{"id":36539,"date":"2013-02-07T15:23:20","date_gmt":"2013-02-07T15:23:20","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-02-08T11:57:40","modified_gmt":"2013-02-08T11:57:40","slug":"la-maschera-bosina","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-maschera-bosina\/","title":{"rendered":"La maschera bosina"},"content":{"rendered":"
Febbraio, tempo di carnevale. Anche Varese, come ogni città che si rispecchi, sfoggia per il carnevale la sua maschera nostrana. Giacca verde scuro con profili rossi, pantaloni neri di velluto, calze a righe e cappello nero. È questo il ritratto della maschera varesina, chiamata Pin Girometta<\/strong>, e che rappresenta la città giardino nell’elenco delle maschere nazionali. Come nacque la maschera? Nel 1956 la Famiglia Bosina bandì un concorso per dare a Varese la sua maschera ufficiale e la gara fu vinta dal professore Giuseppe Talamoni<\/strong>, pittore e poeta. Da allora il Pin Girometta rappresenta Varese nei carnevali di tutta Italia.<\/p>\n In un articolo apparso sulla Prealpina del 2 dicembre 1956 ed in quello del Calandari della Famiglia Bosina del 1957, viene detto che il Pin Girometta non è solo il frutto di un geniale estro artistico, ma probabilmente anche la rappresentazione di un personaggio storico<\/strong>. Vi si legge infatti che il Prof. Talamoni, nell’accingersi a partecipare al concorso per la creazione della maschera locale, ha innanzitutto meditato sui fatti della cronaca bosina, e precisamente da questi doveva, improvvisamente, balzare viva la figura di un personaggio quasi leggendario, che lui stesso ha illustrato in modo quasi pittoresco: “… era un uomo – così egli scrive – che non stava mai fermo e lo si vedeva in tutte le zone del varesotto dove ferveva l’allegria, portando la sua spontanea nota popolaresca con l’improvvisare versi di occasione in dialetto bosino e smerciando le giromette<\/em>, cioè quelle piccole figurine fatte di pane azzimo che, ornate di piume, di carte colorate e specchietti, si fabbricavano e si vendevano sul Sacro Monte …”.<\/p>\n <\/p>\n Il buon Pin portava e vendeva anche altre piccole merci di uso comune che in quei tempi lontani non era facile trovare nei quasi sperduti paesi: spilli e aghi, refe e fettucce, bottoni, tutte cose allora molto ricercate dalle massaie, e che contribuivano a rendere attesa e ricercata la presenza del venditore girovago. È comunque certo che il Pin Girometta scoperto ed illustrato dal Talamoni rappresenta una delle figure degne di essere ricordate quali tipi tradizionali delle nostre terre: non è una cara illusione, una lieta leggenda, forse è davvero storia, anche se esclusivamente locale.<\/p>\n “In questo caso – conclude il citato articolo della Prealpina – a lui potrebbe essere attribuito tutto il ricco, espressivo, scintillante linguaggio delle nostre terre, con il sottile umorismo paesano, con la malizia vivace e buona, con il garbo spontaneo che sono patrimonio delle genti bosine”.<\/p>\n In stretta relazione alla tematica della Commedia dell’arte e della storia del Teatro, scopriamo la maschera locale di Pin Girometta che si ispira ad un curioso personaggio realmente esistito nella campagna varesina settecentesca, che rallegrava gli abitanti in fiere e mercati. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Febbraio, tempo di carnevale. Anche Varese, come ogni città che si rispecchi, sfoggia per il carnevale la sua maschera nostrana. Giacca verde scuro con profili rossi, pantaloni neri di velluto, calze a righe e cappello nero. È questo il ritratto della maschera varesina, chiamata Pin Girometta, e che rappresenta la città giardino nell’elenco delle maschere […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[262,108,51],"tags":[],"yoast_head":"\n