{"id":34242,"date":"2017-03-08T09:02:24","date_gmt":"2017-03-08T09:02:24","guid":{"rendered":""},"modified":"2017-12-18T12:09:06","modified_gmt":"2017-12-18T11:09:06","slug":"manet-vita-parigina-fin-de-sicle","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/manet-vita-parigina-fin-de-sicle\/","title":{"rendered":"Manet, vita parigina “fin de si\u00e9cle”"},"content":{"rendered":"
La Mostra di Palazzo Reale “Manet e la Parigi moderna”, che rester\u00e0 aperta fino al 2 luglio prossimo, prodotta dal Comune di Milano con Mondo Mostre Skira, \u00e8 stata curata da Guy Cogeval, storico presidente del Museo d’Orsay. Museo che, per l’occasione, ha prestato numerose opere.<\/div>\n
L’esposizione \u00e8 interessante e suggestiva e fa respirare a chi la visita l’atmosfera parigina di quei tempi. \u0116douard Manet \u00e8 presente con 16 opere su tela e 11 disegni e acquerelli<\/strong>, affiancato da numerosi altri artisti della sua epoca, come Gaugin , Monet, Renoir, Signac, Tissot, Berthe Morisot, Boldini, C\u00e9zanne, Degas, Fantin-Latour.<\/div>\n
Se \u00e8 vero che viene ricostruito un certo clima culturale dell’epoca, \u00e8 peraltro meno facile cogliere appieno l’originalit\u00e0 e la modernit\u00e0 di Manet. In realt\u00e0, Parigi resta il centro dell’esposizione a Palazzo Reale<\/strong> e ce lo confermano anche i titoli delle dieci sale nelle quali l’allestimento ha diviso il percorso della visita: Manet e la sua cerchia, Parigi citt\u00e0 moderna, Sulle rive, “Natura inanimata”, “L’heure espagnole”, il volto nascosto di Parigi, L’Op\u00e9ra, Parigi in festa. L’universo femminile. In bianco e …nero. Passante e il suo mistero.<\/div>\n
Manet e la sua citt\u00e0 <\/strong><\/div>\n
Peraltro, nessuno come Manet seppe cogliere le atmosfere della citt\u00e0 che stava cambiando pelle e si preparava a diventare la “capitale delle capitali” sotto il suo simbolo per eccellenza, la Tour Eiffel, che sarebbe stata realizzata appena qualche anno dopo la sua morte.<\/div>\n
Parigi, la rinata “Ville Lumiere”, era una citt\u00e0 che cercava di dimenticare i bassifondi descritti da Hugo – spesso focolai di malavita e di movimenti di ribellione. Un contributo importante lo diedero gli interventi urbanistici del prefetto Haussmann che, sotto l’impulso di Napoleone III, smantell\u00f2 i quartieri pi\u00f9 degradati, cercando di separare la zona abitata da borghesi da quella dei ceti pi\u00f9 poveri.<\/div>\n
La ristrutturazione cambi\u00f2 il volto della viabilit\u00e0 cittadina con la creazione di piazze e grandi boulevard, allo scopo, non tanto celato, di favorire eventualmente l’intervento della forza pubblica in caso di sommosse.<\/div>\n
In ogni caso, Parigi era una citt\u00e0 ricca di fermenti e novit\u00e0, attenta alle innovazioni industriali (ricordiamo le edizioni delle Esposizioni universali del 1855, 1867,1878), pronta per\u00f2 all’occorrenza anche a divertirsi e vivere la bella vita, tra caff\u00e8, birrerie, brasserie, parchi, teatri, balli in maschera, feste, ecc.<\/div>\n
Anche se il volto oscuro della citt\u00e0, quello dei poveri, dei vagabondi, delle prostitute non si pu\u00f2 mai nascondere del tutto. Alcuni quartieri poi non rientrano nella smania di ristrutturazione del Barone Haussmann. E anche Manet lo sa, visto che talora di notte li frequenta.<\/div>\n

\nCon Manet cambia lo sguardo dello spettatore<\/strong><\/div>\n
L’artista, d’altra parte, \u00e8 testimone di tutta questa animazione che lo circonda, ma reagisce ad essa in modo piuttosto enigmatico. In sostanza, coglie l’impressione di frammenti della realt\u00e0, ma sembra che lo faccia quasi per caso e che tali pezzi, come quelli di un “puzzle” pi\u00f9 complesso, restino isolati, senza che ad essi venga attribuito particolare significato.<\/div>\n
Manet percepisce l’innovazione delle tecniche fotografiche. Cerca di approfittarne, imitandone l’oggettivit\u00e0 ma al tempo stesso superandola. Dice bene il Direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina: “\u00e8 l’insopprimibile impulso di catturare la poesia dell’attimo che passa, delle cose che mutano senza sosta.”<\/div>\n
Per questo motivo, Manet ha un rapporto diverso con la luce; non “congelata” come nei fiamminghi, non “idealizzata” come in Bellini, non “viva ma immobile” come in Vermeer. La luce di Manet \u00e8 luce spontanea, libera e la sua idea di bellezza non \u00e8 quella assoluta ma quella “particolare” di un momento della vita colto nel suo divenire.<\/div>\n
Gli inizi difficili di Manet<\/strong><\/div>\n
Non fu facile far capire ai contemporanei questa sua visione pittorica. Dal primo dipinto (“D\u00e9jeuner sur l’herbe”) giudicato inappropriato e scandaloso alla “Olympia” dove la donna si mostra imperturbabilmente nuda, con i sabot ai piedi.<\/div>\n
Lui ci soffr\u00ec molto perch\u00e9 avrebbe voluto un posto nei Salons accademici, il riconoscimento pi\u00f9 ambito per un esponente dell’alta borghesia come fu il pittore parigino.<\/div>\n
Solo negli ultimi anni della sua vita (1881), con un ritardo che indubbiamente lo fece soffrire, l’avrebbero riabilitato consegnandoli una medaglia di seconda classe. Anche Degas che non gli fu proprio amico ebbe a dire dopo la sua scomparsa. “Era pi\u00f9 grande di quanto pensassimo!”.<\/div>\n
Chi fu davvero Manet?<\/strong><\/div>\n
Zola ci descrive cos\u00ec il suo viso: “Occhi stretti e profondi, bocca, caratteristica, sottile, mobile, dagli angoli un po’ beffardi. Il viso di una fine, intelligente irregolarit\u00e0, annuncia l’agilit\u00e0, l’audacia, il disprezzo per le banalit\u00e0”. Abbiamo qualche ritratto dell’artista: quello realizzato da Fantin-Latour (non presente in mostra) e quello di Carolus-Duran.<\/div>\n
Questo artista, bohemien, fl\u00e2neur, dandy, un po’ eccentrico, rivoluzionario a modo suo, grande amico di poeti contemporanei maudit, come Baudelaire e Mallarm\u00e9, in fondo, restava un ricco borghese, in tuba e bastone, forse un po’ annoiato.<\/div>\n
\n

Eppure Manet fu un grande talento innovatore: ha rivoluzionato il linguaggio pittorico, fedele alla poetica dell’attimo, nella sua ricerca spasmodica di isolare sul nascere la natura della vita come pura esperienza fattuale. Cos\u00ec facendo ha saputo raccontare con i suoi colori accesi, i suoi neri spagnoleggianti, le pose austere distaccate dei suoi soggetti, l’epica della quotidianit\u00e0, in una citt\u00e0 in pieno fermento e sviluppo.<\/p>\n

Manet e la Parigi moderna<\/strong>
\nPalazzo Reale – Milano
\nDall’8 marzo al 2 luglio 2017
\nProduzione : Comune di Milano – Palazzo Reale – MondoMostre Skira
\nIn collaborazione con il Mus\u00e9e d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi
\nInfo: www.palazzorealemilano.it – www.manetmilano.it<\/p>\n<\/div>\n

La Mostra di Palazzo Reale “Manet e la Parigi moderna”, che rester\u00e0 aperta fino al 2 luglio prossimo, prodotta dal Comune di Milano con Mondo Mostre Skira, \u00e8 stata curata da Guy Cogeval, storico presidente del Museo d’Orsay. Museo che, per l’occasione, ha prestato numerose opere. 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