di meditata creatività. La consonanza con l'antico Maestro, nonostante la tecnica pittorica così insolita e innovativa, riemege, a ricordarci che l'arte può scavare nelle silenziose e misteriose stanze dell'anima e portarne alla luce arcani anfratti, fulgori inaspettati. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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