{"id":34031,"date":"2016-11-19T03:46:58","date_gmt":"2016-11-19T03:46:58","guid":{"rendered":""},"modified":"2016-11-24T14:08:27","modified_gmt":"2016-11-24T14:08:27","slug":"giuseppe-bossi-e-la-sua-copia-del-cenacolo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/giuseppe-bossi-e-la-sua-copia-del-cenacolo\/","title":{"rendered":"Giuseppe Bossi e la sua copia del Cenacolo"},"content":{"rendered":"
Giuseppe Bossi<\/strong> era nato a Busto Arsizio nel 1777, pittore e scrittore, fu segretario dell'Accademia di Brera di Milano dal 1802. Preoccupato del lento e inesorabile degrado del capolavoro di Leonardo da Vinci, l'"Ultima Cena<\/strong>"- definito per questo motivo "l'eterno malato, il moribondo, il fantasma" – studiò un progetto per realizzarne una copia su tela in scala 1:1<\/strong>, dalla quale il grande Giacomo Raffaelli avrebbe potuto ricavare un mosaico delle stesse misure, in grado di "eternare" così l'opera leonardesca.<\/div>\n La difficile ricostruzione del Cenacolo originale<\/strong>. Il problema fondamentale per Bossi era quello di ricostruire il Cenacolo originario, depurandolo dai vari interventi di restauro che l'avevano reso illeggibile. Il suo fu un lavoro certosino, quasi da filologo, che lo costrinse a ricerche in mezza Europa. Di questo suo impegno ci rimane un volume, davvero prezioso, pubblicato nel 1811, nel quale dettaglia l'avanzamento dei lavori, insieme a osservazioni teoriche ma anche appunti di vario genere.<\/div>\n Perplessità sul suo lavoro e nuova temperie politica<\/strong>. Nel dicembre 1810, finalmente, Bossi presentò l'opera finita al Vicerè ed essa fu subito esposta alla Pinacoteca di Brera. Egli non ricevette una gratifica economica ma gli fu consentito di aprire una scuola di insegnamento artistico presso Santa Maria Valle, alla quale teneva molto e dove avrebbe potuto trasferire ai giovani le sue conoscenze, soprattutto teoriche. L'opera, comunque, venne portata nello studio di Raffaelli<\/strong> che avrebbe dovuto realizzarne il mosaico. Nel frattempo, però, la situazione politica era cambiata con il crollo napoleonico <\/strong>e l'avvento del Governo austriaco che mise subito in discussione l'intero progetto e contestò costi e tempi di consegna. Raffaelli, ob-torto collo, vi si adeguò e terminò i lavori nel dicembre del 1817. <\/p>\n Il mosaico dell'Ultima Cena doveva restare in Italia.<\/strong> Così almeno si augurava Raffaelli. Si era pensato di collocarlo nelle Sale Napoleoniche in Brera, ma gli austriaci decisero diversamente e l'opera venne trasportata a Vienna con 11 carri tirati da numerosi cavalli e scortati da 12 soldati. E, dopo vari spostamenti, il lavoro fu trasferito nella Chiesa degli Italiani di Vienna (Minoritenkirche) dove ancor oggi è conservato.<\/p>\n E il dipinto di Giuseppe Bossi? <\/strong>A parte il fatto che Giuseppe Bossi non vide mai la realizzazione del mosaico, essendo morto due anni prima, la sua enorme tela, arrotolata, fu portata a Brera e qui esposta inizialmente fino al 1882, poi trasferita nella Chiesa di Santo Stefano, facendo la fine che aveva preconizzato Stendhal (opera non da museo ma da sacrestia).<\/p>\n In effetti, questo quadro continuò a subire diverse traversie. Nel 1902 fu concesso al Castello Sforzesco per essere esposto nella Galleria d'Arte Moderna ma in realtà ciò non accadde mai. Negli anni Venti tornò al Castello e venne inserito nella Sala della Balla, insieme a una raccolta di opere cinesi e giapponesi con le quali non aveva molto a che spartire. Chi volesse approfondire questi e altri temi, potrà farlo leggendo il libro "Bossi e Goethe. Affinità elettive nel segno di Leonardo<\/strong>", a cura di Fernando Mazzocca, Francesca Tasso e Omar Cucciniello, Officina Libraria, 2016, pagg. 200, € 24,00.<\/p>\n Ringraziamo il dott. Cucciniello per la collaborazione fornita<\/em><\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Del Cenacolo di Leonardo da Vinci, il libro di Giuseppe Bossi sulle sue ricerche per la realizzazione della copia dell'Ultima Cena Giuseppe Bossi era nato a Busto Arsizio nel 1777, pittore e scrittore, fu segretario dell'Accademia di Brera di Milano dal 1802. Preoccupato del lento e inesorabile degrado del capolavoro di Leonardo da Vinci, l'"Ultima […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":34032,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45,14,231],"tags":[],"yoast_head":"\n
mosaico, 1810-1817, Vienna<\/span><\/div>\n
L'opera di Bossi ebbe un certo successo all'inizio, ma non mancarono i detrattori come Carlo Verri e Ugo Foscolo. Ma fu soprattutto Stendhal a criticare aspramente l'opera definendola "molle e senza carattere" e con colori troppo vivi (mattone) che "starebbe bene in una chiesa ma stonerebbe in una galleria d'arte".<\/p>\n
Insomma, la grande fatica di Giuseppe Bossi, che aveva realizzato un'opera monumentale, venne considerata, per il gusto novecentesco, quasi imbarazzante e pian piano finì nel dimenticatoio. Oltretutto, nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, un bombardamento<\/strong> aereo colpì il Castello e danneggiò proprio la Sala della Balla, distruggendo la copia dell'Ultima Cena di Giuseppe Bossi. Davvero una beffa crudele!<\/p>\n