{"id":33747,"date":"2016-07-05T05:00:18","date_gmt":"2016-07-05T05:00:18","guid":{"rendered":""},"modified":"2016-07-08T03:53:27","modified_gmt":"2016-07-08T03:53:27","slug":"castelseprio-giallo-sulla-necropoli-longobarda","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/castelseprio-giallo-sulla-necropoli-longobarda\/","title":{"rendered":"Castelseprio, “giallo” sulla necropoli longobarda"},"content":{"rendered":"
Il guerriero riposava da solo<\/strong>, in un loculo ricavato nello spessore di un muro della fronte della chiesa dedicata a San Giovanni di Castelseprio. La sepultura aveva pareti interne intonacate con malta rosata. Al suo fianco la spada, sul torace una punta di lancia, frammenti di speroni erano deposti tra i femori. <\/div>\n
"E' molto difficile trovare una tomba interna ad un muro di un edificio di culto, infatti al momento del ritrovamento creò molto stupore – spiega l'archeologa Paola Marina De Marchi<\/strong> (già Direttore responsabile del Parco Archeologico di Castelseprio). Un edificio di culto, fra l'altro, che ha un ruolo pievano, quindi è pittosto rilevante. Il fatto che fosse inserita all'interno di un muro non è stato forse capito immediatamente. Certo aveva stupito il fatto che a Castelseprio era l'unica tomba che indicava la presenza di Longobardi<\/strong>, l'unica testimonianza, a tutt'oggi, di un uomo armato con un corredo funerario caratteristico della cultura longobarda. Quindi lo stupore non fu rivolto piuttosto al contesto funerario della chiesa, ma fu rivolto al fatto che si trattava di un corredo caratteristico di un certo ambito culturale che fino ad allora non era noto a Castelseprio e rimane ancora adesso l'unica sepoltura di un militare di alto rango, di cultura longobarda, rinvenuta nell'area archeologica.<\/p>\n Castelseprio si distingue, di fatto, per non avere presenze longobarde, benchè sia citato in tutte le fonti <\/strong>di VIII secolo come Longobardo. Infatti se si va nel museo si nota come la maggior parte del materiale sia legato alla cultura autoctona". <\/p>\n Si tratterebbe dunque di una rideposizione<\/strong>, ovvero il cavaliere proveniva da una sepoltura effettuata originariamente in un altro luogo, al momento ignoto. <\/p>\n "Questo ha dei confronti – continua De Marchi – in aree vicino a Basilea, e chi ha studiato queste sepolture svizzere ha detto che è probabile che queste sepolture siano da riferirsi a qualcuno che ha beneficato la chiesa, o che ha collaborato a fondarla. Se si è desiderato salvarne la memoria all'interno di un muro ci deve essere un senso<\/strong>. Questo è un aristocratico che in qualche misura aveva un ruolo all'interno del contesto sociale di allora e aveva contribuito a patrocinare, per esempio… di fatto se ne è voluto salvaguardare la memoria". <\/p>\n Una sepoltura che apre però diversi interrogativi<\/strong>. "Questa guerriero è stato sepolto lì da solo? Aveva una comunità a cui fare riferimento. E il resto della comunità dov'è sepolta, visto che fin'ora non abbiamo indizi? E' vero che a Castelseprio si è scavato ancora molto poco e vi sono delle aree del tutto inesplorate. E' anche possibile che facendo delle indagini approfondite in aree non necessariamente adiacenti alla chiesa possiamo trovare una necropoli longobarda<\/strong>. Stupisce il fatto che sia un unicum<\/em> in un contesto che viene ricordato dalle fonti longobarde come fondamentale e primario (è il centro di una Giudicaria) però non abbiamo in realtà una comunità longobarda all'interno del Castrum, non ci sono le tracce. Abbiamo l'età longobarda (degli strati di abitato scavate dai polacchi), ma non la cultura longobarda (oggetti caratteristici). La domanda è: perchè rideposto lì? E qual era la sua comunità<\/strong>. Se era un capo, un aristocratico: dove erano gli altri? La realtà è sconosciuta al momento attuale".<\/p>\n Domande e curiosità che sicuramente animeranno in queste settimane il gruppo di 30 giovani archeologi<\/strong> che hanno avviato le operazioni di scavo della casa longobarda. <\/p>\n L'obiettivo è studiare la stratificazione e iniziare a indagare<\/strong> anche le parti esterne all'abitazione, oggi ancora coperte dal mistero e della terra. L'intervento rientra nel più ampio progetto denominato "Tecnologie innovative per la gestione integrate e interventi di valorizzazione", che prevede anche una serie di azione già portate a termine. Tra queste vi sono la realizzazione di una foto leader dell'area archeologica, che ha permesso di ottenere una più approfondita mappatura dell'intero complesso e il recupero e la riqualificazione delle aree boschive di pertinenza della Provincia. <\/p>\n Dopo il lavoro agli scavi<\/strong>, eseguito dagli studenti della Facoltà di Scienze dei Beni culturali dell'Università Cattolica di Milano e della Scuola di specializzazione dei Beni Archeologici, "entrerà in azione" il Politecnico di Milano,<\/strong> altro partner del progetto, che creerà un sistema informativo territoriale, la rielaborazione della foto leader già eseguita e la mappatura digitalizzata dell'intera area.<\/p>\n Quello che sta interessando la casa longobarda in realtà non è il primo scavo e l'ultimo risale ormai agli anni Ottanta. Ora gli studenti, sotto la direzione scientifica dei docenti Silvia Lusuardi Siena, Marco Sannazzaro e Caterina Giostra <\/strong>lavoreranno sul restauro delle mura e delle pertinenze già riportate alla luce, indagheranno le aree non scavate attorno alla casa ed elaboreranno uno nuovo studio stratigrafico. <\/p>\n Il progetto, avviato qualche anno fa e che prevede un investimento di 252 mila euro, è stato finanziato, oltre che da Provincia di Varese, attraverso la partecipazione a un bando ad hoc relativo ai siti Unesco, anche da Regione Lombardia per un importo di 104 mila euro.<\/div>\n