{"id":33879,"date":"2016-09-27T10:22:51","date_gmt":"2016-09-27T10:22:51","guid":{"rendered":""},"modified":"2016-09-29T14:29:05","modified_gmt":"2016-09-29T14:29:05","slug":"affreschi-inediti-a-sant-imerio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/affreschi-inediti-a-sant-imerio\/","title":{"rendered":"Affreschi inediti a Sant’Imerio"},"content":{"rendered":"
Sant'Imerio di Bosto come non lo avete mai visto. Mai affermazione fu così calzante per un restauro meticoloso<\/strong> che ha riportato alla luce, dopo secoli di oblio sotto uno spesso strato di calce bianca, gli affreschi della volta dell'abside. Un piccolo gioiello dell'arte varesina riconsegnato alla collettività: "Adesso la chiesa sarà aperta al pubblico molto più spesso – commenta con una certa soddisfazione Lucio Mattaini<\/strong>, del comitato per i restauri – soprattutto ora che è entrata a far parte del circuito delle visite dei monumenti più importanti della città di Varese organizzato dalla Provincia".<\/div>\n
La serata di presentazione dei lavori è stata aperta dall'architetto Claudia Vignolo Villa <\/strong>che ha condotto i primi lavori di restauro dell'edificio nel 1979\/1983. "La chiesa era adibita a deposito di ferri vecchi e materiale di scarto" ha ricordato, mostrando le foto della chiesa prima dell'intervento. "La lettura delle trasformazioni della chiesa è stata fatta a seguito dello scrostamento dell'intonaco, che era stato nealizzato nel corso dei lavori di restauro nel '27. La dimensione originaria dell'edificio, nell'XI secolo, era molto diversa da quella attuale, più stretta e più bassa. Consente la datazione all'anno 1000-1100 il muro di destra, realizzato in boccette posate a spina pesce. Solo nel XIV e XV secolo la chiesa viene ampliata in tutte le direzioni". <\/div>\n
Concludendo il suo intervento, l'architetto ha ricordato il progetto per la pavimentazione <\/strong>di tutta l'area fra la chiesa di san Michele e la chiesa di Sant'Imerio: "progetto depositato e approvato dagli Enti competenti. L'assenza dei fondi ha interrotto la proceduta, e la realizzazione del progetto non si è attuata, ma speriamo che il sindaco Galimberti e la nuova Giunta riesaminino l'opportunità di affontare il tema". <\/div>\n
La restauratrice Marialuisa Lucini<\/strong> ha ripercorso, prima di entrare nel merito del suo intervento, le tappe fondamentali della storia della chiesetta e delle sue pitture. Attraverso i documenti e le note delle visite pastorali. Negli atti della seconda visita del Cardinale Borromeo, in data 2 settembre 1574, l'abside è descritta tutta dipinta, ma con le pitture dei santi assai corrose e consunte. <\/div>\n
"Quando siamo intervenuti abbiamo trovato gli affreschi coperti da strato di calce <\/strong>indurito e dei frammenti di affresco lasciati a vista ridipinti. Quindi abbiamo iniziato il discialbo e la pulitura per portare alla luce tutti i frammenti presenti sulla volta. Sono emersi dei lacerti<\/strong>, abbiamo recuperato le figure dei santi, il Cristo in mandorla con figure di angeli ai lati e sulle altre vele i Padri della Chiesa. Abbiamo trovato i segni delle giornate ben definiti e delle incisioni fatte sugli intonaci, per esempio sulle aureaole o i cartigli, e -una particolarità- anche degli incisioni fatte nell'intonaci a spolvero, ovvero invece di spolverare il disegno con il pigmento è stato poggiato il cartone ed inciso direttamente sull'intonaco, quindi si notato una serie di puntinature". <\/p>\n
Per l'identificazione di alcuni santi sono ora al lavoro il prof. Talamona e la prof. Anna Maria Ferrari<\/strong>, che scioglieranno le iscrizioni latine (purtroppo molto abrase) nei cartigli. Dunque le sorprese non sembrano ancora finite. <\/div>\n