{"id":33506,"date":"2016-03-19T08:43:26","date_gmt":"2016-03-19T08:43:26","guid":{"rendered":""},"modified":"2016-03-25T04:36:19","modified_gmt":"2016-03-25T04:36:19","slug":"le-sette-ultime-parole-dell-irlandese-sean-shanahan","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/le-sette-ultime-parole-dell-irlandese-sean-shanahan\/","title":{"rendered":"Le sette ultime parole dell\u2019irlandese Sean Shanahan"},"content":{"rendered":"
Credo non accada tutti i giorni ad un artista di compiere interventi in una chiesa, come hai vissuto questa esperienza?<\/em> Per chi soffre di claustrofobia, lavorare in ambienti angusti è un problema. Sean Shanahan (1960) l'ha superato correndo tra le strette pareti del tunnel che collega la chiesa di San Fedele alla Cappella delle Ballerine, così chiamata perché fino agli anni '80, le ballerine del Teatro alla Scala, deponevano un fiore la sera del debutto, […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":33507,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[230,45,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
"E' stata un'esperienza spiritualmente profonda, è qualcosa che si avvicina all'immortalità, i miei lavori rimarranno per moltissimo tempo in quel luogo sacro".<\/div>\n
"Io sono pittore, quindi avendo tra le mani qualsiasi materiale qualsiasi formato so che dopo un certo tempo uscirà qualcosa. Di conseguenza le dimensioni del formato diventano importanti.
Le dimensioni delle opere in Galleria le definisco "formato uomo", le vedo come una persona in piedi e con questa mi confronto. Da qui si può capire quanto sia importante per me la scelta del formato".<\/div>\n
"In origine immagino i miei lavori sempre su parete bianca, ma ponendoli perpendicolarmente è strutturalmente e concettualmente un passo avanti, la prima percezione del visitatore deve essere quella di vedere un quadro a parete, poi avvicinandosi comprende il senso di percorrenza attorno all'opera. In realtà è come se facessi vedere il dietro del quadro"<\/div>\n
"I miei quadri sono precisi e in un certo senso è impossibile non capire costa stia succedendo.
A questo punto penso che scorgere il finito e l'infinito, sia un problema tuo.
Per quel che mi riguarda ogni quadro mi spinge a crearne un altro quindi più che una infinità penso sia continuità".<\/div>\n
"Si può ridurre la maggior parte della pittura al gesto e definire il gesto con il limite della superficie sulla quale viene espresso.
Alla fine anche il gesto viene incorniciato. Per quel che mi riguarda, mentre compio il gesto sono spettatore io stesso del mio lavoro, quindi ci sono due anime del fare e serve conoscenza e coscienza, i miei gesti sono molto specifici, quello che appare è altrettanto importante di quello che non c'è, entrambe le condizioni sono scelte precise e ben definite".<\/div>\n
Milano – Galleria San Fedele, via Hoepli 3a\/b
Fino al 2 aprile
Orario: martedì-sabato 16-19<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"